CLAUDIO SIMONETTI E LE MUSICHE DEL ‘TERRORE’ ”PER L’AQUILA SCRIVEREI UNA CANZONE GOTICA”

di Erminio Cavalli

8 Luglio 2015 10:16

Regione - Cultura

L'AQUILA – È noto a tutti come l’autore di Profondo Rosso e compositore delle più celebri colonne sonore dei film di Dario Argento.

AbruzzoWeb ha incontrato Claudio Simonetti, musicista di fama mondiale, creatore delle musiche di Suspiria, Tenebre, Phenomena, Opera – tanto per citare i suoi capolavori – che ha voluto concederci una lunga e appassionante intervista. E ci ha raccontato del suo percorso artistico, dai primi esordi negli anni settanta come tastierista beat-dance alla creazione del gruppo progressive rock dei Goblin.

Ci ha svelato anche delle ‘piccole’ verità, e non ha risparmiato qualche spassionata e onesta confessione. Ha risposto alle nostre domande con tutta la disponibilità e l’umiltà che gli riconosciamo da sempre, che è propria solo di quei grandi e rari artisti, che il tempo non riesce ad invecchiare.

Le sue note da brivido hanno fatto sognare intere generazioni di spettatori di cinema. E ancora oggi, in ogni suo concerto dal vivo, a distanza di più di quarant’anni, abbiamo la sensazione di vederlo entrare sul palco ancora timido ed emozionato come la prima volta. Una piccola ombra che scorgiamo appena al buio, e sovrastata da quel grande schermo tinto di grida e di scarlatto.

Come se oramai la sua musica, la sua stessa presenza, fossero fatti della stessa materia della pellicola. E questa si chiama magia: “quella cosa che sempre, ovunque e da tutti è creduta”.

Tra te e L’Aquila c’è da tempo una certa curiosa complicità. Nel 2007 ci hai fatto visita per la presentazione di una monografia su di te. Da allora sono passati un po’ di anni e a L’Aquila molte cose sono cambiate. Troppe cose. Ma lasciamoci alle spalle il passato. E partiamo da oggi. Dalla tua ultima importante esperienza con Dario Argento, a cui sei legato da un sodalizio magico e pieno di successi. L’ultima opera che hai composto per lui è stata la colonna sonora per Dracula3D. Com’è andata?

Quest’ultima esperienza con Argento è stata bella per me ma brutta in generale perché il film è andato, come sappiamo, malissimo al botteghino. È stato un flop di cui i produttori ne pagano ancora le conseguenze. In realtà hanno sbagliato a far uscire il film in un periodo sbagliato. La colpa è dovuta un po’ a questo motivo e un po’ a questa crisi del cinema che c’è in generale. Mi dispiace perché poi il film tutto sommato non è brutto. Io posso dirti che sono molto contento di aver fatto un bel lavoro.

Sul successo al botteghino, è cosa risaputa: l’Italia non è mai stata così generosa con i nostri autori. Potremmo definire questa ultima esperienza “sperimentale”?

Per la verità su Dracula3D ho fatto poca sperimentazione e sono andato più sul classico. Si trattava di fare una rivisitazione letteraria e io ho rispettato questa veste rigorosamente classica. Era un film in costume, quindi…

Sì certo, un classico, ma spuntano qua e là sempre delle sonorità nuove, eccentriche, che esulano dal classico, forse più psichedeliche, certamente innovative, che tu cerchi di combinare con il classico..

Sì, certo, questo era inevitabile. Non ho mai abbandonato questo spirito continuo di ricerca. Per Dracula3D ho ad esempio usato il Theremin, che forse è uno degli strumenti elettronici più antichi della storia, che tutti noi abbiamo ascoltato in migliaia di film di fantascienza e di vampiri.

Nell’evoluzione della tua musica, quali senti siano le differenze musicali sostanziali tra l’Argento di prima e quello contemporaneo?

