L’AQUILA – “Le tragedie dell’Aquila, del Centro Italia, di Rigopiano sono tutte accomunate da una sorte avversa a livello di giustizia e non posso che augurare a tutti noi che qualcosa cambi, anche se per ora si tratta solo di una vana speranza. In tutte queste storie di dolore, però, c’è chi ha avuto il coraggio di fare figli e figliastri, aggiungendo un’ulteriore ingiustizia”.
Sono le parole dell’avvocato Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, la studentessa di Ingegneria edile di Lanciano (Chieti) morta a 25 anni la notte del 6 aprile 2009.
A 14 anni dal devastante terremoto, costato la vita a 309 persone, Piccinini riflette: “A differenza nostra a Rigopiano, nella drammatica ‘sfortuna’, sono incappati nella propaganda elettorale, ‘conquistando’ quella famosa legge che noi aspettiamo da 14 anni”.
Il riferimento è all’intervento di legge a favore dei superstiti e dei familiari delle 29 vittime della tragedia dell’hotel travolto da una valanga a Farindola, con i dieci milioni di euro stanziati dal ministero dell’Interno: “in tre mesi hanno ricevuto l’indennizzo – dice Piccinini – mentre noi aspettiamo ancora una legge depositata nell’ottava commissione in Senato che non c’è modo di far calendarizzare, non c’è modo di parlarne. Così però la disparità è evidente”.
E ancora: “Si potrà dire che sono due tragedie diverse ma se le andiamo ad analizzare viene comunque fuori un’altra particolarità: nel caso di Rigopiano, in cui una responsabilità privata è prevalente rispetto a quella pubblica, è stato riconosciuto l’indennizzo da parte dello Stato e invece in quello dell’Aquila, che chiamerebbe in causa la Commissione Grandi rischi, il vice capo della Protezione civile condannato, non si è verificato nulla di tutto questo”.
Una constatazione dolorosa da parte di chi ha perso una figlia, che chiama in causa responsabilità “esclusivamente politiche”. Anche perché è ancora al centro delle polemiche la discussa sentenza di primo grado con la quale, a sei anni dal 18 gennaio 2017, sono state stabilite 25 assoluzioni su 30 imputati.
Qui le strade si riuniscono ancora una volta: “Quando ‘è una tragedia, e le nostre ce lo hanno dimostrato abbondamente, non se ne viene mai a capo, perché quando di mezzo ci sono incarichi importanti e cariche politiche, va a finire che è difficile paghi qualcuno. E poi sui tempi della giustizia si potrebbe aprire un capitolo a parte”.
E nel capoluogo regionale brucia ancora l’ultima ferita inferta con la sentenza schock con la quale, in sede civile, il giudice del Tribunale dell’Aquila, Monica Croci, ha anche riconosciuto una corresponsabilità di alcuni dei ragazzi morti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati “imprudenti” a non uscire dopo la seconda scossa.
“Prima le rassicurazioni degli ‘esperti’, poi la morte e dopo anni pure il concorso di colpa, che fiducia posso avere io?”.
TERREMOTO L’AQUILA, PICCININI: “FIGLI E FIGLIASTRI, MA NELLE TRAGEDIE PAGANO SOLO LE VITTIME”L'AQUILA - "Le tragedie dell'Aquila, del Centro Italia, di Rigopiano sono tutte accomunate da una sorte avversa a livello di giustizia e non posso che...








