DERUBAVANO ANZIANI CON LA SCUSA DI VEDERE APPARTAMENTO, 3 ARRESTI

10 Ottobre 2018 15:21

Italia - Cronaca

L'AQUILA – “Devo affittare un appartamento in questo palazzo, posso vedere com'è il suo?”. 

Con questa e altre richieste inventate quattro persone di origine rom, due uomini e due donne, sarebbero riuscite a carpire la fiducia soprattutto di anziani e a mettere a segno almeno 21 colpi (20 furti e una rapina) in varie regioni italiane: Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. 

Le donne affabulavano le vittime e gli altri si impadronivano di denaro e preziosi. 





Dal 10 gennaio scorso, quando misero a segno quattro furti in un giorno tra Senigallia e Marotta, la banda sarebbe entrata in azione ad Arezzo, Orvieto, Pratola Peligna e Sulmona, in provincia dell'Aquila, Faenza, Ancona, Riccione, Empoli, Savogna d'Isonzo, Udine e Treviso.

Tre di loro – due uomini di 38 e 20 anni e una 20enne, residenti in provincia di Roma – sono stati arrestati dai carabinieri di Numana della Compagnia di Osimo con l'operazione 'Go Away' con le accuse di associazione a delinquere finalizzata a furti e rapina su ordine del gip di Ancona Antonella Marrone, su richiesta dal pm Rosario Lioniello. 

Un'altra donna, 19 anni, è stata denunciata per gli stessi reati. 

La banda, che commetteva anche furti con la classica effrazione, avrebbe racimolato un bottino di 95 mila euro.





L'operazione dei carabinieri, che ha preso spunto dalla rapina commessa il 29 marzo scorso a casa di un'anziana a Sirolo (Ancona), è stata illustrata dal comandante provinciale dell'Arma di Ancona, colonello Cristian Carrozza e dal comandante della Compagnia di Osimo, maggiore Luigi Ciccarelli. 

Nel caso di Sirolo i malviventi vennero scoperti dalla figlia dell'anziana presa di mira: mentre cercava di bloccare la loro fuga, venne scaraventata contro il muro dai rapinatori. 

Incrociando i tabulati telefonici in zona e i tragitti delle auto noleggiate a Roma che i componenti della gang utilizzavano per spostarsi nel Centro Nord Italia, i militari hanno scoperto che medesimi numeri di telefono (intestati a senegalesi) agganciavano celle telefoniche di luoghi dove si erano verificati furti compiuti quasi sempre con le stesse modalità. 

A tali elementi si sono aggiunti riconoscimenti fotografici. 

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