SISMA L’AQUILA: PICCININI, “DIGNITA’ DOPO UMILIAZIONI, MA VALUTEREMO SU RIMBORSI SPESE”

LA REAZIONE DELLA MADRE DI ILARIA RAMBALDI, MORTA NEL TERREMOTO DEL 6 APRILE 2009, DOPO IL PRONUNCIAMENTO DELLA CORTE D'APPELLO CHE HA RIBALTATO LA SENTENZA SHOCK PER LE VITTIME DEL CROLLO DI CAMPO DI FOSSA: "TOLTA VERGOGNA DI QUELL'INDEGNO 30% PER CONCORSO DI COLPA, ANCORA ASPETTI DA CHIARIRE"

di Azzurra Caldi

2 Aprile 2025 21:04

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Una sentenza che restituisce un minimo di dignità ai ragazzi, perché considerarli corresponsabili della loro morte è stato l’ultimo schiaffo in una spirale di cattiverie e ingiustizie: siamo stati maltrattati e umiliati al punto che siamo stati costretti a ricorrere in Appello per spiegare che i nostri figli non erano dei completi sprovveduti”.

È il commento di Maria Grazia Piccinini, avvocato di Lanciano (Chieti), madre di Ilaria Rambaldi, studentessa di ingegneria edile morta a 25 anni la notte del terremoto 2009 all’Aquila, il giorno dopo la sentenza della Corte di Appello civile dell’Aquila che ha ribaltato quella “shock” di primo grado, firmata dal giudice Monica Croci, che rispetto al crollo dell’edificio in via Campo di Fossa, dove persero la vita 24 persone, attribuiva un concorso di colpa, con riduzione del 30% dei risarcimenti alle vittime, per non essere uscite di casa dopo le prime scosse.





“È stata finalmente tolta di mezzo la vergogna di quell’indegno 30%, quella ‘condotta incauta’ – sottolinea Piccinini – che aveva strappato la dignità a mia figlia. Il concorso di colpa può essere preso in considerazione quando qualcuno è consapevole di un rischio e lo accetta, ma mia figlia, come tanti altri ragazzi, non lo era. Anzi, come tutti, era stata rassicurata”.

Una sentenza arrivata in una giornata particolarmente significativa per Piccinini, alla vigilia del 16esimo anniversario della tragedia: “Il primo aprile di 16 anni fa è stato l’ultimo giorno in cui ho visto mia figlia. L’ho riportata all’Aquila da Siena. Ero molto preoccupata per le continue scosse e avevo il timore di lasciarla ma fu proprio lei a rassicurarmi, sulla base delle dichiarazioni, che ormai tutti conosciamo tristemente, degli ‘esperti’. ‘Mamma ci dobbiamo abituare, ci hanno detto di stare tranquilli, tutte queste scosse sono un bene perché così si scarica….’. I nostri figli sono stati rassicurati e poi sono morti. Dove starebbe la condotta incauta? Dove starebbe la corresponsabilità?”.

Alla sentenza di primo grado, oltre ai familiari delle vittime, si erano opposti il Comune dell’Aquila, le eredi della famiglia Del Beato la cui azienda paterna realizzò il palazzo crollato, i ministeri dell’Interno e dei Trasporti, il condominio stesso, l’assicurazione. In secondo grado sono stati respinti gli appelli proposti dai Ministeri e dalle eredi Del Beato; accolti quelli del Comune e i chiamati in causa eredi Cimino. Condannati in via solidale Ministeri e le eredi Del Beato a corrispondere, eliminando la decurtazione del 30 per cento dei risarcimenti, quasi 2 milioni e mezzo, alle tre famiglie di Ilaria Rambaldi, del fidanzato Paolo Verzilli e di Alberto Guercioni.





Accolta positivamente la nuova sentenza, però, emergono aspetti ancora da chiarire: “Stiamo leggendo le circa 100 pagine, quindi dobbiamo ancora entrare nel merito, ma tra le prime c’è un punto che sicuramente dovremo approfondire. In particolare, nel passaggio  ‘condanna gli attori, in solido tra loro, a rifondere al Comune e agli eredi Cimino le spese del grado, che liquida in € 18.000,00 ciascuno, oltre rimborso spese generali ed accessori di legge'”.

“Ci avrebbero quindi condannati a rimborsare le spese del Comune e degli eredi del progettista ma questi ultimi sono stati chiamati in causa dallo stesso Comune, non da noi. Le nostre famiglie hanno sì chiamato in causa il Comune, dal momento che avevamo una perizia che sosteneva che c’era una parte di responsabilità, ma è stato il Comune a chiamare in causa terzi, noi che c’entriamo? Su questo non sono d’accordo, prenderemo dei giorni per approfondire la sentenza e valuteremo eventuali azioni ulteriori”.

 

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