TENETE COLONNELLO CARABINIERI FORESTALI CONSOLI ''OPPORTUNA MODIFICA DI LEGGE GIA' PROPOSTA IN REGIONE'', ''IMPORTANTE FAVORIRE COLTIVAZIONE''

GENZIANA IN ABRUZZO: ”SPECIE NON PIU’ A RISCHIO, POSSIBILE RACCOLTA LIMITATA”

2 Febbraio 2019 08:00

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Una modifica legislativa che sarebbe salutata in Abruzzo, con tanti brindisi entusiasti e liberatori. 

E' quella, sepolta dal 2013, chissà in quale cassetto di palazzo dell'Emiciclo, che consentirebbe la raccolta delle radici di genziana, splendido fiore che cresce oltre i mille metri di altitudine, e con cui si produce il famoso liquore.

Ovviamente per quantitativi limitati, mezzo chilo e non di più a persona, e con precise regole. Un pò come avviene per la raccolta dei funghi e dei tartufi.

Oggi la raccolta della genziana è infatti severamente vietata, essendo ancora in vigore la legge regionale 45 approvata nel lontano 1979, pensata per tutelare e conservare la flora naturale e spontanea dell’Abruzzo, a rischio di estinzione. Non solo la Gentiana acaulis e Gentiana lutea ma anche un'altra trentina di specie di piante rare. 





A sostenere autorevolmente, contattato da Abruzzoweb, che questo divieto, dopo quarant'anni, potrebbe essere rimodulato e attenuato, è il tenente colonnello Carlo Consoli, comandante del reparto Carabinieri Forestali Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga, tra i fautori della modifica di legge, assieme all'Università dell'Aquila e agli esperti del servizio competente della Regione Abruzzo.

“La genziana non è più una specie a rischio – spiega infatti Consoli – , si sta espandendo in molti territori, in quanto ci sono molti meno pascoli. Inoltre va ricordato, che a minacciarla erano soprattutto i raccoglitori che poi rifornivano le aziende che utilizzavano le radici a fini industriali, non solo per la produzione di liquori e amari, ma soprattutto per prodotti farmaceutici”.

Oggi questa richiesta viene però soddisfatta da prodotti di sintesi, molto più economici, e dalle radici che provengono dalle coltivazioni,  di recente introduzione e che sono ora una realtà sopratutto in Francia, da cui le radici vengono poi importate e vendute nei nostri supermercati e negozi, come di prodotti tipici. 

Per la cronaca in Abruzzo, che vanta tra i suoi prodotti identitari il liquore di genziana, gli imprenditori che si sono lanciati nell'attività di coltivazione, che potrebbe creare lavoro e economie di filiera, si contano ancora sulle dita di una mano. Per coltivare la genziana è necessario che i terreni siano a un’altitudine che va dal 1.200 ai 1.600 metri, quindi con una temperatura piuttosto bassa. Ha senza dubbio una resa straordinaria, tre quintali per ettaro, però bisogna considerare che sarebbe un progetto a lungo termine, perché la pianta deve avere almeno sette anni di vita perché la radice maturi tutte le proprietà fitoterapiche.

Intanto, spiega Consoli, “assieme al servizio regionale competente, abbiamo proposto alcune modifiche alla legge vigente, rivedendo con cognizione di causa anche la tabella delle specie protette, per consentire in modo controllato, limitato e non invasivo, la raccolta delle radici di genziana, che fa parte della tradizione abruzzese, non solo come prodotto alimentare”.





In attesa che qualcuno, a questo punto nella prossima legislatura, torni ad occuparsi dell'argomento, sono stati nel 2018 una quindicina i raccoglitori abusivi “pizzicati” dai carabinieri forestali, con buste colme di radici.

Uno degli ultimi casi ad ottobre 2018: i Carabinieri forestali hanno sequestrato a tre uomini, ora deferiti all'autorità giudiziaria, ben 13 chilogrammi di radici, estirpate nel cuore del Parco nazionale Gran Sasso Laga, nelle montagne sopra Barisciano.

Oltre alla condanna penale, rischiano di andare incontro a sanzioni che possono arrivare alle migliaia di euro. 

A fare grande scalpore, nel post sisma aquilano sono stati poi i centoundici litri di genziana sequestrati e poi distrutti alle suore della Casa famiglia Immacolata concezione della frazione di San Gregorio (L'Aquila) dai carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni, in quanto le bottiglie erano sprovviste di etichetta e tracciabilità. Le quattro suore sono state condannate a pagare una multa di 50 mila euro. E su Twitter si è scatenata la campagna degli appassionati per salvare il distillato al suon di hashtag #savethegenziana.

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