FRANCIA: RIFORMA PENSIONI E’ LEGGE, “QUI REPRESSIONE VIOLENTA CONTRO CHI VUOLE SALVARE DEMOCRAZIA”

LA TESTIMONIANZA AD ABRUZZOWEB.IT DI PETRA BERNUS, 22ENNE DI ORIGINI ITALIANE MILITANTE DI "RÉVOLUTION PERMANENTE": "SIAMO DI FRONTE A UNA PROTESTA NAZIONALE CON NUMERI MAI VISTI PRIMA. C'E' UN MOVIMENTO ENORME E TRASVERSALE CHE HA DECISO DI SFIDARE IL POTERE ANTIDEMOCRATICO CHE SI È IMPADRONITO DEL PAESE. NON INTENDIAMO FARE MARCIA INDIETRO, NE' CONCEDERE PAUSE AL PRESIDENTE MACRON E AI 'SUOI', VISTO CHE LE USEREBBERO PER TENTARE DI DIVIDERCI E DI TOGLIERCI LE FORZE"

di Roberto Santilli

16 Aprile 2023 09:34

Mondo - Cronaca, Economia, Lavoro, Politica

BORDEAUX – Non cedere, non arretrare, non mollare la presa, non concedere nulla all’avversario.

La Francia è nel pieno delle clamorose e gigantesche proteste scoppiate a causa della “minacciata” – e poi diventata ieri, con forza, legge, con conseguente respinta di un referendum – riforma delle pensioni voluta dal presidente della Repubblica, Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, ex ministro dell’Economia, uomo delle banche e in generale di quei poteri forti che tutto vogliono privatizzare.

E così giovanissimi, giovani, meno giovani, tra lavoratori e disoccupati, precari e pensionati, sindacati, movimenti ed associazioni, continuano a riempire non soltanto a livello numerico le piazze, le strade, le università, i luoghi di lavoro, in quella che è diventata in poco tempo una vera e propria marea umana che ha portato a una repressione molto violenta da parte di forze dell’ordine ed esercito, come racconta ad AbruzzoWeb Petra Bernus, 22enne di Bordeaux, madre italiana, militante di Révolution Permanente (organizzazzione “sorella” della italiana Voce delle lotte) proprio a Bordeaux.

Una situazione, quella francese, che Bernus definisce senza mezzi termini e da ragazza che manifesta ogni giorno “totalmente anti-democratica, con un presidente della Repubblica sempre più isolato e repressivo”.

Del resto, a milioni di francesi è bastato poco per esplodere: l’aumento dell’età del pensionamento da 62 a 64 anni e del periodo di contributi per “assicurare la sostenibilità del sistema”, motivazione che, nella “traduzione” per le classi subalterne, significa perdere un altro pezzo di Stato sociale.





Bisogna poi considerare che la riforma sulle pensioni, rispetto a quella che in Italia porta il nome di Elsa Fornero, è praticamente acqua fresca. Eppure, milioni di cittadini francesi hanno scelto – e non è la prima volta, soprattutto negli ultimi anni tra Gilets jaunes e proteste contro la riforma del mercato del lavoro, la famigerata Loi Travail – la via di una protesta “accesa” quasi ventiquattrore su ventiquattro insieme a molti altri settori della società e del mondo del lavoro e sindacale.

“Siamo di fronte a una protesta nazionale con numeri mai visti prima – le parole di Petra Bernus a questo giornale -. Qui c’è un movimento enorme e trasversale che ha deciso di sfidare il potere anti-democratico che si è impadronito della Francia. Un movimento che si compatta ogni giorno di più, che non intende fare marcia indietro, né concedere pause al presidente e ai ‘suoi’, visto che le userebbero per tentare di dividerci e di toglierci le forze”.

“Nel mio Paese – spiega quindi Bernus – così come in altri Paesi europei, c’è un’alta inflazione, uno degli elementi che, insieme alla riforma delle pensioni, ha contribuito a far crescere la rabbia in larghe fasce di popolazione. Inoltre, c’è sempre meno Stato sociale, c’è sempre meno lavoro, a fronte di una politica fatta di tagli ai salari e alla spesa pubblica, alla sanità, alla scuola, a quell’università che era uno degli ultimi ‘baluardi’ contro la privatizzazione e che nel frattempo è diventata sempre meno accessibile. Insomma, siamo di fronte a una politica fatta di privatizzazioni, precarizzazione, disoccupazione”.

“Noi, però, non intendiamo pagare tutto questo. Noi non vogliamo tutto questo. Non vogliamo che siano dati più soldi alla polizia e all’esercito e tolti alla popolazione. Stiamo lottando contro un regime repressivo che si accanisce senza pietà contro cittadini inermi, accusati di ogni nefandezza semplicemente perché hanno deciso di combattere una Quinta Repubblica che ha mostrato tutto il suo carattere antidemocratico”, continua Bernus.

“Le forze dell’ordine sono arrivate a reprimere persino delle manifestazioni sull’ambiente – racconta poi la giovane francese -. Credo sia uno dei tanti segnali della paura che si respira ai ‘piani alti’. Il presidente ha paura. E quindi reagisce in maniera violenta, accanendosi su chiunque non sia d’accordo”.

“I feriti, gli arrestati, le persone finite in ospedale a lottare per non morire, le granate lanciate sui manifestanti, le bugie su questi ultimi accusati addirittura di impedire l’arrivo dei soccorsi, la criminalizzazione del dissenso, sono tutte prove della paura che hanno di noi, del terrore che la lotta si radicalizzi ancora di più come è accaduto fino ad oggi dopo la ‘pausa’ causata dall’emergenza Covid-19”, dice ancora.





“E sono anche la prova del fatto che queste riforme peggiorative devono essere imposte con la forza della repressione e quindi senza alcun rispetto per la democrazia, perché, se dovessero passare per le vie democratiche, non passerebbero mai – conclude -. Marciamo tutti nella stessa direzione, i giovani continuano ad aggregarsi e a radicalizzarsi politicamente. Non intendiamo fermarci. E questo, Macron lo sa benissimo”.

 

 

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