TORNIMPARTE: RIVIVE “JU CALENNE” IL MAGICO RITO DELLA PRIMA NOTTE DI MAGGIO

di Gianpiero Giancarli

28 Aprile 2024 18:11

L'Aquila - Cultura

TORNIMPARTE – Torna anche quest’anno nella notte tra il 30 aprile e l’alba del primo maggio, a Tornimparte (L’Aquila)  il magico rito de “Ju calenne”.

Il rito dell’albero di maggio, la cui origine si perde nella notte  dei tempi, è promosso da tutte le associazioni del paese con il coordinamento della Pro loco, dalla confraternita popolare Ju calenne e il patrocinio del Comune. Una folla di gente  abbatte un albero, che simboleggia la vita, e lo porta a spalla davanti al sagrato della chiesa  al suono delle campane. L’albero, un pioppo, vi rimane piantato per tutto il mese di maggio: viene segato in tronchi, venduto all’asta e il ricavato devoluto per la festa del patrono.





“Il grande albero”, scrive in un articolo di cui riportiamo  brevi stralci, Vincenzo Gianforte,  impareggiabile  conoscitore di questo tradizionale evento,”cammina dal bosco verso la chiesa sulle spalle degli uomini in una sorta di  millepiedi gigante che trasuda di sforzi e fatica, Una volta innalzato sulla chiesa di San Panfilo resta così piantato fino al giorno dell’ascensione”. Il rito è regolato da una serie di norme non scritte ma tramandate.

“La notte tra il 30 aprile e il primo maggio”, si legge ancora nel testo, “dunque, si pianta ju Calenne; due giorni prima  il giorno che i romani dedicarono alla dea Flora e nel quale nella frazione di Villagrande si festeggia il patrono San Panfilo”.

“Tornando al rito, dopo la  preparazione,  il gruppo dei maggiaioli si avvia con torce, funi  e accette in silenzio per non attirare l’attenzione del proprietario del terreno in cui la pianta è stata individuata, che non deve sapere, verso il bosco a incontrare la pianta…  che sembra quasi aspettare la visita. E’ stata, d’altra parte, scelta dal capo dei maggiaioli il giorno di San Panfilo. Dopo il segno della croce l’accetta passa di mano in mano in un collettivo di lavoro di fatica solidale fino alla caduta finale della pianta che viene così liberata dei rami laterali mentre i vecchi incitano i giovani ad “assaggiarne” il peso alzando l’albero sino alle ginocchia. Quando si è convinti di dominarne il peso un urlo collettivo accompagna lo sforzo finale di issarla sulle spalle. Si parte verso la chiesa sui sentieri di campagna tra il profumo dell’erba festa e l’aria frizzante della notte: ancora gridi di esortazione si alternano a improvvisi silenzi.  L’incitamento, reso rauco dalla fatica e dal sudore, del capo dei maggiaioli,  determina il ritmo del passo  sino alla chiesa. Arrivati sul sagrato, con un sistema complesso di corde, l’albero di maggio si erge: il suono delle campane può finalmente avvisare la popolazione che tutto si è svolto bene e prima dell’alba”.





“Tornimparte”, si legge ancora nel testo di Gianforte, “è geloso protettore delle tradizioni del mondo agricolo e pastorale  e le conserva nel segno di una memoria antica rinverdita che aiuta a ritrovare le radici della sua comunità…. La pro loco in prima fila, ma anche i circoli culturali, le scuole e la  comunità tutta sono impegnati nell’opera di conservare la memoria delle nostre tradizioni  per costruire un futuro migliore”.

 

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