“IMPIANTI DA SCI, CLASSE POLITICA INDIETRO DI 40 ANNI”, ARDITO, “IL FUTURO E’ TURISMO SOSTENIBILE”

9 Maggio 2024 08:47

Regione - Politica

L’AQUILA – “Resto stupito del fatto che quarant’anni fa la politica parlava degli impianti di risalita delle piste da sci come unico modello di sviluppo, per tutto l’Appennino. Adesso, dopo quarant’anni, continua dire la stessa cosa, anche se il mondo sta cambiando, e con esso il turismo, come se non fosse in atto un cambiamento climatico, che ridurrà le precipitazioni nevose”.

Lo sostiene Stefano Ardito, giornalista, scrittore e appassionato di montagna, che ha preso parte all’assemblea pubblica “Il futuro del Gran Sasso” del 7 maggio nel presso il Centro Polifunzionale di Camarda, frazione dell’Aquila, a cui hanno preso parte anche Marco Cordeschi, CEO di Altevie Srl,  Emanuele De Simone, libero professionista del turismo, Igor Antonelli, fondatore di Live Your Mountain, Federico Ciocca, tra i fondatori del Cammino del Gran Sasso, Ilaria Ianni di VadoLibera Asd, Emanuele Valeri, co-fondatore di NeveAppennino, il portale dedicato agli amanti degli sport invernali. A moderare l’assemblea sarà il giornalista Alessio Ludovici.

Assemblea organizzata tra gli altri dalla sindacalista Cgil Rita Innocenzi,  nei momenti più difficili e delicati per il comprensorio del Gran Sasso, dopo la chiusura della funivia che collega Fonte Cerreto, con il Centro turistico del Gran Sasso, che rischia ora il tracollo. E dopo una stagione senza neve anche in Abruzzo, che ha riportato alla ribalta il tema del presente e futuro degli impianti sciistici, che hanno registrato perdite economiche, con le poche settimane in cui è possibile frequentare le piste, fino al 70%, tanto che gli operatori si sono già mossi per chiedere  ristori, e cresce la pressione per realizzare o potenziare i sistemi di innevamento artificiale.





Come riferito già da Abruzzoweb, nel 2024 sono stati censiti in Italia ben 260 impianti dismessi e abbandonati, realizzati decine di anni fa, ed ora scheletri arrugginiti, a fronte dei 249 censiti nel 2023, ed anche 177,  con una crescita di 39 unità di  impianti temporaneamente chiusi, mentre quelli aperti a singhiozzo sono saliti da 84  a 93.

“Già 40 anni fa lo sci non poteva essere tutto – sostiene dunque Ardito -, a maggior ragione oggi, con il cambiamento climatico che fa sentire i suoi effetti, con il fatto che lo sci è diventato un’attività per pochi benestanti. Non dico ovviamente che non bisogna continuare a investirci, ed evitare progetti troppo costosi ed inutilmente impattanti, ma occorre lavorare ad una alternativa, Personalmente, per intenderci, sono favorevole alle nuove piste da sci ad Ovindoli, e mi sono per questo tirato addosso gli strali degli ambientalisti puri e duri. Ma dico no, senza mezzi termini, invece al costosissimo progetto di collegamento tra  gli impianti di Campo Felice e della Magnola, che devasterà, inutilmente, il massiccio del Velino”.

Per quanto riguarda l’assemblea pubblica di Camarda, Ardito afferma che è “stato un appuntamento molto interessante, con molta partecipazione di persone della zona, con interessanti esperienze di lavoro creativo, di iniziative legate alla montagna, come gare di sci alpinismo, bicicletta,  escursioni, cammini, come quello del Gran Sasso che sta avendo un grande successo”.

Ma aggiunge, “constato una scarsa capacità dei Parchi di assecondare questa crescita del turismo sostenibile, del lavoro e dell’occupazione nelle montagne, e forse ciò è anche legato ad una legge quadro non costruita bene. Eppure, il territorio del Gran Sasso ha prodotto molte proposte turistiche interessanti, come la gara ciclistica L’eroica, gli itinerari del cinema, il citato cammino del Gran Sasso, solo per fare alcuni esempi tra i tanti, che sono espressioni di un’economia più vasta e più ricca, e che richiede fantasia. Ma anche sostegno, perché per lo sci da fondo e con le ciaspole, che non presuppone una infrastrutturazione pesante, almeno andrebbe tenuta aperta in inverno la strada che parte da Santo Stefano di Sessanio e arriva a Campo Imperatore,  e occorre anche che restino aperte le strutture ricettive in bassa stagione, perché basta vedere altrove per comprendere le potenzialità dello sci da fondo”.





Per quanto riguarda dunque lo stop alla funivia, e alla necessità di garantire anche per il 2024 un adeguato contributo pubblico, si limita a dire Ardito: “non sono contrario ai contributi pubblici anche per un impianto sciistico che è un’infrastruttura come una strada, una ferrovia o un aeroporto, e quindi è giusto investirci se questa produce reddito, benessere e lavoro per la comunità locale. Una delle contraddizioni delle stazioni sciistiche appenniniche e abruzzesi, a parte Roccaraso, è però poi che hanno intorno pochissimo indotto, in termini di alberghi, ristoranti, bed and breakfast, se si va in Val di Fassa ci saranno un migliaio di strutture che orbitano intorno agli impianti da sci. Inoltre sarebbe importante che il versante aquilano e quello teramano del Gran Sasso collaborino e si uniscano in unica visione strategica, cosa che ora non accade”.

Infine osserva Ardito, “spesso si agita lo spettro dell’overtourism, ma invece il processo può essere gestito. Dove ora si registra una pressione molto alta, anche eccessiva, restando nel comprensorio del Gran Sasso,  sono Campo Imperatore, il sentiero che porta sul Corno Grande, i Prati di Tivo, il sentiero del rifugio Franchetti. Ma quello che deve e può essere fatto è per così dire ‘spalmare’ il turismo su tuto il territorio, su tanti altri luoghi e borghi meno conosciuti”.

 

 

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