IMPIANTO TRATTAMENTO FANGHI A SASSA: BARRICATE ANCHE DALL’ADUC DI PRETURO

3 Settembre 2024 12:37

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – Crescono le preoccupazioni e il dissenso attorno al progetto di realizzazione di un impianto di recupero dei fanghi derivanti dal trattamento di reflui civili nella zona industriale di Sassa, ad ovest del capoluogo L’Aquila.





Ieri si è svolta una partecipata assemblea organizzata dall’Aduc, primo ente a prendere iniziativa sulla necessità di informare e assumere posizione “e diffonderlo alla comunità nel silenzio assoluto fino ad ora registrato”, viene sottolineato in una nota firmata dall’Aduc di Preturo.

Si tratta del progetto di un’impresa privata depositato in Regione Abruzzo e già comunicato a Comune e Provincia che prevede la nascita di un impianto di trattamento fanghi su un’area di 9.300 mq nel cuore della zona industriale dell’area ovest che cuberà fino a ventimila tonnellate annue di materiale.

Oltre ai membri dell’Aduc, Di Nardo e Cianca, sono intervenuti esponenti politici, amministratori di maggioranza e opposizione e il referente del Comitato NO HTC, Paolo Mannetti, che si sono dichiarati tutti contrari al progetto e vicini a questa mobilitazione.





“Sono molti i nodi da risolvere: la valutazione ambientale che deve vertere su una procedura aggravata vista la grandezza dell’impianto, la pianificazione urbanistica della zona ovest che deve arricchirsi di ulteriori servizi sociali e commerciali e non da ultimo l’accertamento sulle distanze dal perimetro residenziale dettato dal Piano della Gestione dei Rifiuti regionale che indica una distanza minima da rispettare per questo tipo di impianti  – spiega l’Aduc -. Sono diverse le aziende all’ingrosso e al dettaglio presenti in zona, sono diverse le abitazioni presenti ma sono ancora di più quelle che gravitano a poca distanza dall’area individuata nonché i progetti Case della frazione di Cese di Preturo e quello di Sassa NSI che ospiterà la futura scuola dei vigili del fuoco”.

“Servono prese di posizione da tutti i rappresentanti politici del territorio e dalle istituzioni coinvolte nel processo autorizzatorio così come avvenuto per quanto riguarda il progetto del trattamento fanghi presentato nel 2021 dalla stessa società e andato fallito. Serve la responsabilità della politica che a ogni livello deve prendersi l’onere di spiegare al cittadino quale sarà il futuro di quell’area. Crediamo inoltre che il capoluogo di regione abbia un onere di responsabilità maggiore nel comportarsi come città territorio facendo da cerniera con gli altri comuni del circondario”, conclude la nota.

 

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