ARCA: ALTRI 4 ARTISTI PROTAGONISTI CON ABITANTI FOSSA, BARISCIANO, FONTECCHIO, POGGIO PICENZE

11 Ottobre 2025 09:34

L'Aquila - AbruzzoWeb Turismo, Cultura

L’AQUILA – L’arte di trasformare un’idea in materia con Yvonne Ekman e Raquel Aversano, l’esplorazione dell’universo segreto dei suoni a Poggio Picenze, con Ben Bennet, scalinate e a agende di impronte digitali degli abitanti a Barisciano con Indira Urrutia, il “sistema di classificazione per oggetti molto piccoli a Fontecchio, con Brian Collier.

Prosegue a pieno ritmo il progetto Arca – Arte, Rigenerazioni, Comunità, Abitare, che fino al 1 dicembre  sta vedendo protagonisti 13 artisti da più Paesi del mondo, in 11 comuni del cratere sismico, con ideazione e direzione artistica è di Silvia Di Gregorio, sostenuto dalla Bcc, con il patrocinio dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere (Usrc), finanziato dal Programma Restart Priorità C. con partner sono oltre agli 11 Comuni, il Teatro stabile d’Abruzzo, il Munda, il Maxxi L’ Aquila, l’Università dell’Aquila, The Current -Center for contemporany art, associazione con sede nel Vermont negli Stati Uniti, cooperativa AppStartOnlus e Comunità 24 Luglio.

A Fossa nel MubAQ, il museo dei bambini fondato dall’artista Lea Contestabile, nell’ ambito delle “giornate del contemporaneo” si è presentata alla comunità Raquel Aversano, artista plastica e ceramista argentina, mentre Yvonne Ekman artista plastica tedesca, musicista di origine anglo-svedese ha mostrando il lavoro da lei realizzato con le persone che hanno partecipato al suo laboratorio in luglio.

“Sono qui da pochi giorni – ha detto Aversano – ho visitato il paese e ho compreso davvero quello che con il terremoto è accaduto, sono rimasta sconvolta, la quotidianità sparita, da un momento all’altro, tutte le certezze crollate. Da qui l’idea di lavorare sull’idea simbolica delle foglie, fragili,  leggere e che rappresentano il ciclo della vita. Foglie in ceramica da collocare magari in un luogo del centro storico. Le realizzeranno i bambini della quarta e quinta delle scuole elementari, come messaggio di speranza e fiducia nel futuro”.

Ekman a luglio con il suo laboratorio partecipato ha trasformando il map in cui risiedeva in una fucina di creatività, e dice ora: “sono felice oggi di tornare qui, in questo luogo, il MubAQ è meraviglioso, dedicato ai bambini. Lea ha creato una cosa importante. E importante penso quello che qui a Fossa è accaduto con il progetto Arca, per la prima volta persone hanno conosciuto l’argilla, il suo potenziale creativo, che ha a che fare con il cervello e le mani, la creazione direttamente dalla terra, nulla di più elementare. Non resta che trovare una casa a quanto realizzato”.

Presenti all’appuntamento la storica dell’arte e docente Barbara Drudi, e l’assessora Annalisa Sergio.





A Poggio Picenze è invece in azione Ben Bennet, arrivato da Philadelphia, Stati Uniti, batterista jazz che ha guadagnato la notorietà internazionale per la sua radicale esplorazione del suono, con esibizioni che  si muovono al limite tra musica, performance e scultura sonora,

A Poggio Picenze coordinerà un laboratorio musicale, con tante adesioni da parte di musicisti del territorio, a partire dalla realizzazione del celebre strumento della musica popolare meridionale, ed anche abruzzese: il putipù, membranofono a frizione.

“Dopo un concerto a Fontecchio nei mesi scorsi durante una mia tournee, – racconta Bennet – ho scoperto il putipù. Uno strumento antico, ma inaspettatamente contemporaneo, il laboratorio consisterà nel realizzare tanti putipù di diverse fogge forme colori e tonalità e poi ci sarà un concerto finale, all’esito di un percorso alla scoperta degli infiniti universi dei suoni”

Commenta il sindaco Antonello Gialloreto: “Nel territorio ci sono tanti musicisti, che già si sono messi in contatto con Ben per fare un progetto insieme, e ben vengano queste contaminazioni, con generi musicali non tradizionali, per così dire canonici, legati più al suono che all’armonia e alle scale, l’arte non deve avere confini. A maggior ragione perché qui a luglio si celebra il festival blues, che tanto successo riscuote anche ben oltre i confini regionali, anche qui con artisti internazionali”.

