CALDO E LAVORO: “PROTOCOLLO COME PER IL COVID”, PROTESTA SINDACATI ANCHE IN ABRUZZO

COBAS VASTO PROCLAMANO SCIOPERO, "FABBRICHE SONO DIVENTATE FORNI". PEPE, "REGIONE ABRUZZO APPROVI ORDINANZA D'URGENZA PER CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA"

24 Luglio 2023 07:45

Italia - Lavoro

ROMA – “Non c’è tempo da perdere: l’emergenza caldo sui luoghi di lavoro va affrontata con urgenza”.

I sindacati mettono alle strette il governo, che si è preso tempo fino a martedì, al tavolo convocato dal ministero del Lavoro con le parti sociali, per annunciare gli strumenti per fronteggiare la situazione.

I Cobas di Vasto per le mancate disposizioni aziendali, hanno proclamato uno sciopero di 8 ore su tutti i turni il 25 luglio, in tutti gli stabilimenti del Gruppo NSG, Pilkington, Primo e Bravo.

“Abbiamo atteso invano le richiesta fatte dai lavoratori ai RLS, sui criteri adottati dall’azienda sul microclima e come ridurre le sensazioni di caldo afoso di questi giorni all’interno dei capannoni di Pilkington, Primo e Bravo.  Sono passati ormai due settimane senza nessuna risposta e come ogni anno i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni disumane, con temperature sempre più elevate rispetto a quelle dichiarate, con un alto tasso di umidità e nessun piano per arginare i picchi di forte calore”,  si legge nella nota.

Interviene anche il consigliere regionale del Partito democratico, Dino Pepe, che rilancia la sua risoluzione n presentata lo scorso 18 luglio e ne sollecita l’approvazione, perchè “dinanzi ai fatti che stanno emergendo anche nella nostra regione e che vedono non solo i settori tipicamente esposti quali l’edilizia e il lavoro nei campi ma anche fabbriche che divengono forni e altri ambiti dove non vi è un ambiente climatizzato, è dovere della Giunta Regionale attivarsi con una specifica ordinanza come hanno fatto le Regioni Calabria, Campania, Puglia”.

Le proposte sul tavolo vanno dal ricorso alla cig per ondate di calore, al ritorno allo smart working, fino alla fornitura di dispositivi di protezione individuale ad hoc e supporti anticalore. Si starebbe lavorando ad un protocollo sul modello di quello fatto ai tempi del Covid, con indicazioni sull’organizzazione del lavoro, cui far seguire un decreto con misure di immediata realizzazione (da far confluire come emendamento in qualche provvedimento già in conversione).

Anche in Abruzzo la Fiom Cgil ha chiesto a tutte le aziende del settore metalmeccanico “di predisporre le azioni fondamentali a garantire buone condizioni di lavoro, per evitare il rischio di malori di lavoratrici e lavoratori (un paio di casi purtroppo già verificatisi)”.

Al Ministero guidato da Marina Elvira Calderone i tecnici sono al lavoro sulle molteplici richieste arrivate dalle parti sociali, ma al momento appare difficile che qualcosa si concretizzi prima dell’incontro di martedì (fissato alle 10.30 in video collegamento).

Il Consiglio dei ministri questa settimana non è ancora stato convocato, ma non si dovrebbe andare oltre mercoledì pomeriggio, visto che da giovedì la premier Giorgia Meloni è in visita negli Stati Uniti.

L’idea che si proceda con un protocollo d’intesa, che vede favorevole il leader degli industriali Carlo Bonomi, non convince però affatto i sindacati. Che chiedono interventi immediati perché la situazione è ad alto rischio.





“Bisogna agire con urgenza, martedì è già tardi”, avverte la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David: “bisogna allargare a tutti i lavoratori e le lavoratrici la cassa per ondate di calore”. Ed è questa la soluzione che si aspetta dal tavolo di martedì: “Mi auguro che all’incontro la ministra Calderone arrivi con le risorse necessarie per consentire ai lavoratori di fermarsi e non lavorare: per fermarsi c’è uno strumento ed è quello di allargare a tutti la cassa”.

Risposte adesso, non a settembre, quando il problema sarà superato, chiede anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, che propone di “interrompere il lavoro quando si supera la soglia dei 33 gradi”.

“Stiamo discutendo con il governo per definire misure e provvedimenti finalizzati ad assicurare elementi di vera tutela, di cura e di assistenza”, sottolinea il leader della Cisl Luigi Sbarra.

La Coldiretti, invece, che nei giorni scorsi ha frenato sulla cig, punta su una misura per salvare i raccolti: orari di lavoro flessibili. E tra azioni di protesta dei lavoratori e Regioni che corrono ai ripari con proprie ordinanze, anche la politica va in pressing sul governo, con il Pd che sollecita la ministra Calderone ad attivarsi e Avs che accusa l’esecutivo di non aver dato risposte all’altezza della situazione.

LA NOTA DI PEPE:  “TUTELIAMO LAVORATRICI E LAVORATORI”

Nei prossimi giorni è prevista una seconda ondata di caldo e di questi fenomeni ve ne saranno anche nelle prossime estati: è per tale ragione che sulle misure da adottare a tutela dei lavoratori proseguono e sono già calendarizzati incontri a livello di Governo e nei territori. Si tratta di confronti appositamente dedicati e volti ad individuare interventi per evitare che la calura generi ulteriori infortuni e problematiche in termini di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In questi giorni tanti sono stati i casi di emergenza riscontrati sino agli esiti fatali. 

