MAXISTIPENDI, TANGENTI E SPESE ALLEGRE: LA PROCURA STRINGE SULL’ATER DI CHIETI

di Filippo Tronca

23 Luglio 2014 07:15

Chieti - Cronaca

CHIETI – Ci sarebbe anche l’iscrizione all’albo dei giornalisti per l’ex direttore Domenico Recchione, tra le presunte “spese allegre” dell’Ater di Chieti, dove da settimane la Guardia di finanza passa al setaccio atti e documenti che potrebbero risultare utili alle indagini sui debiti milionari accumulati dell’ente regionale che gestisce le case popolari.

Una situazione che ha portato a non pagare stipendi ai dipendenti e a spettanze alle aziende costringendo la Regione Abruzzo, azionista di maggioranza, a dichiarare lo stato di dissesto finanziario azzerando i quadri politici e tecnici.

I finanzieri stanno intensificando gli sforzi, tanto che nell’ufficio dell’ex direttore sono stati posti i sigilli: ogni giorno vi lavorano uomini delle Fiamme Gialle che esaminano la documentazione sequestrata.

Tanto che potrebbe essere vicina la svolta in una delle due inchieste che hanno sconvolto l’ente.

Rimosso da poche settimane in seguito all’azzeramento dei quadri innescato dalla dichiarazione di stato debitorio da parte della Regione, Recchione è salito agli onori delle cronache per il suo stipendio di 324 mila euro lordi a cui si aggiungono il 23 per cento di trattamento pensionistico e, nel 2013, circa 53 mila euro di arretrati.





Un emolumento superiore a quanto percepito dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e quello italiano, Giorgio Napolitano.

L’INCHIESTA SUI DEBITI ATER

L’inchiesta sui debiti milionari dell’Ater è partita dalla consegna della documentazione e dalle segnalazioni dell’attuale commissario, Gabriella Gabini, che era amministratore unico all’epoca dell’esplosione del caso del mega stipendio del direttore e di altri dirigenti.

Oltre alle spese di rappresentanza, in particolare per viaggi e pasti, lievitati negli ultimi anni, secondo quanto si è appreso sarebbe spuntata, come accennato, anche un’iscrizione all’Ordine dei giornalisti da parte di Recchione a carico dei conti dell’ente regionale, che non troverebbe una giustificazione nelle funzioni istituzionali proprie di un direttore che si occupa di case popolari.

L’indagine intende, però, soprattutto appurare l’utilizzo che è stato fatto di circa 4 milioni di euro (che si aggiungono agli altri 4 milioni di debito certificato) incassati dall’Ater dalla vendita di alloggi popolari e beni immobili.

Come impone la legge 560 del 1993, quei soldi dovevano essere depositati presso un conto corrente della Banca d’Italia, per poi essere destinati alla costruzione di nuove case popolari e alla manutenzione di quelle esistenti, bisognose di interventi urgenti, sulla base di una programmazione fatta dall’Ater e approvata dal Consiglio regionale.

Parte di questi fondi sarebbero stati anticipati per lavori di ristrutturazione dopo il sisma del 6 aprile 2009, e in questo caso si tratterebbe solo di un anticipo poi ristorabile con gli indennizzi statali. Cosa ben diversa sotto il profilo della correttezza amministrativa, se quei fondi sono stati utilizzati per far quadrare i bilanci di un ente che per anni ha speso, soprattutto per stipendi e costi di gestione, più di quello che incassava dai canoni delle case popolari.





L’INCHIESTA “SHINING LIGHT”

Si attendono sviluppi anche della seconda inchiesta che coinvolge l’Ater di Chieti, “Shining light”, che ha portato nel luglio 2013 in carcere, tra gli altri, l’ex amministratore unico dell’Ater teatina, Marcello Lancia, accusato di aver incassato una presunta tangente.

Esponente di spicco della destra di Sulmona e dipendente regionale, per un brevissimo periodo Lancia è stato anche responsabile di segreteria del gruppo consiliare di Forza Italia in Regione Abruzzo, di cui capogruppo era a conclusione della passata legislatura Lorenzo Sospiri.

Il nuovo capogruppo, Mauro Febbo, non gli ha riconfermato l’incarico, aprendo così all’interno del gruppo un probabile conflitto politico, tenuto conto che Lancia vanta una militanza di lungo corso nel partito e appoggi influenti.

La procura della Repubblica di Pescara ha chiuso a metà giugno il primo troncone che vede indagati con l’accusa a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione Ezio Di Cristoforo, presidente dell’Aca, Lorenzo Livello, direttore tecnico dell’Aca Spa, William Basciano, tenente-colonnello dell’esercito in servizio a Pescara, Salvatore Tasso, geometra del Comune di Montesilvano.

Si attendono invece imminenti sviluppi per l’altro filone di indagine, che vede indagato l’ex commissario Ater Lancia, insieme all’architetto Ernesto Marasco e al geometra Alessandro Faraone.

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