TELEFONATA REGISTRATA TRA DI GIOSIA E D’ALFONSO, PROCURA DI TERAMO HA APERTO INCHIESTA

10 Maggio 2024 08:19

Regione - Cronaca

TERAMO – La Procura di Teramo ha aperto un’inchiesta, contro ignoti, a seguito dell’esposto presentato dalla Asl di Teramo, per la registrazione di una conversazione privata, poi divulgata,  tra il deputato del Partito democratico, Luciano D’Alfonso, ex presidente della Regione, con il direttore generale, in quota Lega, Maurizio di Giosia.

Le indagini sono condotte dalla Guardia di finanza che avrebbe ascoltato diverse persone.

Un episodio che aveva infiammato la campagna elettorale delle elezioni regionali, che hanno poi riconfermato il centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, contro il candidato del campo largo del Pd, Luciano D’Amico.

L’ex presidente della Regione aveva preso di mira Di Giosia, per la sua “non terzietà”, in qualità di tecnico, in campagna elettorale, e dopo averi inviato a tutti i dg della Asl una lettera, ha anche organizzato un comizio itinerante, fuori la sede della Asl teramana, con dieci domande da sottoporre a Di Giosia, in particolare di alcune partecipazioni del dg ad eventi elettorali del centrodestra. E ha dunque tenuto un comizio, con carriole megafono, annunciata anche a firma del  misterioso onorevole Giustinella da Roccacasale, a “salvaguardia della libertà degli operatori della sanità e del diritto alla salute al riparo dalle prepotenze della Regione scadente”.

Ad annunciare invece l’esposto era stato lo stesso Di Giosia, in un comunicato ufficiale della Asl.





Ecco i passaggio salienti:  “sono stato destinatario di una telefonata, della durata di poche decine di secondi, dal senatore D’Alfonso, poi diffusa, in circostanze che potrà chiarire l’Autorità inquirente, ove si profilino fatti di reato, ad un numero notevolissimo di persone, pur dovendo rimanere riservata come si conviene per qualsiasi corrispondenza”.

E ha aggiunto, “a tutela della mia reputazione, sento la necessità di chiarire che la telefonata, come accade per ogni breve conversazione, si è svolta attraverso una sorta di sovrapposizione di registri e di contenuti comunicativi: dal canto mio ho voluto tranquillizzare subito il senatore, proclamatosi nella lettera custode della legalità, che non avrei assunto (come ritengo non abbiano assunto i miei colleghi) alcuna iniziativa irrispettosa della legge o dal vago sentore di partecipazione all’agone politico”.

E ancora, “le mie dichiarazioni telefoniche, nell’intreccio fitto di un dialogo durato pochi attimi, si sono rivelate però incongruenti rispetto al nucleo del messaggio, ordito con una tecnica allusiva. Dopo avermi esortato a ‘distinguermi’,  il senatore D’Alfonso ha aggiunto: ‘io voglio salvare Maurizio Di Giosia mi raccomando… non possiamo ricominciare da capo io voglio salvaguardare la tua autonomia’”, Affermazioni, ha commentato Di Giosia che “mi sono parse poco consone rispetto all’etica legalitaria che ispira la lettera del 28 febbraio, la esortazione ‘mi raccomando’, ripetuta più volte, sprovvista di oggetto. Il senatore D’Alfonso, che non riveste alcuna funzione nella politica regionale della sanità, ha espresso una volontà salvifica (‘io voglio salvare Maurizio Di Giosia, non possiamo ricominciare da capo, io voglio salvaguardare la tua autonomia’) che nell’apparente ambivalenza devo ritenere teso alla prospettazione di futura conferma nella mia funzione anche nel caso di modifica del colore della regione all’esito della consultazione elettorale, avuto riguardo alla stretta connessione con l’espressione ‘mi raccomando’ ripetuta, senza complemento oggetto, nella conversazione per ben cinque volte”.

Ad esprimere piena solidarietà a Di Giosia, è stato, come scontato che fosse, anche il candidato presidente Marsilio, parlando di un direttore generale “minacciato, blandito e successivamente oggetto della diffusione di una conversazione privata tesa evidentemente a minarne la reputazione e l’onorabilità”, accusando D’Alfonso del “costante tentativo di provocare la rissa, di abbassare il livello del confronto, di inquinare i pozzi di una civile campagna elettorale con bugie e menzogne a tutto spiano”.

Non si è fatta attendere la replica di D’Alfonso:  “Il presidente in scadenza straparla di minacce e aggressioni, evocando persino l’intervento dei giudici. Lo tranquillizzo: non minaccio e non aggredisco alcuno, ma non posso tacere davanti a irregolarità di vario genere compiute violentando le istituzioni”.

E aveva aggiunto, “a proposito di interventi della magistratura, sarebbe il caso che si indagasse sul ‘non cantiere’ allestito davanti al centro Asl di San Valentino, che non ha le carte a posto per il piano di sicurezza dei ponteggi, e magari anche su quello per l’allungamento per la pista dell’aeroporto d’Abruzzo, che a quanto pare dopo l’inaugurazione in vanga magna è rimasto deserto”.





 

 

 

 

 

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