HACKER ASL L’AQUILA: CHIESTI RISARCIMENTI PER 2.5 MLN,
ANCHE GIUDICI TRA PARTI LESE

di Gianpiero Giancarli

12 Dicembre 2025 18:58

L'Aquila - Cronaca, Sanità

L’AQUILA – Una diffida stragiudiziale ai fini di un risarcimento di 2,5 milioni è stata presentata all’Azienda sanitaria dell’Aquila dagli avvocati Marco Colantoni del Foro dell’Aquila, e Pier Luigi D’Amore, del Foro di Avezzano, in relazione alla diffusione dei dati personali conseguente all’attacco informatico avvenuto a maggio del 2023.

Una richiesta che riguarda per ora solo alcuni tra migliaia di pazienti i cui dati sono stati resi pubblici, loro malgrado, dopo l’azione di hackeraggio su cui indaga la polizia postale. Alla base della contestazione il sistema informatico obsoleto e inadatto a respingere un certo tipo di intrusioni.





In caso di mancato adempimento, entro un determinato termine, si andrà davanti al giudice civile. Intanto gli atti, per quanto riguarda l’aspetto penale, sono stati trasferiti alla Procura di Campobasso, competente per materia, visto che tra le persone lese ci sono anche dei giudici aquilani.

L’inchiesta è in proroga e si procede contro ignoti visto che quasi certamente l’attacco è partito da Paesi stranieri. Che ci fossero tra i dati diffusi, riguardanti 6.80o pazienti, anche quelli dei magistrati, è stato scoperto di recente, per cui l’indagine a causa del trasferimento dall’Aquila a Campobasso, segna il passo e la proroga è stata inevitabile. Oltre a difficoltà investigative obiettive.

“Il presupposto per portare avanti una istanza risarcitoria”, spiega l’avvocato Colantoni ad Abruzzoweb, “è  la violazione della normativa della privacy e questo è avvenuto per la vulnerabilità del sistema informatico. Per ora abbiamo inoltrato delle diffide e poi andremo in tribunale in caso di  inadempimento”.

Per la verità alcune diffide erano partite già  fine 2023 e l’Asl si era interfacciata con le parti lese tramite un legale: l’Azienda sanitaria aveva chiesto di soprassedere in attesa che finissero le indagini in sede penale e amministrativa davanti al Garante. In sede amministrativa, circa la sanzione, Colantoni precisa che comunque le violazioni ci sono state come hanno confermato alcuni esperti informatici che hanno esaminato gli atti del garante stesso.





L’Asl non è stata multata ma c’è stato solo un ammonimento che non comporta conseguenze particolari. Cosa che ha suscitato anche perplessità e polemiche evidenziate dalla trasmissione Report di Rai 3.

L’Asl è stata ufficialmente graziata “per la piena collaborazione e la tempestiva comunicazione della violazione”. Le polemiche riguardavano il fatto che L’Asl è stata difesa in quella sede da uno studio legale molto vicino ai componenti del collegio giudicante.

L’attacco informatico, che ebbe una risonanza mediatica mondiale, mise l’Asl nell’occhio del ciclone destando prese di posizione di esponenti politici e sanitari con polemiche a non finire per il furto di 550 gigabyte di documenti.

Le persone che hanno richiesto il risarcimento contestano, in particolare, la violazione di informazioni assai sensibili, dai dati anagrafici ai referti completi, fino alle intere cartelle cliniche contenenti diagnosi, anamnesi familiare, terapie e storia sanitaria. Diffusi atti riservatissimi come certificazioni su interruzioni volontarie di gravidanza, trattamenti oncologici, disturbi psichiatrici e altro ancora.

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