Le esperienze più sperimentali che ho avuto con Argento sono state quelle legate a film come Tenebre, Profondo Rosso, Phenomena, dove musicalmente ci si poteva sbizzarrire di più, e cercare di inventarsi qualcosa di veramente nuovo.

Profondo Rosso ti ha dato grande fama e successo in tutto il mondo, ma è forse anche paradossalmente la tua dolce ossessione?

Sai, pensando ad allora, quando eravamo ragazzi abbiamo vissuto quell’esperienza con uno spirito principalmente giovanile, e non pensavamo affatto di poter entrare nella storia della musica. Lo abbiamo fatto con molta semplicità e soprattutto umiltà.

Penso a molti videoclip che hai realizzato sin dal principio della tua carriera, ma anche e soprattutto a quelli girati per Argento. C’hai messo un buona dose di ironia nel realizzarli?

Sì, e principalmente per due motivi: il primo è perché sono nato in Brasile. E dunque sono nato in un clima di sonorità e di allegria. Pensa: sono nato il 19 febbraio, giorno di martedì grasso! E poi io ho avuto tutto il mio periodo di musica dance, che ha influito molto sulla mia formazione artistica.

A proposito di quel periodo “disco-dance”, ho ascoltato recentemente un tuo brano, Capricorn, in cui sembri anticipare certe sonorità elettroniche di Tenebre. Penso alla voce robotizzata…

Sì, certo…

Hai poi lavorato molto per la televisione, vero?

Con la televisione ho fatto molte cose, per la verità “leggere”. Nel 1984 ho collaborato ad un programma con la tv con Pippo Baudo. Ho fatto molte “Domeniche in”. Ho lavorato con Magalli. Ma il mio vero debutto è stato con Gianni Boncompagni con “Sotto le stelle”.

Dopo l’esperienza di Profondo Rosso, quale consideri l’esperienza più importante?

Senza dubbio quella fatta per il film Suspiria, che ci ha permesso di girare in tutto il mondo.
Ancora adesso, con la nuova formazione dei Goblin, abbiamo suonato in Australia a Merlbourne e proprio lì abbiamo fatto un concerto tutto nostro: Suspiria dal vivo durante la proiezione del film.

In Suspiria spicca uno strumento molto particolare, che verrà sfruttato notevolmente nel film. E’ il buzuki… ce ne vuoi parlare?





Lo aveva Massimo Morante, il nostro chitarrista. E Argento lo aveva ascoltato e gli piacque molto.

Argento afferma di essere uno degli autori di questo brano….è una boutade?

Per la verità Dario s’è un po’ allargato. In realtà lui ha collaborato molto con le sue idee. Ma non ha competenze in ambito prettamente musicale.

In ogni caso Suspiria lo consideri una tappa importante nella tua carriera e dei Goblin?

Sicuramente è il nostro capolavoro.

Su Tenebre, secondo te può essere inserito in una ipotetica trilogia musicale con Phenomena e Opera. Non esiste tra questi tre film una certa continuità stilistica?

Tenebre è l’ultimo lavoro che ho fatto insieme a solo due componenti dei Goblin ma non con il nome di questo gruppo. In Phenomena i Goblin non c’erano più: c’ero io e nessun altro. Vale anche per Opera, che ho realizzato da solo. Tra questi ultimi due e Phenomena infatti si avverte una differente modalità di composizione.

Le colonne di Phenomena e Opera sfruttano entrambe la voce di un soprano… come mai?

Con Phenomena è stata la prima volta che abbiamo deciso di inserire la voce di un soprano in un contesto rock. In Opera questa presenza è più delicata. In Phenomena e Opera ho seguito una certa continuità stilistica. In Tenebre si avverte invece un sapore quasi dance, da disco music. Resta il fatto che il brano Tenebre l’ho fatto quasi tutto io.

In Nonhosonno esistono invece delle sonorità più metropolitane, molto differenti dai precedenti brani?