Non era quindi affatto risolto il tema la scorsa settimana quando ho proposto di discuterne e lo dimostrano, appunto, tutti i passaggi che si stanno ancora sviluppando. Vi sono quindi tutti i presupposti e i motivi di urgenza perché, nell’esercizio del nostro ruolo di consiglieri regionali, si trovi la strada per fare in modo che la Regione Abruzzo intervenga se possibile anche meglio di quanto hanno già fatto altre regioni.

Un intervento necessario e urgente seguendo il solco di quanto emerso in questi giorni e di ciò che viene sollecitato non solo dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori ma anche dal mondo delle Imprese e da Confindustria che, peraltro, considera  necessario che ci si attivi esattamente come accadde nell’emergenza Covid.

Per queste ragioni sarà mia cura riprendere e seguire la risoluzione n.87/V presentata il 18 luglio scorso con riferimento all’art.32 della Legge 833/78 per discuterla nell’ambito dei lavori della Quinta Commissione.

Dinanzi ai fatti che stanno emergendo anche nella nostra regione e che vedono non solo i settori tipicamente esposti quali l’edilizia e il lavoro nei campi ma anche fabbriche che divengono forni e altri ambiti dove non vi è un ambiente climatizzato, è dovere della Giunta Regionale attivarsi con una specifica ordinanza come hanno fatto le Regioni Calabria, Campania, Puglia, nonché indicare e promuovere anche di concerto con i Sindaci e nel raccordo con Associazioni di Impresa e organizzazioni sindacali dei lavoratori ogni utile azione avendo in mente con chiarezza che poter accedere – sin dal 2017 e per le sospensioni di attività legate al caldo – alla Cassa Integrazione Ordinaria a copertura economica delle ore non lavorate, non ha frenato l’attenzione né ha impedito il verificarsi di infortuni anche gravi e ciò proprio perché la Cassa Integrazione arriva se il datore di lavoro sceglie di sospendere l’attività e farne domanda: prima di tutto viene quindi la necessità di sospendere certe lavorazioni se sussistono condizioni di caldo insostenibile e poiché sappiamo bene che in molti casi non è così naturale attivare procedure di CIG il punto è ora attenzionare tutto il mondo del lavoro e fare in modo che siano tutelati anche gli ultimi. Altro che questioni risolte! Discutiamo al più presto la mia risoluzione!





LA NOTA DEI COBAS DI VASTO

L’unico rimedio, una bottiglietta d’acqua in qualche caso anche “calda”, integratore di sali minerali (per chi lo può assumere) e qualche ventilatore.

Ad aggravare la situazione ci sono i cambi produzione nelle ore più calde e nessun piano per evitare che avvengano nelle ore meno afose, come da noi proposto già da qualche anno.

Le assenze programmate (104, Ferie, Permessi Parentali ecc.), aggiunte alle assenze per malattia, fanno si che lavoriamo costantemente sotto organico. I meccanici e gli elettricisti fanno salti mortali per ripristinare le linee che si fermano a causa dei continui scatti termici,mentre i tradizionali DPI, come i guanti in dotazione, non sono sufficienti per prendere i vetri che uscendo dai forni di curvatura non si riescono a portare a una temperatura accettabile.

In questi giorni sono arrivati nuovi particolari in stabilimento e la richiesta del Plant TGH è di lavorare per un periodo su base volontaria,6 giorni su sette sul turno di mattina. Mentre INPS e INAIL danno delle linee guida per il microclima quando la temperatura supera i 35 °C, diventa particolarmente gravosa la situazione per i lavoratori nei due forni fusori FLOAT- SS1 e SS2, dove le temperature all’esterno della sala controllo vanno da un minino di 40 °C ad oltre 65 °C, a tutto ciò si aggiunge il forte disagio degli straordinari per la sostituzione dei colleghi in ferie e quelli per i cambi colore.

Più volte negli anni precedenti è stato chiesto all’Azienda e alle varie RSU che si sono succedute, di regolamentare i ritmi di pause e lavoro durante i lavori più gravosi per evitare danni da stress termico, ma mai nessuno ha dimostrato la volontà di rivedere e rendere noto il documento di valutazione dei rischi per salvaguardare al massimo la salute dei lavoratori interessati.

Anche da un punto di vista igienico sanitario facciamo presente che, per ridurre i costi di gestione, da oltre un anno non vengono più effettuate le pulizie dei servizi igienici nei turni notturni, oltre che nelle giornate di sabato e festivi e che con il caldo di questi giorni le fanno diventare delle vere e proprie latrine,

Per i Cobas è inconcepibile chiedere ulteriori sacrifici ai lavoratori che finora hanno dato sempre segno di responsabilità e attaccamento al lavoro, ma a tutto c’è un limite, ora si rischia un vero collasso, lo sanno bene gli operatori dell’infermeria di stabilimento che ogni giorno sono alle prese con i numerosi lavoratori colti da malori improvvisi, mentre i responsabili dei vari Plant non sono affatto preoccupati, poiché seduti comodamente dietro le loro scrivanie a 25 °C costanti.

Per tutte queste ragioni, considerandole mancate disposizioni aziendali e le risposte da parte dei RLS, come prima iniziativa proclamiamo uno Sciopero Di 8 ore su tutti i Turni il 25 luglio 2023, in tutti gli stabilimenti del Gruppo NSG, Pilkington, Primo e Bravo

 

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