CHIETI – I poliziotti della squadra mobile di Chieti hanno dato nomi e cognomi a tre componenti di una banda peruviana di borseggiatori, arrivata in Abruzzo per di razziare le fasce più deboli della popolazione. E che per questi ladri – presunti, certo, ma inchiodati da una serie di indizi pesanti – il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha chiesto il carcere. Lo riporta il Centro.
Ma la legge voluta dal ministro Carlo Nordio si trasforma in un assist per gli accusati. La norma impone il cosiddetto interrogatorio preventivo: prima che un giudice possa firmare un’ordinanza di custodia cautelare, l’indagato deve essere avvisato con almeno cinque giorni di anticipo.
L’obiettivo della riforma è rafforzare le garanzie, permettendo alla persona di spiegarsi, di fornire la sua versione prima che scatti la misura più drastica. Un principio pensato per ridurre il rischio di ingiuste detenzioni. Ma il dibattito su questo punto è esploso fin da subito. Requirenti e giudicanti, con l’Associazione nazionale magistrati in testa, hanno lanciato l’allarme: avvisare un indagato che si sta per arrestarlo neutralizza l’«effetto sorpresa».
Il caso di Chieti sembra la fotocopia esatta dello scenario paventato dai critici. Ieri mattina il gip Maurizio Sacco ha scandito i nomi degli indagati per tre volte mai borseggiatori e ne sono stati ben alla larga dal palazzo di giustizia. Il magistrato, dunque, non ha potuto acquisire elementi nuovi. Ma loro, i ladri, ora sanno tutto. Sanno di essere stati scoperti, conoscono i dettagli delle accuse e sanno di rischiare la cella. E considerando che sono persone senza fissa dimora, hanno l’interesse di darsela a gambe levate. Nel caso specifico, i tre – due donne di 26 e 36 anni e un uomo di 42 – sono accusati di furto aggravato e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. Reati che, messi insieme, possono costare anni di reclusione: da due a sei per il primo, da uno a cinque per il secondo. Contestazioni non di poco conto.
La loro tecnica era rodata. Hanno puntato un’anziana di oltre 80 anni all’interno di un supermercato di via Picena, a Chieti. L’hanno seguita a piedi, parlando tra loro attraverso gli auricolari che indossavano, coordinando ogni mossa. L’hanno pedinata fino alla macchina. Hanno attesol a distrazione della pensionata, impegnata a caricare la spesa sull’auto. Un secondo è bastato per impossessarsi della borsa che la poverina aveva poggiato nel carrello.Raggiunto l’obiettivo, sono fuggiti a bordo di un’automobile a noleggio, guidata da un quarto complice che, al momento, è l’unico ignoto.La banda ha subito usato il bancomat rubato: tre prelievi a Chieti, per un totale di 750 euro.
CHIETI: SERVE L’AVVISO PER POTER ARRESTARE, BORSEGGIATORI IN FUGA GRAZIE ALLA NUOVA LEGGE NORDIOCHIETI - I poliziotti della squadra mobile di Chieti hanno dato nomi e cognomi a tre componenti di una banda peruviana di borseggiatori, arrivata in A...









