«Forse la discarica più grande d’Europa»; «una quantità enorme di rifiuti altamente inquinanti e tossici che hanno prodotto un grave inquinamento dei terreni circostanti»; «una spesa colossale che si aggira intorno ai 60 milioni di euro per la futura bonifica», «un fatto di un enorme gravità che risale probabilmente ad oltre 10 anni fa» ma che provoca una grossa ferita dalle dimensioni ancora da valutare nella regione verde d’Europa
La scoperta della forestale è un colpo al cuore della regione e all’ambiente.Si tratta di un terreno di quasi 4 ettari di fronte alla stazione ferroviaria di Bussi sul Tirino nel quale la procura di Pescara ipotizza l’interramento di materiali inquinanti e altamente tossici per quasi 250.000 tonnellate.Una quantità immensa di veleni che secondo gli inquirenti «non sono riconducibili alla ditta Solvay ma probabilmente i fatti sarebbero precedenti».Le indagini sarebbero solo all’inizio e continueranno per accertare i responsabili che, per ora, sono accusati dalla procura, coordinata dal pubblico ministero Aldo Aceto, di «disastro ambientale e inquinamento delle acque».Il terreno è di proprietatà di una società immobiliare milanese riconducibile alla Montedison dal 1999, che in quegli anni vendeva proprio alla Solvay l’importante polo chimico della zona.«UNA BOMA ECOLOGICA PER SECOLI»Le indagini sono iniziate oltre un anno fa dopo il reperimento di alcuni indizi nel corso di altre indagini che hanno permesso di avviare ricerche parallele.In questo tempo sono state avviate ricerche ed effettuate analisi sul terreno e nei vicini corsi d’acqua e più volte i tecnici dell’Arta sono rimasti letteralmente allibiti dal livello di inquinamento e dalla moltitudine di sostanze altamente tossiche rinvenute.L’area nella quale sarebbero stati interrati i materiali tossici, fino ad una profondità di sei metri, si trova di fronte alla stazione ferroviaria di Bussi, tra la stazione e il fiume Pescara, poco a valle delle aziende del notissimo polo chimico.Le sostanze interrate, mischiate ai terreni che sono stati inquinati da questi materiali, per effetto delle piogge avrebbero ceduto lentamente gli inquinanti al fiume per arrivare al mare.E’ tuttavia noto da anni che le numerose analisi effettuate sul fiume e alla foce del Pescara evidenziano la presenza di stranissimi e allarmanti elementi chimici molto pericolosi.L’odore dei solventi interrati nel momento in cui le ruspe hanno cominciato a scavare per avere la prova definitiva, secondo le persone presenti, era avvertibile anche ad oltre 20 metri di distanza rendendo necessario l’uso delle mascherine.I VELENI PRESENTIIn quel terreno dei veleni sono stati rilevate abbondanti tracce di cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, percloroetilene, esaclorobutadiene, pentaclorobutadieni, tetracloroetano, composti organici clorurati, composti organici alogenati, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, idrocarburi paraffinici, tricloroetilene, tetracloroetilene, triclorobenzeni. Sarebbero tutti scarti di lavorazione di industrie chimiche che tuttavia sono molto comuni sul territorio nazionale e non è escluso che possano aver viaggiato anche per centinaia di chilometri prima di finire intombati in Abruzzo. Per questo «i danni prodotti all’ambiente sono incalcolabili e, fermo restando la situazione di fatto, dureranno migliaia di anni» ha dichiarato il sostituto procuratore Aceto.Tuttavia nonostante i reati contestati siano anche «inquinamento delle acque destinate all’uso pubblico» gli inquirenti hanno tenuto a tranquillizzare l’opinione pubblica dicendo che «l’acqua che beviamo è potabile e non ha subito contaminazione».A questo punto però occorre individuare i responsabili di questo nuovo scempio che avrebbe seguito «strategie aziendali» scellerate e sarebbe «andato avanti per anni» senza peraltro che nessuno se ne accorgesse o avesse dubbi di sorta su quello che ruspe per anni avrebbero fatto.La motivazione sarebbe quella ovvia del grosso risparmio per lo stoccaggio e lo smaltimento che sostanze del genere prevedono a carico delle industrie che le producono.Le indagini proseguono anche se al momento non vi sono indagati.Ma il problema ora saranno gli ingenti costi per lo smaltimento che potrebbero essere sostenuti dalla pubblica amministrazione salvo poi rifarsi sui proprietari terrieri.
(fonte: prima da noi)
- Bomba ecologica sulle rive del Pescara
«Forse la discarica più grande d’Europa»; «una quantità enorme di rifiuti altamente inquinanti e tossici che hanno prodotto un grave inq...








