PESCARA – “Continuerò a lavorare per completare questa ampia alleanza”. L’appello lanciato martedì scorso nella sua prima uscita pubblica a Pescara, dal candidato presidente della Regione del campo largo del centrosinistra, il professor Luciano D’Amico ex rettore dell’Università di Teramo, aveva come interlocutore il convitato di pietra, ovvero Azione.
Come rivelato da Abruzzoweb, c’è infatti la concreta ipotesi che il partito del segretario regionale e deputato Giulio Cesare Sottanelli e del leader nazionale Carlo Calenda, possa correre da solo candidando come terzo aspirante presidente l’ex consigliere regionale ed ex parlamentare d’Italia dei valori, Carlo Costantini.
All’appello di D’Amico corrispondono dunque in queste ore frenetiche trattative per riportare dentro la coalizione anche Azione, che con una corsa solitaria renderebbe ancora più ardua la vittoria alle regionali di marzo, contro il candidato del centrodestra, il presidente della Regione uscente, Marco Marsilio di Fratelli d’Italia.
Intanto margine della prima conferenza stampa di D’Amico, c’è chi soprattutto a L’Aquila e Teramo, ha avuto non poco a che ridire: perché è stata scelta Pescara e il suo Museo delle Genti d’Abruzzo, e non invece Teramo, la città del candidato presidente, pur nato a Torricella Peligna in provincia di Chieti, o L’Aquila, il capoluogo d’Abruzzo?
La decisione della location della prima uscita del candidato presidente sarebbe stata presa dal Partito democratico. Al confronto tuttavia dei tormenti che ha vissuto il campo largo per trovare la quadra e un candidato condiviso, dopo un mese di riunioni, tavoli, conflitti e totonomi in continuo aggiornamento, questa polemica certo non preoccupa più di tanto. Ma rappresenta la cartina di tornasole del fatto che nelle elezioni regionali, in termini di liste, candidati e punti programmatici, i territori per non dire i campanili, contano come null’altro. Soprattutto in una regione in cui si vive da anni il conflitto e la polarizzazione tra le aree interne e la costa.
Tornando dunque ad Azione: a lavorare ad una ricucitura, sarebbe in primis lo stesso D’Amico, oltre che tutti i vertici dei partiti e movimenti della coalizione. Il pressing viene fatto in queste ore anche a livello nazionale, con contatti diretti con il leader Calenda.
D’Amico e i suoi confidano però nel fatto che si potrebbe trattare solo di un bluff di Sottanelli, per alzare la posta in termini di candidature e peso politico in caso di vittoria, in cambio dell’adesione alla coalizione di centro-sinistra. Una abile mossa dello stesso Sottanelli che nel tavolo del centrosinistra si era impuntato sulla candidatura di Costantini, attirandosi il sospetto di cercare solo la scusa per rompere e provare a passare nel centrodestra. Dove però, va detto, le porte sono per lui chiuse.
Si confida dunque sul fatto che parte significativa della base di Azione non è affatto d’accordo con un’eventuale corsa solitaria, un po’ perché si tratta di esponenti più vicini al centro-sinistra, campo dal quale proviene Calenda, e poi perché viene considerata un’avventura destinata a fallimento, anche per mancanza di candidati pesanti e risorse economiche per sostenere una lunga e dispendiosa campagna elettorale.
C’è però anche chi, in un partito con più anime, con il Pd e M5s, per non parlare della sinistra radicale, non ci vuole avere a che fare, viste le grandi distanze su vari punti programmatici, anche a livello regionale. E sono convinti dunque che la migliore strada, e forse l’unica percorribile, è quella di correre da soli, ritenendo possibile il superare la soglia del 4%, riportando Costantini in consiglio, candidato come capolista in tutti e quattro i collegi provinciali, visto che non è previsto un posto assicurato per il terzo candidato presidente.
Ciò garantirebbe visibilità e autonomia e ribalta politica ad Azione, partito che deve ripensarsi e consolidarsi, dopo il divorzio da Italia viva e da Matteo Renzi.
E in caso di buon risultato, Sottanelli otterrebbe un successo anche personale da esibire sul tavolo nazionale del partito. Costantini, dopo aver fallito la sua candidatura a sindaco di Pescara nel maggio del 2019, potrebbe tornare nel consiglio regionale che lo ha visto protagonista, anche da candidato presidente della Regione nel 2008, per l’intera coalizione del centrosinistra, battuto dal centrodestra del forzista Gianni Chiodi. Dopo la sconfitta si meritò anche il plauso e la stima del centrodestra, decidendo di dimettersi da parlamentare dell’Italia dei valori per restare in consiglio a fare opposizione, rinunciando ad uno stipendio più alto.
- REGIONALI: E’ CORSA PER RECUPERARE AZIONE, CENTROSINISTRA SPERA CHE SOTTANELLI STIA BLUFFANDOPESCARA - "Continuerò a lavorare per completare questa ampia alleanza". L'appello lanciato martedì scorso nella sua prima uscita pubblica a Pescara,...