UN BED & BREAKFAST ALLE PORTE DELLA ZONA ROSSA: ”HO IL TANGO NEL CUORE, MA CERCAVO UN LAVORO”

di Elisa Marulli

18 Giugno 2012 08:04

Regione -

L’AQUILA – L’Aquila come una milonga.

Nello spazio dedicato al tango, uomini e donne sono seduti ai lati opposti della stanza e aspettando un cenno, per iniziare a ballare. Succede anche nel capoluogo, dove ognuno è, dopo il terremoto, relegato nel suo angolo, aspettando uno sguardo, quella ‘mirada’ che spinga ad andare incontro al prossimo.

Francesca Frenda, aquilana ma con sangue napoletano nelle vene, è un’insegnante di tango. “Un ballo che è meditazione. Farebbe proprio bene a tutti gli aquilani”, racconta ad AbruzzoWeb.

Prima di tutto, ancora prima della passione nata dieci anni fa per la sensualissima danza argentina, Francesca è una donna coraggiosa, che un anno fa ha deciso di aprire un bed and breakfast ai margini della ‘zona rossa’ del centro storico dell’Aquila, lungo via Fontesecco.

Lì dove le case sembrano musei fracassati e impolverati e i panni sono stesi da più di tre anni sui balconi, lei ha deciso di aprire un’attività, molto gettonata soprattutto tra i turisti.

“La gente mi sceglie anche per il mio coraggio”. Il coraggio che ci vuole nel decidere di restare, in una città così. E metterci il cuore per andare avanti. A passo di tango.

Quanto coraggio ci vuole per fare aprire un b&b nel bel mezzo di un centro storico terremotato?

A spingermi è stata l’idea che mia figlia non avesse un lavoro. Inoltre anche io ero disoccupata da quando avevo chiuso il negozio di abbigliamento Il Bagaglio, in pieno centro, nel 2006.

Ho quindi voluto rimettere in sesto questo appartamento, di mia proprietà, che fino al terremoto era affittato agli studenti universitari.  Dalla mia casa in via Cascina ho recuperato un po’ di mobili e tutto quello che poteva essere utile al b&b, e l’ho assemblato.

Le difficoltà saranno state molte…





Intoppi e lungaggini legate al riallaccio delle utenze, per esempio. Però ora è tutto risolto. Al primo piano della palazzina, classificata ‘A’ dopo il sisma, c’è il b&b mentre al secondo piano si trova l’appartamento dove vivo con i miei figli, Giulia e Odoardo. L’altra mia figlia, Isabella, abita invece nel villaggio di Pescomaggiore, a cui ha lavorato in prima persona.

Sono molte le richieste per alloggiare da voi?

Essendo l’unico in centro, devo dire di sì. Ospitiamo soprattutto turisti e finora nessuno si è lamentato per le condizioni della zona. Devo dire che ci troviamo all’inizio di via Fontesecco, la situazione è abbastanza tranquilla, l’area è illuminata. Invece spostandosi più su, verso il centro, si possono vedere macerie ed edifici in via di demolizione.

Com’è stato il suo 6 aprile 2009?

Stavamo facendo dei lavori nella casa di via Cascina, quindi quella notte dormivo da alcuni parenti in via Sallustio, insieme a mia figlia. Mio marito invece era rimasto lì per aspettare gli operai che la mattina seguente sarebbero arrivati presto per lavorare.

Ricordo la scossa, il vicino di casa che è riuscito ad aprire la nostra porta e a liberarci.

Poi la polvere, l’odore di gas e il buio. Siamo arrivati in via Cascina. Alcune volte della nostra casa erano crollate, fortunatamente però mio marito stava bene.

Dove avete alloggiato da quel momento in poi?

Siamo stati in albergo, prima a Montesilvano per un anno e poi all’Aquila, per sei mesi.

In albergo davo lezione di tango ai terremotati. Era un modo per distrarsi dal pensiero costante del terremoto, dell’aver perso tutto.

Appena rientrata, ho ripreso a ballare anche all’Aquila.





Si dice che nessuna danza riesca a raggiungere, come fa il tango, lo stesso livello di comunicazione tra i corpi. In che modo questo può aiutare a superare la fase di disgregazione sociale post sisma che sta vivendo la città?

Dico sempre che il tango è una meditazione. Una volta imparata la tecnica di base, tra le persone si instaura una comunione, attraverso l’abbraccio, che porta ad abbandonarsi totalmente alla musica. Si dimentica ciò che si ha nella mente, i pensieri scompaiono…

Un ballo terapeutico…

Va molto in voga ultimamente proprio la tango-terapia. Ben presto arriverà anche in Italia. Farebbe proprio bene a tutti gli aquilani, per rilassarsi, abbandonarsi  in quel momento magico fatto di abbraccio e musica.

La passione per il tango com’è nata?

Come diceva Maradona, gli argentini hanno qualcosa di simile ai napoletani, come la musica nel sangue.

Mi sono appassionata a questa danza dieci anni fa, senza pensare minimamente all’insegnamento. Invece in seguito mi sono specializzata e ora insegno presso la scuola “L’Aquila danza”.

Per il futuro, ci sono ancora nuovi progetti legati al b&b e al tango?

Per ora sono un po’ stanca, ho anche 60 anni..! (ride)

Ora c’è il saggio di fine anno dei miei allievi. Poi si vedrà…

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