L’AQUILA – L’Abruzzo è “regione inadempiente” sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), agli ultimi posti della classifica nazionale, una regione nella quale, nel 2024, il 12,6% dei cittadini, cioè quasi 160 mila persone, ha dichiarato di aver rinunciato ad una o più prestazioni sanitarie (media Italia 9,9%), con un incremento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2023.
È quanto emerge dall’ottavo rapporto sul Servizio sanitario nazionale della fondazione Gimbe che ha analizzato i dati della regione alle prese con il pesante deficit sanitario che potrebbe sforare quota 100 milioni a fine 2025.
Dati che per il Pd “certificano il fallimento della governance regionale”, consegnando “un quadro impietoso e profondamente allarmante dello stato di salute del Servizio Sanitario regionale e nazionale”, a causa di “anni di definanziamento, scelte sbagliate e incapacità di programmazione”. Una ricostruzione subito smentita dall’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì: “È piuttosto spiacevole dover fare continue puntualizzazioni, ma anche nel caso del rapporto Gimbe e del presunto numero di abruzzesi che rinuncerebbe alle cure, il PD continua a diffondere stime facendole passare per numeri reali e soprattutto senza approfondire da dove derivi quel dato, che se fosse vero implicherebbe problemi ben più seri di quelli legati ad un’indagine statistica”.
Nel 2023 – si legge nel rapporto -, il punteggio totale degli adempimenti della Regione ai Lea, ovvero le prestazioni che il Ssn eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, è di 182 (punteggio max 300).
Secondo l’analisi Gimbe, l’Abruzzo si posiziona 18esima tra le regioni e province autonome ed è risultata inadempiente secondo il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg), con un punteggio insufficiente in due delle tre aree monitorate (prevenzione collettiva e sanità pubblica e assistenza distrettuale).
Rispetto al 2022 (anno in cui la Regione è risultata comunque inadempiente), nel 2023 il punteggio totale della Regione è peggiorato (-2).
Per quanto riguarda la mobilità sanitaria, nel 2022 si rileva un “saldo negativo rilevante”, pari a -104,1 milioni di euro, in riduzione di 4 milioni rispetto al 2021.
“Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private – scrive Gimbe – è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in undicesima posizione con le strutture private che erogano il 43,9% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,4%)”.
Il 2023, secondo il rapporto, certifica un’Italia spaccata: solo 13 Regioni rispettano i Lea.
Al Sud si salvano solo Puglia, Campania e Sardegna. La “cartina al tornasole” degli adempimenti Lea è la mobilità sanitaria che nel 2022 vale oltre 5 miliardi di euro: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre il 78,8% del saldo passivo si concentra in cinque Regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e nel Lazio.
In regione, inoltre, rivela ancora il rapporto, l’aspettativa di vita alla nascita (dati 2024) è pari a 83 anni (media nazionale 83,4). Per quanto riguarda il riparto del Fondo sanitario nazionale (Fsn), nel 2023 (anno in cui sono stati modificati i criteri di riparto) in Abruzzo è stato pari a 2.132 euro pro capite.
Rispetto al 2022 la regione ha registrato un incremento del Fsn pro-capite di 88 euro, superiore alla media nazionale di 71 euro: la regione ha ricevuto 2.214 euro pro-capite, cifra superiore alla media nazionale di 2.181 euro.
Nel rapporto viene analizzata anche la situazione del personale sanitario: nel 2023, a livello regionale si registrano 12,6 unità ogni 1.000 abitanti (media Italia 11,9). In particolare, si registrano 2,17 medici dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 1,85) e 5,12 infermieri dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 4,7); il rapporto medici-infermieri è pari a 2,36 (media Italia 2,54).
Per quanto riguarda il Pnrr (dati Agenas al 30 giugno 2025 e che riguardano servizi e strutture finanziati con risorse Pnrr e con risorse diverse dal Pnrr), per le Case della Comunità, a fronte di una programmazione complessiva di 42 strutture, al 30 giugno 2025 nessuna ha attivato alcun servizio.
Per le Centrali Operative Territoriali, al 30 giugno 2025 il 100% delle centrali è pienamente funzionante e certificato, mentre per gli Ospedali di Comunità, a fronte di una programmazione complessiva di 15 unità, sei, pari al 40%, sono stati dichiarati attivi dalla Regione.
PD: “AUMENTA CHI RINUNCIA ALLE CURE, ABRUZZO MAGLIA NERA SU LEA E CASE DI COMUNITA'”
Per il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale Silvio Paolucci e il segretario regionale del PD Daniele Marinelli: “Il nuovo rapporto Gimbe ci consegna un quadro impietoso e profondamente allarmante dello stato di salute del Servizio Sanitario regionale e nazionale”.
