“FERMARE FUGA MEDICI, AUMENTARE STIPENDI”, GRIMALDI, “A RISCHIO SANITÀ PUBBLICA”

SEGRETARIO REGIONALE ABRUZZESE DELL'ANAAO, "CAPISCO CHI VA A LAVORARE ALL'ESTERO DOVE RETRIBUZIONI SONO TRIPLE RISPETTO ALLE NOSTRE". "GOVERNO DEVE SUBITO ELIMINARE TETTI DI SPESA PER ASSUNZIONI NELLE ASL E SNELLIRE PROCEDURE CONCORSUALI"

11 Gennaio 2023 07:51

PESCARA  – “Il nuovo governo, se vuole evitare lo smantellamento del sistema sanitario nazionale, e frenare la fuga di medici e infermieri all’estero, deve al più presto alzare le retribuzioni, eliminare i tetti di spesa per le assunzioni, snellendo anche le procedure concorsuali”

Il nuovo appello a favore della sanità pubblica, arriva ancora una volta da Alessandro Grimaldi, presidente del sindacato Anaao, e primario del reparto di malattie infettive del San Salvatore dell’Aquila, nonché coordinatore della conferenza permanente dei segretari regionali e delle Province autonome dell’Anaao.

La sua presa di posizione fa seguito a quanto riferito da Abruzzoweb, sull’allarme lanciato da Nursing Up, il sindacato degli infermieri, sulla carenza di personale, in Italia e in Abruzzo, con il presidente nazionale Antonio De Palma,  che provocatoriamente si è chiesto: “Saremo in grado, con i nostri 1400 euro al mese netti, che rappresentano la magra retribuzione di un infermiere di casa nostra, tra le più basse d’Europa, di contrapporre strategie degne di tal nome per arginare quella che si annuncia come una nuova fuga di professionisti italiani nella vicina Svizzera, dove gli stipendi base possono toccare anche i 3500 euro netti mensili?”

A ciò si aggiungono i dati aggiornati a gennaio 2021 della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi) secondo i quali gli infermieri in Italia, compresi quelli di famiglia e comunità, sono 33mila circa, ma il fabbisogno ideale per gli ospedali dovrebbe essere di 63mila, con un ammanco mostruoso di altri 30mila. In Abruzzo sono 740 con un fabbisogno calcolato in 1759, con un deficit dunque di 1.019. In base alle dimensioni regionali, ne mancano quasi 27mila a Nord, circa 13mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole.

Non va meglio per i medici e spiega infatti Grimaldi: “Purtroppo non c’è nulla di cui stupirsi, è chiaro che la gente dovendo  scegliere tra un Paese dove si lavora molto e si guadagna poco,  preferiscono andare in paesi dove invece la qualità del lavoro  è migliore e  soprattutto si guadagna molto di più. Del resto viviamo in un Paese, dove le retribuzioni medie, comprese quelle di medici infermieri e e oss,   non sono non solo non sono aumentate ma addirittura sono diminuite”.





A confermare le affermazioni di Grimaldi, i dati dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, secondo cui i salari italiani sono fra gli ultimi in Europa e non solo sono fermi ma anzi, sono diminuiti negli ultimi 30 anni. Sono più bassi del 12% rispetto al 2008 in termini reali. La retribuzione media, a parità di potere d’acquisto tra tutti i Paesi del mondo, da noi è poco superiore alla soglia dei 35mila euro. La media Ocse è però superiore ai 46mila euro.

Tra gli Stati Ue l’Italia è l’unico in cui i salari sono scesi tra il 1990 e il 2020, precisamente del 2,9%. Con l’inflazione che continua a crescere, gli italiani perdono quindi sempre più potere d’acquisto.

Per di più durante la pandemia, per fronteggiare la quale sono morti per covid oltre 350 medici e e oltre 90 infermieri,  si sono ampliati i divari economici e sociali preesistenti, con il 5% più ricco degli italiani che oggi secondo un rapporto della Oxfam, detiene una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero, e i 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri, pari a 18 milioni di persone adulte.

Ma il covid va benissimo verso l’archiviazione, con i suoi eroi, medici e infermieri, prima celebrati e osannati, ed ora dimenticati.

“Il punto  – ragiona Grimaldi  – è che paghiamo una errata programmazione del fabbisogno del personale sanitario, che dura da troppi anni. È assurdo mantenere  politiche restrittive sulle assunzioni, con i tetti di spesa per le Asl, quando c’è una drammatica carenza di personale nei nostri ospedali, che rendono le condizioni di lavoro ancora più massacranti. Carenza dovuta non solo all’esodo verso altri paesi, ma anche per i tantissimo pensionamenti che non c’è modo di rimpiazzare”.

E aggiunge, “occorre sveltire anche le procedure concorsuali e per le stabilizzazioni che a volte  sono scritte male e sono troppo farraginose. Poi come ovvio occorre aumentare le remunerazioni. in questo stato il sistema sanitario nazionale è davvero poco competitivo,  capisco benissimo i tanti precari della sanità che non ci pensano due volte ad andare a lavorare all’estero, dove gli stipendi sono più alti,  dove  vengono assunti a tempo indeterminato, dove ci sono benefit che qui ce li sogniamo”.





Il rischio paventato, e anche un tremendo sospetto è che “se l’attuale governo non interviene subito, è a rischio la sanità pubblica, che rischia lo smantellamento a tutto vantaggio della sanità privata, che molti cittadini non potranno permettersi”

 

 

 

 

 

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