MIGRANTI: 3 MILA IN 4 ANNI NELLA PROVINCIA DI CHIETI, TASK FORCE DELLA ASL

1 Dicembre 2017 16:30

Chieti -

CHIETI – Sono circa 3 mila i migranti giunti in provincia di Chieti negli ultimi quattro anni, di cui 1.300 attualmente residenti nei 28 centri di accoglienza del territorio. 





Per la loro assistenza, sia in termini di prevenzione, sia di cura l'Azienda sanitaria locale Lanciano-Vasto-Chieti ha istituito una task force dedicata, indicando in Emidio Rosati il referente aziendale per la gestione dei flussi migratori.

“Ci siamo organizzati per dare la necessaria assistenza agli stranieri temporaneamente presenti – chiarisce Rosati, medico con alle spalle diverse esperienze in Africa, conoscenza delle lingue e coinvolgimento diretto in due missioni Mare Nostrum ,- vale a dire quanti, non essendo in regola con il permesso di soggiorno, non sono a carico del Servizio sanitario regionale, ma hanno diritto a cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, per malattia e infortunio, e a programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”. 





“Sono dunque garantiti – continua – la tutela della gravidanza e della maternità, le vaccinazioni, gli interventi di profilassi internazionale, profilassi, diagnosi e cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai, cura e riabilitazione in materia di tossicodipendenza. Contestualmente viene effettuato il Test di Mantoux per la prevenzione della Tubercolosi, cui segue, in caso di positività (attestata attorno al 30 per cento degli esaminati), un'indagine radiologica che, se risulta negativa, è indice di malattia latente che solo nel 5 per cento dei casi potrebbe divenire attiva. In caso di positività, invece, il paziente viene ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale competente per territorio, per le cure del caso. E' comunque previsto che in caso di malattia latente si effettui un ciclo terapeutico specifico”. 

Oltre queste procedure messe in campo, l'Azienda sta valutando la possibilità di eseguire sui migranti anche una serie di test finalizzati alla ricerca di infezioni da Hiv, epatiti, malattie sessualmente trasmesse e altro, al fine di una più efficace tutela della salute pubblica.

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