OPEN, PM: “CORRUZIONE LOTTI PER LEGGI PRO TOTO”. SDP: “MAI CANCELLATE RATE DOVUTE A ANAS”

19 Ottobre 2021 21:18

Italia - Cronaca

FIRENZE – L’onorevole Luca Lotti si sarebbe adoperato affinché in Parlamento venissero approvate disposizioni normative favorevoli al concessionario autostradale Toto Costruzioni spa e per questo la procura di Firenze lo accusa di corruzione in concorso nell’inchiesta sulla fondazione Open.

Lo si precisa nell’avviso di conclusione delle indagini su Fondazione Open, la cassaforte di Matteo Renzi quando era segretario del Pd, che sostenne le sue iniziative politiche, tra cui la kermesse della Stazione Leopolda. Oltre 3,5 milioni di euro di donazioni di denaro, in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti, scivolati nella contabilità di Open fra il 2014 e il 2018 sono al centro dell’inchiesta e delle accuse, a vario titolo, per 15 indagati, 11 persone fisiche e quattro società.

A tutti è stato notificato l’avviso di conclusione indagini e tra loro c’è l’attuale leader di Italia Viva. Il senatore Renzi è ritenuto dagli inquirenti il direttore di fatto della ex fondazione, è accusato di finanziamento illecito ai partiti in concorso con l’ex presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi, e con i componenti del cda, gli amici e compagni di strada Marco Carrai, Luca Lotti e Maria Elena Boschi.

Tutte contestazioni prive di fondamento secondo lo stesso Renzi che, ricevuto l’atto, parla di “sconfinamento dei giudici in politica”. “La Leopolda – afferma – non era la manifestazione di una corrente o di una parte del Pd, ma un luogo di libertà, senza bandiere e con tutti i finanziamenti previsti dalla legge sulle fondazioni. Quando il giudice penale vuole decidere le forme della politica siamo davanti a uno sconfinamento pericoloso per la separazione dei poteri. Loro vogliono un processo politico alla politica. Noi chiederemo giustizia nelle aule della giustizia”, ha concluso Renzi.





Il finanziamento illecito è solo uno dei reati contestati nell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Antonino Nastasi.

Dovrà difendersi, in più, dall’accusa di corruzione l’onorevole Luca Lotti, all’epoca dei fatti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), avrebbe ottenuto in cambio di queste “attenzioni” finanziamenti per la fondazione.

In particolare, come ricompensa per l’operato di Lotti, il gruppo Toto avrebbe versato all’allora presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi, 800.000 euro a fronte di una prestazione professionale fittizia. Di questa somma, Bianchi avrebbe poi versato 200.000 euro alla Open e altri 200.000 al comitato per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale.

Per quest’episodio oltre a Lotti sono accusati di corruzione Bianchi, l’imprenditore Patrizio Donnini e Alfonso Toto, quale referente della Toto Costruzioni. Sempre in relazione allo stesso episodio, a Toto viene contestato anche il reato di finanziamento illecito ai partiti. Sia Alfonso Toto che Patrizio Donnini inoltre devono rispondere dell’accusa di traffico di influenze in concorso illecite: per l’accusa, Donnini, si sarebbe fatto pagare da Toto circa 1 milione di euro per una sua mediazione illecita con Luca Lotti.





Il denaro, è la tesi dei pm, fu corrisposto attraverso Renexia spa (gruppo Toto) alla Immobil Green srl amministrata da Donnini. Quest’ultimo, accusato anche di autoriciclaggio, per mascherare la provenienza dei soldi, avrebbe impiegato parte delle somma ricevuta in due società attive nel settore del turismo e in acquisti immobiliari.

“Nessuna rata, dovuta ad Anas, che il concessionario Strada dei Parchi, del gruppo Toto, deve pagare, è stata mai cancellata. La corresponsione delle stesse è stata posticipata alla scadenza della concessione, nel 2030, maggiorata dell’interesse del 6%, come previsto nelle leggi nazionali 205 del 2017, 145 del 2018 e 156 del 2019”, si apprende da fonti di Strada dei Parchi, del gruppo Toto, concessionaria delle autostrade laziali ed abruzzesi A24 e A25.

Dalle stesse fonti, emerge che “tali differimenti nei pagamenti furono imposti anche da sentenze della magistratura amministrativa per consentire l’avvio dei lavori urgenti, i cosiddetti antiscalinamento e misu (messa in sicurezza urgente), e per sterilizzare, nel corso degli anni, gli aumenti delle tariffe”.

“Si tratta di interventi imposti al concessionario dal Governo, senza la copertura prevista per legge, siamo fiduciosi che questi fatti, possano essere sufficienti perché, finalmente, si possa fare chiarezza e, soprattutto, possa emergere la verità su questa vicenda”, concludono le fonti di Sdp, del gruppo Toto.

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