“Anni di definanziamento, scelte sbagliate e incapacità di programmazione – scrivono in una nota – stanno smantellando progressivamente un sistema pubblico nato per garantire un diritto costituzionale in Abruzzo e in Italia: quello alla tutela della salute. E il prezzo più alto lo stanno pagando i cittadini, costretti ad affrontare liste d’attesa interminabili, a rivolgersi al privato o addirittura a rinunciare a una o più prestazioni sanitarie, si tratta di 160.000 cittadini e cittadine. I dati regionali sono ormai allarmi: siamo la seconda regione d’Italia, con il 12.5 per cento di pazienti che abbandona le cure; restiamo inadempienti per i Livelli essenziali di assistenza; abbiamo potenti ritardi sulle case di comunità. Uno sfacelo certificato e di filiera, con il governo nazionale che negli ultimi tre anni ha tagliato 13 miliardi a un settore che andrebbe invece potenziato e quello regionale che ha tassato la comunità, a breve il secondo aumento disposto da Marsilio per coprire il deficit sanità ”,
“Il rapporto della Fondazione certifica, tra le altre cose, il crollo della spesa sanitaria pubblica, che nel 2024 in Italia si ferma al 6,3% del PIL, ben al di sotto della media OCSE – sottolineano gli esponenti PD analizzando il report della Fondazione – e il drammatico aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie, con oltre 5,8 milioni di persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, in Abruzzo la cifra passa da 120.000 (eravamo al 9,6 per cento) a 160.000, siamo la seconda regione d’Italia in cui ciò accade. Una situazione aggravata da una governance regionale incapace di affrontare le criticità strutturali del nostro sistema sanitario, con la mobilità passiva che continua a crescere, i Livelli Essenziali di Assistenza insufficienti e la fuga del personale sanitario, ormai siamo di fronte a un’emergenza. Tra i dati più preoccupanti segnalati da GIMBE figura anche l’inaccettabile ritardo nell’attuazione delle riforme territoriali previste dal PNRR da noi spesso denunciata: al 30 giugno 2025 solo il 4,4% delle Case della Comunità in Italia risulta effettivamente attivo con personale e servizi, l’Abruzzo ne dichiara 42 programmati, ma nessuno attivo. Siamo, poi, fra le Regioni fanalino di coda anche nell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico, con un tasso di adesione fermo all’1%. Sono numeri che parlano da soli e che dimostrano l’incapacità della giunta Marsilio di tradurre le risorse in servizi concreti per i cittadini”.
“Serve un cambio di passo radicale, che parta da un piano straordinario di rifinanziamento del sistema sanitario pubblico e da una vera programmazione regionale capace di investire su personale, strutture, medicina territoriale e digitalizzazione. La salute non può più essere trattata come una voce di spesa da comprimere, ma come un investimento strategico per il futuro del Paese e della nostra regione. Le azioni proposte sono chiaramente inefficaci: non possiamo accettare che la qualità dell’assistenza dipenda dal codice di avviamento postale. Servono atti concreti e immediati per garantire a tutte e tutti gli abruzzesi il diritto universale alla cura sancito dalla Costituzione”, concludono gli esponenti Pd.
VERI’: “DA RAPPORTO GIMBE SOLO STIME CHE PD SPACCIA PER NUMERI REALI”
“È piuttosto spiacevole dover fare continue puntualizzazioni, ma anche nel caso del rapporto Gimbe e del presunto numero di abruzzesi che rinuncerebbe alle cure, il PD continua a diffondere stime facendole passare per numeri reali e soprattutto senza approfondire da dove derivi quel dato, che se fosse vero implicherebbe problemi ben più seri di quelli legati ad un’indagine statistica”, replica l’assessore Verì.
“Già lo scorso anno – continua l’assessore – avevamo spiegato come si arrivava a quel dato, che non compare nella scheda del rapporto Bes dell’Istat dedicata alla sanità, bensì in quella finale del rapporto stesso, in cui vengono considerati fattori quali il quadro socio-economico, le reti viarie e i tempi per raggiungere i punti di erogazione dei servizi. Questo significa che non è stato fatto un sondaggio tra gli abruzzesi dal quale è emerso quel numero, ma applicando queste variabili si arriva a quella stima, che resta appunto tale e non rappresenta un numero reale, ma lo scenario peggiore che funge da base per gli atti di programmazione nazionali e regionali. Tra l’altro nel rapporto Bes 2024 alla voce ‘salute’ per l’Abruzzo si parla di punti di forza, come emerso del resto anche nel rapporto Crea presentato all’Aquila nelle scorse settimane”.
E per Verì appare evidente – si legge in una nota – c”he non è possibile che ci siano 160mila abruzzesi (compresi neonati e ultracentenari, perché Gimbe non suddivide per fasce d’età il dato), su una popolazione di un milione e 200mila abitanti, che non si recano in ospedale o dal proprio medico per farsi curare un problema di salute. Le conseguenze sociali sarebbero state devastanti, anche sotto il profilo della mortalità e dell’aspettativa di vita”.
“Sicuramente – aggiunge – ci sono ancora delle zone della nostra regione che sono più penalizzate nell’accesso ai servizi e su questo aspetto il governo regionale si è impegnato su più fronti: mantenendo aperti gli ospedali più piccoli e programmando una rete di assistenza territoriale diffusa, superando anche i rigidi parametri del DM77”.
Ma l’assessore fa anche riferimento ai dati riguardanti gli investimenti Pnrr e il fascicolo sanitario elettronico: “Sul Pnrr siamo in linea con i cronoprogrammi stabiliti a livello ministeriale e per quanto riguarda il fascicolo sanitario elettronico è stato già ribadito più volte che la Regione, dal 2020 in poi, ha privilegiato strumenti alternativi di sanità digitale, più flessibili e fruibili, che sono stati utilizzati almeno una volta da un abruzzese su due. Strumenti che stiamo gradualmente integrando nel fascicolo sanitario elettronico”.
- SANITA’: GIMBE, “ABRUZZO INADEMPIENTE SUI LEA,
IN 160MILA HANNO RINUNCIATO A CURE”L'AQUILA - L'Abruzzo è "regione inadempiente" sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), agli ultimi posti della classifica nazionale, una regione n...