CAMERE DI COMMERCIO: FUSIONE CHIETI E PESCARA TRA LE POLEMICHE

5 Novembre 2014 19:34

Chieti - Economia

PESCARA – La Camera di Commercio di Chieti, dopo lunghe discussioni, ha scelto di unirsi con la Camera di Commercio di Pescara. esce vincente così la linea del presidente della Confindustria teatina Paolo Primavera, principale sostenitore della necessità di fusione tra i due enti, sconfitto il “fronte del no”, con in prima fila la Confederazione nazionale Artigiani e la Confesercenti, che in particolare contestano il fatto che a seguito della fusione, saranno prorogati per altri 18 mesi gli attuali organi di governo della Camera, con in testa il presidente Silvio Di Lorenzo.

Il voto della Giunta ha valore di parere propositivo. Spetterà invece al Consiglio camerale la decisione finale, con i suoi 27 componenti e una maggioranza richiesta di 18.

Quattro i voti favorevoli all'unione,nella seduta di erii vale a dire quelli di Armando Tomeo (storico componente camerale), Di Lorenzo (presidente uscente e rappresentante di Confindustria), Americo Di Menno Di Bucchianico (Casartigiani) e Pietro Iacobitti (Cooperative).

Hanno votato no Savino Saraceni, (Cna) e Patrizio Lapenna (Confesercenti).

Si è astenuto Mariano Nozzi, degli agricoltori Cia.

Casartigiani regionale di Chieti si è però subito dissociata dal voto espresso dal suo delegato.

“Il voto favorevole alla fusione espresso da Americo Di Menno Di Bucchianico – spiegano in una nota i coordinatori regionali di Casartigiani, Dario Buccella e Flaviano Montebello, e il presidente provinciale di Chieti di Casartigiani, Ombretta Mercurio – è da ritenersi un voto personale non rispondente alle indicazioni date dall' associazione. Di questo sgradevole episodio si occuperà un consiglio straordinario dell' Associazione appositamente convocato. La fusione – spiegano ancora – è una scelta che va ponderata. Occorre capire come i due enti possano essere più vicini alle realtà economiche dei due territori. Non dimenticando che la camera di commercio di Chieti è la più forte economicamente di tutto l'Abruzzo a riprova della propria economia e della propria rappresentanza imprenditoriale”.





La vittoria dei sostenitori della fusione è risultata però ancor più netta a seguito della decisione della giunta di disporre l'immediata esecutività del provvedimento, che sarà ufficialmente sancito ai primi di dicembre, in concomitanza con la visita a Chieti di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria Italia.

Segnali importanti sono giunti anche dal fronte pescarese, per bocca del presidente della locale Camera di commercio Daniele Becci, che ha affermato come dal canto proprio “non vi sarebbe alcun problema circa il collocamento del quartier generale a Chieti, né tantomeno circa l'eventuale assegnazione della presidenza a Primavera, dato che in questo momento le priorità sono altre”.

“La fusione ci permetterà di toccare la quota di 95.000 iscritti totali” – ha poi sottolineato Becci – “che a sua volta ci consentirà di accedere a pieno titolo ai fondi perequativi nazionali, indispensabili per le aziende e concessi solo a chi ha almeno 80.000 iscritti”.

Il voto è stato preceduto dall'intervento del sindaco di Chieti Umberto di Primio che, prima di approvare la fusione, ha chiesto di aspettare il rinnovo dell'organo; un intervento che non è stato preso in considerazione dalla giunta che ha deciso di unirsi con Pescara.

Di Primio ,durante il suo intervento, aveva dichiarato di essere convinto che “la Camera di Commercio di Chieti non potrà che partecipare a tale discussione avendo un ruolo di assoluta protagonista, visti i numeri e i servizi che da sempre essa offre. Proprio per questo, credo che la posizione della nostra Camera di Commercio sarebbe più incisiva se dichiarata, con il conforto dell’attuale organo di governo, dalla Giunta Camerale di prossima elezione”.

Il direttore regionale di Confesercenti, Enzo Giammarino, e il direttore provinciale di Chieti, Lido Legnini spiegano infine in una nota polemica le ragioni del no.

“Siamo favorevoli da sempre alla fusione, ma le imprese hanno diritto ad una nuova governance della Camera, la Confesercenti è sempre stata favorevole alla costruzione di una grande Camera di commercio dell'area Chieti Pescara, e non c'è alcuna divisione fra chi vuole la fusione e chi difende il campanile. La verità è che il voto di ieri è solo l'avvio della discussione, e avrà un solo effetto reale: la proroga degli attuali organi di governo della Camera, con in testa il presidente Di Lorenzo, che resterebbe al vertice dell'Ente per altri 18 mesi.





La norma infatti consente di prorogare gli organi in carica nel caso la Camera deliberi la fusione, ed è proprio quello che è avvenuto ieri con il voto in Giunta: abbiamo detto 'no' ad un atto di forza e di autodifesa dell'attuale presidenza della Camera che – afferma ancora Giammarino – per vicende personali è in evidente difficoltà nel gestire questa fase ed è spaventata dal rinnovo degli organi, in quanto, a differenza del passato, oggi le organizzazioni delle piccole imprese sono in grado di esprimere più forza e autonomia”.

“La nostra linea è chiara: siano i nuovi organi, quelli che dovranno insediarsi legittimamente a gennaio 2015 – dicono i rappresentanti di Confesercenti – a deliberare e guidare la fusione. Ribadiremo – annunciano Giammarino e Legnini – la nostra posizione anche nel Consiglio camerale che dovrà essere convocato a breve e che, siamo certi, respingerà il tentativo di autoconservazione dell' attuale governance.

La fusione che vogliamo non può essere fatta contro interi settori economici, men che meno contro le piccole e medie imprese”.

Commentano infine il presidente della Cna di Chieti Saraceni, e il direttore provinciale, Letizia Scastiglia.

“Nessuna sconfitta – dicono – non svendiamo la partecipazione democratica, non c'è mai stato un 'no' alla fusione, ma un 'no' al metodo imposto ieri. Siamo convinti che l'estrema debolezza che sta attraversando la Camera di commercio di Chieti in termini di rappresentatività non sia la migliore condizione per gestire una fase storica come la fusione con un'altra Camera di commercio.

La Camera – affermano ancora i due esponenti Cna – è la casa delle associazioni, non di una sola di esse. Di fronte a questi atti di arroganza che non trovano fondamento neppure nelle regole, siamo fortemente amareggiati, perché con trasparenza e spirito di lealtà abbiamo cercato di portare la voce delle imprese da noi rappresentate nella gestione e nelle scelte dell'Istituzione camerale, ma c'è qualcuno che continua a volere che nulla cambi per conservare gli attuali equilibri. Ecco perché non ci sentiamo sconfitti, ed anzi continueremo la battaglia perché la fusione sia votata dai nuovi organi”.

 

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