Nonhosonno ha una storia molto tormentata. I Goblin si sono ricongiunti in questa occasione dopo ben 20 anni di separazione, ma non ci siamo trovati molto bene come affinità e gusti. Ci sono stati dei contrasti specie con Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo, che venivano da altre esperienze e non amavano molto il rock gotico.

Ma perché questi 20 anni di oblio?

Proprio per disaccordi c’eravamo separati. Non riuscivamo a rimetterci insieme, proprio perché non trovavamo delle linee comuni. Oramai vivevamo su mondi diversi. Io incontrai Dario Argento a Barcellona nel 99 e mi disse che stava girando Nonhosonno e visto che si trattava di un ritorno di Argento al thriller, io gli proposi per l’occasione di rimettere insieme i Goblin.

Molto bello è il brano iniziale della rincorsa nel treno dell’assassino…

Quel brano, onestamente, è quasi tutto opera di Fabio Pignatelli. Riconosco a lui di aver creato un brano davvero molto bello. E’ però difficile andare d’accordo con lui. Non è una persona facile. Abbiamo dovuto anche per questa occasione lavorare separatamente da lui. Quasi tutto l’album è mio e di Morante.

L’organo è stato per te uno strumento importante in questo film, come anche per altre esperienze..

Sì, in particolar modo per Profondo Rosso, Nonhosonno e il brano Roller. In questi tre casi l’organo ha svolto una funzione di primo piano. Non dimenticherò mai l’esperienza a Melbourne, un concerto suonato dal vivo – che vi invito a vedere su Youtube – in cui eseguivamo Roller e io suonavo un enorme organo a canne. E’ stata un’esperienza splendida. Non la dimenticherò mai.

Penso che esistano pochi casi nella musica contemporanea in cui l’organo riesce a convivere così bene come nel caso dei tuoi brani di matrice squisitamente sperimentale. In Tenebre si avverte, ad esempio, una grande empatia tra batteria e organo: è davvero straordinaria.

Sì, esatto, dimenticavo Tenebre. Anche in questo film c’è l’organo. Ed è l’unico pezzo nostro con batteria solo elettronica.

L’esperienza “psichedelica” del Cartaio come l’hai vissuta?

Mi sono molto divertito. In questo caso c’è stata davvero molta sperimentazione. E’ tutta musica elettronica.

Ci sono stati casi in cui la tua musica ha ispirato Argento?

No, mai, non è mai successo. Lui ha sempre girato prima e poi le musiche sono state adattate alle immagini dei suoi film.

In alcune particolari esperienze, come nei due mediometraggi di Argento di Masters of horror mi ha colpito molto un certo sapore mediorientale..





In effetti c’è in quelle musiche qualcosa di ancestrale, di esotico, che non può non venire dall’Oriente, come la magia.

In Jenifer, un episodio della serie Masters of horror appunto, c’è una raffinata composizione di archi…

Sì, esatto. Io per questo mi sono molto ispirato a Bernard Hermann, che è il mio idolo, è stato sempre il mio punto di riferimento. Ho voluto fare un omaggio a B. H. anche se è un film horror e non un giallo.

Ci sono stati musicisti che si sono ispirati alla vostra musica?

I migliori complimenti li ho avuti da John Carpenter, in un festival. Dopo cena, mi presento a lui. E gli dico: “Io sono Claudio Simonetti” E lui: “Guarda che io ti conosco molto bene. Io sono quello che ti ha rubato tutte le musiche”. Lui ha sempre detto che Halloween è ispirato a Profondo Rosso.

In Nonhosonno c’è un brano carillon che richiama un po’ quelle atmosfere americane alla Halloween. Come quel famoso carillon iniziale nel film di Carpenter…

Sì, senza dubbio.

Tu hai collaborato anche per il film La Chiesa di Michele Soavi prodotto da Argento?

In quel caso c’era solo Pignatelli. Io non c’ero.

