SISMA L’AQUILA: CROLLO VIA CAMPO DI FOSSA, PER MAXIRISARCIMENTI SARA’ SCONTRO IN CASSAZIONE

di Gianpiero Giancarli

16 Ottobre 2025 08:05

L'Aquila - Cronaca, Terremoto e Ricostruzione

L’AQUILA – Un ricorso in Cassazione è stato presentato dalle eredi Del Beato contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che le ha condannate quali figlie del costruttore Luigi Del Beato, scomparso molti anni fa, al risarcimento dei danni civili, oltre 2 milioni e mezzo,  derivanti dal crollo del palazzo da lui edificato in via Campo di Fossa, dopo il sisma del 6 aprile 2009 che devastò il capoluogo di regione.

La condanna prevede per loro un risarcimento in solido con il Ministero dell’Interno e quello delle Infrastrutture.

Si tratta dell’ennesimo sussulto giudiziario della cosiddetta “sentenza choc”, poi riformata in Appello dopo un grande clamore mediatico, annullando la contestatissima decisione del giudice di tribunale Monica Croci, che aveva decurtato il risarcimento del 30 per cento ai familiari delle  24 vittime, tra cui molti giovani, le quali sarebbero restate “incautamente” a casa nonostante le scosse.





I giudici hanno previsto in sentenza la condanna in solido delle eredi e dello Stato a pagare oltre 2 milioni. Intanto il Comune dell’Aquila ha presentato opposizione al ricorso.

La sentenza di Appello ha ritenuto il costruttore scomparso quale dante causa corresponsabile dell’evento disastroso, mentre ha rigettato la domanda di risarcimento danni proposta contro il Comune dai parenti delle vittime.

La vicenda processuale è conseguenza del crollo innescato dal terremoto del 6 aprile ma anche “dei gravi difetti progettuali e costruttivi” del condominio di via Campo di Fossa realizzato negli anni sessanta, anche se va precisato che le tecniche costruttive antisismiche dell’epoca  non sono paragonabili a quelle attuali.

I parenti degli studenti rimasti uccisi nel disastro hanno inizialmente agito contro il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero dell’Interno, nonché contro le due eredi del costruttore; costoro hanno investito  delle loro domande anche la Regione Abruzzo ed il Comune dell’Aquila, supponendo una responsabilità in vigilando;  la domanda proposta contro il Comune è stata poi respinta dal Tribunale, che invece ha accolto l’azione nei confronti dei Ministeri e delle  eredi del costruttore. Le ricorrenti hanno poi fatto appello tornando a rivolgersi contro il Comune ma senza esito e, pertanto,  propongono ora ricorso per Cassazione.





Il gravame non è rivolto contro il Comune, ma l’esigenza per l’Ente Locale di costituirsi dinanzi alla Corte di Cassazione, come si apprende da una delibera di giunta, deriva dalla necessità di poter partecipare al giudizio per avere conoscenza ed eventualmente contraddire le impugnazioni incidentali che dovessero essere formulate dalle altre parti.

Va precisato che il ministero delle infrastrutture e Trasporti è chiamato in causa in riferimento a mancati controlli del Genio civile che fa parte di quel ministero, mentre quello dell’Interno per via dei controlli sui lavori che all’epoca spettavano a funzionari prefettizi ritenuti “non esaustivi”.

 

 

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