FOIBE: CIMORONI ”IO MALE INTERPRETATA”, DA DESTRA OPUSCOLI PROVOCATORI

di Alessia Centi Pizzutilli

23 Dicembre 2017 17:43

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – “Le mie parole sono state male interpretate, in quanto decontestualizzate da un discorso molto più ampio. Dire che le Foibe se le siano cercate i fascisti non vuole giustificare la violenza, ma sottolineare un concetto ben diverso, e cioè che la violenza genera altra violenza e so di cosa parlo: è un pezzo di storia che conosco in maniera personale, poiché sono figlia e nipote di istriane”.

Lo spiega ad AbruzzoWeb il consigliere comunale dell’Aquila, Carla Cimoroni (L’Aquila chiama), commentando l’azione provocatoria dei colleghi di maggioranza Francesco De Santis (Noi con Salvini) e Daniele D'Angelo (Benvenuto Presente) che, nei giorni scorsi, al termine di una seduta di commissione, hanno lasciato sui banchi dell'opposizione degli opuscoli storici dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, “nella speranza che la storia, letta senza odio di parte, possa insegnare loro le violenze fisiche subite dalle ragazze istriane”.

Il malinteso, comunque destinato a chiudersi qui, si è creato durante un'iniziativa dell'associazione partigiani (Anpi), dove la Cimoroni è intervenuta sull’argomento Foibe con una frase che, come lei stessa ammette, “voleva essere forte”.





“Durante il mio discorso ho anticipato che le parole che stavo per dire sarebbero state dure, ma funzionali rispetto al tema al centro dell’incontro – ammette a questo giornale – Si stava parlando di fascismo militante e delle azioni violente messe in atto con il blitz sotto la sede del quotidiano la Repubblica, dove i militanti di Forza Nuova, a volto coperto, hanno lanciato fumogeni e minacciato il giornale”.

Tanta polemica hanno sollevato le parole della Cimoroni sull'”essersele cercate”, che il consigliere della coalizione civica, per correttezza di informazione e per rispondere ai tanti commenti negativi e insulti sul proprio profilo Facebook, ha deciso di pubblicare l’intervento completo.

“C’è stato subito un tam tam mediatico, per cui sono stata insultata e anche minacciata sui social – racconta – A queste persone ho voluto dare la possibilità di capire quello che davvero avevo detto e non ciò che è stato interpretato, pubblicando per intero il mio intervento”.





La Cimoroni sorride quando le viene chiesto un commento sull’azione di De Santis e D’Angelo e spiega: “Io ci sono nata con le Foibe, ho un interesse personale e conosco in prima persona i fatti, perché mia nonna e mia madre li hanno vissuti: mia nonna è nata nell'isola di Veglia, oggi Krk, nel 1920 ed era terrorizzata dai comunisti titini, ma non per questo fascista – aggiunge – Lasciò l'Istria per venire all’Aquila con mio nonno e mia madre, che aveva appena 9 mesi. Non credo che un opuscolo possa aumentare la mia conoscenza dei fatti, ma lo leggerò”.

Dall’altro lato, i due consiglieri di maggioranza hanno voluto spiegare il loro gesto: “Abbiamo voluto lasciare questi libricini ai consiglieri d'opposizione – spiegano – nella speranza che la storia, letta senza odio di parte, possa insegnare loro le violenze fisiche subite dalle ragazze istriane, tragica in tal senso la storia di Norma Cossetto, così come il sangue, il dolore, la sofferenza, l'agonia dei nostri connazionali uccisi dai partigiani titini. Chi arriva a dire 'le Foibe se le sono cercate' dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa”.

Una foto, postata sui profili Facebook dei consiglieri di destra, che subito ha fatto il giro del web. De Santis sul post scrive: “Io e il consigliere D'Angelo abbiamo lasciato sui banchi della sinistra aquilana l'opuscolo, con la speranza che leggere la storia, possa aiutarli a comprendere il sangue, il dolore, la sofferenza dei nostri connazionali. Mai più foibe, mai più comunismo”.

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