Ne La Terza Madre c’è da parte di Argento la naturale e attesa esigenza di chiudere la trilogia, iniziata con Suspiria e poi proseguita con Inferno, le cui musiche sono state scritte da Keith Emerson. Hai voluto mantenere una certa continuità con questo musicista?

Mater tenebrarum è un molto bello, ma è anche un po’ ridondante. Ma secondo me Emerson è rimasto un po’ troppo ancorato al classico.

Tu hai saputo pescare molto bene nell’immaginario di Argento, che sappiamo inizia la sua carriera con un fortunato sodalizio: quello con Ennio Morricone, che ha scritto le colonne sonore dei primi film del regista romano e non solo.  Poi ce ne sono stati altri….

Sì, quelli che hanno lavorato più con lui sono stati Morricone e Pino Donaggio…e poi Gaslini…

Gaslini, che ha lavorato per Profondo Rosso.

Sì, lui ha fatto molto per questo film: ad esempio la famosa nenia, ma in particolare tutte le parti orchestrali. Noi abbiamo fatto solo il tema di Profondo Rosso, Mad Puppet e Death dies, mentre Gaslini ha fatto tutto il resto… le parti più “tradizionali”.

Nel musical che hai realizzato su Profondo Rosso appare a teatro una scritta sullo sfondo: “Grand Guignol”, un genere che ha la sua storia. Questo tipo di teatro, di rappresentazione, si avvicina molto al tuo spirito?

Io non conosco molto bene, onestamente, il teatro del Grand Guignol. Diciamo che l’autore del testo del musical di Profondo Rosso voleva esprimere quel tipo di rappresentazione. E solo così mi sono avvicinato a questo mondo. Sai, questa rappresentazione dell’horror in senso spettacolare penso sia molto diffusa nella nostra cultura. Pensiamo a Dante. La Divina Commedia è in fondo un horror. Come lo sono le nostre stesse radici cattoliche: nel cattolicesimo esiste questa rappresentazione del supplizio, dell’orrido, del dolore. Forse è l’unica religione che esprime al massimo grado questa visione del male. Neanche tra i protestanti è diffusa questa cosa: loro non hanno santi e dunque non hanno martiri. Anche nella religione musulmana, al di là della pratica reale quotidiana, non esiste questa rappresentazione così efferata del male e del martirio.

Claudio Simonetti è figlio d’arte. Tuo padre è stato un grande musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore. Cosa hai ereditato da lui?

Un senso di grande musicalità. Poi sono vissuto nel suo mondo e quindi questo mi ha dato una grande possibilità di esprimermi. Mio padre era molto più tradizionale, veniva da un’altra epoca. Insieme abbiamo realizzato Gamma, una serie televisiva per la Rai. Lui aveva curato gli arrangiamenti.

Lui era sì un classico, ma un eccentrico, uno spirito molto ironico e divertito. Era poi anche uno showman!

Certo. Poi lui veniva dal Brasile. E’ stato un mito per questo paese. Lui è stato molto importante per la cultura musicale brasiliana, ne ha scritto la storia, anche se alcuni tendono a non ricordare questo aspetto. E soprattutto molti non ne sanno niente di tutto questo.

Tu sei venuto a L’Aquila, due anni prima del terremoto. Che ricordi hai di questa città?

Ricordo di aver fatto innanzitutto un concerto con i Daemonia al Teatro Comunale. Quando ci fu il terremoto ne rimasi molto colpito. E’ una città che conosco poco, ma quando mi raggiunse la triste notizia mi dispiacque davvero tanto. Soprattutto pensando ad una città così bella, così carina. Conservo sempre un bellissimo ricordo dell’Aquila, che non bisogna dimenticare, rappresenta un emblema per l’Abruzzo. E vederla ridotta così mi piange il cuore… veramente!.

A conclusione di questa intervista, se volessi dedicare un tuo brano a L’Aquila, quale sceglieresti?

Sicuramente penserei ad un brano gotico, ma assolutamente romantico. Penso sarebbe perfetto per L’Aquila.

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