A Fontecchio, accolto dalla sindaca Sabrina Ciancone, a palazzo Galli, si è presentato  Brian Collier, professore di arte e design del Saint Michael’s College di Colchester, nel Vermont, Stati Uniti, direttore  e curatore della McCarthy Art Gallery. arrivato a Fontecchio su invito di Racheel Moore di “The Current: Exhibitions & Education”, partner del progetto Arca.

Dimorerà un mese al Fontecchio international airport, dell’artista anche lui americano Todd Thomas Brown, e ha illustrato la sua poetica e il progetto che ha in animo di realizzare coinvolgendo gli abitanti, dal titolo, “La nostra natura personale: una storia naturale di Fontecchio”.

“Da quasi trent’anni realizzo lavori sull’ecologia dell’ambiente costruito e sugli impatti dell’attività umana sul nostro ecosistema – spiega Collier -, Mi interessa rintracciare storie naturali nascoste e le connessioni tra gli esseri umani e gli altri animali e piante con cui viviamo. Il mio obiettivo ultimo è presentare opere che rendano difficile ignorare le piante e gli animali che incontriamo nella vita quotidiana. L’idea che siamo o possiamo essere separati dal mondo naturale è semplicemente sbagliata. Ovunque viviamo e lavoriamo – ma in particolare nell’ambiente costruito – animali e piante cercano costantemente di sopravvivere nel mondo che abbiamo modellato per il nostro comfort”.

Il progetto svilupperà il “Sistema di classificazione Collier per oggetti molto piccoli” inventato dal  docente e artista, a partire “dalla mia ricerca sulle origini della tassonomia scientifica e sul fatto che la denominazione delle cose è usata dalla scienza per comprendere, organizzare e mantenere il controllo su ciò che incontriamo nel mondo naturale. Ho scoperto che in queste tassonomie c’è una sorprendente dose di soggettività, nonostante vengano presentate come il linguaggio della scienza oggettiva. Si tratta di cose che sono state vive o che non sono mai state vive”.





Ha aggiunto la sindaca Ciancone: “Brian ci invita a conoscere meglio il mondo che ci circonda, a riconciliarsi con esso, con quello che abbiamo intorno. Un qualcosa che ci serve perché il fatto di essere in un luogo dove la natura è sana e protagonista, dove c’è un equilibrio tra ciò che è artefatto e antropizzato, non è per nulla scontato, altrove l’ambiente è quasi totalmente antropizzato”.

Barisciano ha con calore salutato Indira Urrutia, che ha concluso la sua esperienza, e dietro di lei lascerà il ricordo di “Impronte collettive”; dopo aver personalmente preso le impronte digitali di  150 cittadini, di tutte le età, stampate su carta, e con cui ha decorato, assieme a partecipanti al laboratorio, come istallazione temporanea, la scalinata di piazza San Flaviano. Ora tutte le impronte sono state raccolte in tre agende, e potranno essere utilizzate per materializzare ulteriori idee artistiche. In un secondo laboratorio “Performance, interazione e memoria”, le bottiglie di plastica sono diventate fili per realizzare insieme  altre creazioni artistiche. Alla scuola primaria ha realizzato assieme agli alunni  un lenzuolo colorato, con i tragitti da loro percorsi ogni giorno per andare da casa a scuola.

Nel commiatarsi in una gremita sala del consiglio comunale, Urrutia ha mostrato una sua nuova opera, scarpette in filo di bronzo, un materiale che la segue ovunque e che esporrà a Washington, dedicata ai nativi d’America.

“Le  scarpe rappresentano le migrazioni. Io personalmente emigro da quando avevo 15 e continuo ad ad emigrare in vari paesi. Ed è un modo per arricchirsi, per nutrirsi di diverse culture e diversi popoli. In questo momento è importante relazionarsi con il tema dell’immigrazione perché con tutte le guerre e tutti i problemi che affliggono il mondo dobbiamo cercare comunque di interagire con chi cerca una vita migliore, come hanno fatto i nostri nonni, i nostri genitori, io stessa personalmente”.

Conclude il sindaco di Barisciano, Fabrizio D’Alessandro: “questa esperienza e stata straordinaria si è integrata benissimo nella nostra comunità ha avuto un enorme seguito e apprezzamento nei suoi tre progetti. L’istallazione provvisoria sulle scalinata ha avuto unanime apprezzamento, per la bellezza e per il profondo messaggio che ha veicolato. Faremo tesoro ora dei tre diari con tutte e 150 impronte digitali, stiamo ragionando sul come valorizzarli e mettere questo materiale in mostra”.

PER INFO E ISCRIZIONE AI LABORATORI
mail: arca.restart2025@gmail.com
cell: +39 347 952 5370

 

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