ARAP: DENUNCIA CHOC ”BILANCIO FALSO”, FEBBO, ”ISTERIE DA DISTACCO”

22 Giugno 2019 18:16

Regione - Politica

PESCARA – Un'autodenuncia quella di Giampiero Leombroni, presidente dell'azienda regionale che si occupa di attività produttive (Arap), di fatto esautorato dalla giunta di centrodestra in base al meccanismo dello spoil system ma, ufficialmente, ancora al suo posto anche se il tempo che gli resta è davvero poco.

“Il bilancio dell'Arap è falso”: così, come riporta Il Centro, il manager scelto cinque anni fa dal centrosinistra ha deciso di uscire di scena con una lettera choc inviata al governatore Marco Marsilio e al presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri.

Sulla questione oggi è intervenuto l'assessore regionale alle Attività produttive Mauro Febbo che lo ha definito un fatto “gravissimo che il presidente del Consiglio di Amministrazione di un Ente Pubblico dichiari la non genuinità del documento finanziario senza la sua preventiva analisi e relativa approvazione da parte dell’organo collegiale”.

Una lettera che ora potrebbe finire anche in procura per il passaggio molto pesante sul presunto falso in bilancio. È clamorosa la denuncia del presidente che, dal primo luglio, si riterrà dimissionario a tutti gli effetti e, di conseguenza, non firmerà più nessun atto: neppure i mandati di pagamento degli stipendi ai dipendenti Arap, precisa Il Centro, bloccando così le attività produttive curate dalla Regione Abruzzo.





“Con l'occasione evidenzio come il progetto di bilancio dell'esercizio 2018 esponga situazioni non veritiere”: questo il passaggio chiave della lettera, riportata dal quotidiano, che comincia con uno sfogo.

“Faccio seguito alla nota del 14 marzo e del 10 aprile, entrambe senza riscontro, per confermare l'ulteriore aggravamento della condizione gestionale dell'Azienda intestata”, esordisce Leombroni che, subito dopo, lancia il primo siluro.

“Per impedire il venir meno della responsabilità legale connessa alla sottoscrizione di atti gestionali indifferibili, ho continuato ad assicurare il sostegno alle attività ordinarie dell'ente, anche nella prospettiva dell'imminente esame del progetto di bilancio dell'esercizio 2018 e, ancor più, nella speranza di poter finalmente sottoscrivere gli atti di alienazione degli immobili dell'ex Villeroy e Boch in Teramo con il correlativo introito di somme da destinare al pagamento dei debiti fiscali e contributivi inopinatamente generati nell'importo di circa sei milioni di euro”.

Una somma che lo espone a rischi, forti rischi che però lui non vuole assolutamente accollarsi.





“Devo manifestare la mia viva preoccupazione circa gli esiti che l'esposizione nei confronti dell'Erario, nell'entità segnalata e con il possibile aumento del suo importo, può generare in termini di responsabilità presso l'autorità giudiziaria e la magistratura contabile”.

Nella lettera c'è un secondo sfogo: “Da oltre un anno, alle continue rassicurazioni del responsabile della gestione operativa sull'imminenza della definizione di atti utili per scongiurare le responsabilità penali e contabili del sottoscritto, e di tutti gli altri amministratori, nulla accade e il differimento al “mese successivo ” è diventato il ritornello ascoltato in ogni occasione formale e informale di comunicazione al Cda, lasciando presagire l'imminente raggiungimento del punto di “non ritorno” gestionale e finanziario”. Ma ora dico basta: scrive in sintesi il manager che lancia la sua bomba.

“Evidenzio come il progetto di bilancio dell'esercizio 2018, acquisito il 13 giugno scorso, esponga, ad un primo sommario esame che approfondirò nei prossimi giorni, situazioni non veritiere sia dello stato patrimoniale che del conto economico dell'ente. Con l'ulteriore aggravante – sottolinea Leombroni – di averlo trasmesso ad alcuni Istituti bancari nell'ambito di un processo di ristrutturazione del debito». È questo il passaggio delicatissimo riferito al quinto bilancio dell'Arap di cui Leombroni si è occupato nei suoi primi due anni da commissario e nei tre successivi da presidente. Possibile che solo ora si sia accorto dei conti che non tornano?

Il finale della lettera è un avvertimento: “Prego di prendere atto delle mie dimissioni alla data del 30 giugno prossimo. Procederò, con effetto immediato, al ritiro della mia firma dagli atti di qualsiasi natura”.

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