L’AQUILA – “Nessuno ci ha portati qui, ci hanno consigliato di venire all’Aquila”.
A rivelarlo all’Ansa è un migrante pakistano fuori dalla Prefettura, con altri venti, che mostra sul suo cellulare un messaggio in lingua pashtu e video su tik tok, dove si consiglia di recarsi all’Aquila, e nei commenti c’è chi chiede indicazioni su come arrivarci, dove andare e cosa fare una volta arrivati.
Gli arrivi dei migranti in città, segno dei tempi, non seguirebbero dunque i canali tradizionali dell’accoglienza, ma transiterebbero per i social media.
La questione è stata al centro anche della riunione di ieri in Prefettura, convocata dal prefetto Giancarlo Di Vincenzo, dove la messaggistica è stata analizzata con attenzione, oltre a decidere dove poter trasferire e dare un tetto ai migranti.
Una vicenda quella degli improvvisi arrivi nel capoluogo d’Abruzzo dall’oriente e seguendo la rotta balcanica, per lo più afghani, pakistani, bengalesi, quasi tutti in attesa di formalizzare una richiesta di protezione internazionale, sta provocando all’Aquila un scontro tra il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, di Fdi e la maggioranza e l’opposizione di centrosinistra.
“L’ho già detto e lo ribadisco – ha tonato il sindaco – il Comune dell’Aquila non è disponibile a ospitare chicchessia nei propri alloggi che non siano coloro che sono previsti nei programmi di accoglienza già in essere, né ora né mai”. Aggiungendo: “Allo stesso modo chiederò che vengano individuati gli squallidi personaggi che lucrano sulla disperazione di queste persone, affinché gli aquilani possano guardarli in faccia e conoscere chi fa affari sulla pelle di donne e uomini in difficoltà e minano la pacifica convivenza della nostra comunità”.
Il Pd ha dunque replicato: “si tratta di affermazioni gravissime, di parole pesanti come macigni. La città dell’Aquila, affermano esponenti della destra cittadini. Biondi e gli altri esponenti della destra hanno denunciato alle autorità competenti ciò che evidentemente sanno, o si sono limitati a pubblicare post sui social? Trattandosi di fattispecie di reato gravissime, è un loro dovere farlo, e farlo immediatamente. Se all’Aquila operano degli sciacalli, dei trafficanti di essere umani, vanno denunciati, facendo nomi e cognomi”.
Racconta ancora l’Ansa “Arrivano davanti a Palazzo di Governo quando la città è ancora quasi immobile: il portone chiuso, i vetri che riflettono le prime luci, il rumore dei trolley sull’asfalto. In fila, in silenzio, come se qualcuno dovesse chiamarli per nome. Alcuni stringono un sacchetto di plastica, altri guardano lo schermo del telefono. È lì che molti hanno trovato la rotta. Né cartine, né contatti istituzionali, solo messaggi o video diffusi da piattaforme social come TikTok dove consigli rimbalzano da un account all’altro, fino a tradursi in un luogo fisico: L’Aquila”.
“Quando le porte della prefettura si aprono per l’ingresso del personale, loro sono già lì. Hanno passato la notte su panchine, pensiline e altri ripari improvvisati, negli stessi esatti punti in cui, nelle scorse settimane, avevano dormito altri migranti, un gruppo di 44, poi trasferiti dalla prefettura in Calabria. È un flusso discreto, che non passa per i canali formali dell’accoglienza, ma per telefoni, screenshot e messaggi vocali”, prosegue l’Ansa.
“Un passaparola. Chi arriva indica il posto a chi sta per raggiungerlo. Una mappa orale che corre lungo la rotta balcanica. “Sono arrivato da qualche giorno. Ho 19 anni. Sono venuto da solo, con autobus e treni”, racconta Maghdi, studente afghano. Mostra sul telefono gli screenshot dei trasferimenti di denaro inviati da un parente: poche centinaia di euro alla volta, abbastanza per proseguire il viaggio verso quella che qualcuno, online, ha definito una meta “utile”.
MIGRANTI ALL’AQUILA: “NESSUNO CI HA PORTATI QUI”,
LA CITTA’ META IDEALE CONSIGLIATA SU TIK TOKL'AQUILA - "Nessuno ci ha portati qui, ci hanno consigliato di venire all'Aquila". A rivelarlo all'Ansa è un migrante pakistano fuori dalla Pref...









