PNRR: IN ABRUZZO A RISCHIO 111 NUOVI ASILI NIDO, APPALTI AL PALO E GARA A SCARICABARILE

ANCHE IL MINISTRO FITTO, OGGI A L'AQUILA, AVVERTE CHE SCADENZA DEL 31 MAGGIO NON POTRA' ESSERE RISPETTATA E SI PUNTA A RINVIO. BALLANO 3 MILIARDI, DI CUI OLTRE 177 MILIONI IN UNA REGIONE LONTANA DA TARGET EUROPEO, CON SOLI 25,4 POSTI OGNI 100 BAMBINI

di Filippo Tronca

28 Aprile 2023 07:34

- Politica

L’AQUILA  – Tra gli obiettivi a rischio, ma necessari all’Italia per incassare la quarta rata del Pnrr di 16 miliardi di euro, nella verifica del 30 giugno, c’è  anche l’aggiudicazione dei lavori per costruire nuovi asili nido. Per la precisione, 1.857 asili e 333 scuole materne entro fine 2025, per un totale di 264.480 nuovi posti, per un investimento di 3 miliardi, a cui si aggiungono 900 milioni per la gestione e 700 milioni per i progetti già in essere.

In Abruzzo in ballo ci sono 149 milioni di euro per realizzare 111 nuovi asili nido e poli dell’infanzia da 0 a 6 anni, e 28,6 milioni per  scuole dell’infanzia. Una manna dal cielo, perché i posti gestiti dai comuni attualmente non bastano ad accogliere tutti i bambini e le alternative private sono costose, e sempre meno famiglie possono permetterselo.

L’aggiudicazione degli appalti, in base alle tempistiche del Pnrr stabilite in sede Ue deve essere effettuata entro il 31 maggio, ma è ormai  pressoché certo che i tempi non saranno rispettati.

Tanto che anche Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, oggi a L’Aquila, proprio a parlare di Pnrr, ha ammesso nell’informativa alla Camera di mercoledì, che la situazione è critica, e il governo “sta cercando di salvare gli asili, salvaguardarli nell’obiettivo finale perché ad oggi sono stati accumulati grossi ritardi, ci sono comuni che riescono a raggiungere il target, e altri non ce la fanno. Noi stiamo trattando con la Commissione Ue per salvare l’obiettivo”. Ovvero strappare a Bruxelles un rinvio per l’aggiudicazione degli appalti, magari a settembre.





Perdere questi fondi sarebbe del resto di una gravità assoluta: la disponibilità di asili dovrebbe essere, visto il drammatico fenomeno della natalità in declino in Italia, una delle priorità. Anche in Abruzzo, dove meritoriamente la Regione Abruzzo ha di recentemente rifinanziato il fondo da destinati ad incentivare ed aiutare le famiglie che fanno figli nei piccoli paesi. Famiglie che però senza servizi essenziali, come appunto gli asili, una rarità nell’entroterra, avrebbero comunque non poca difficoltà a far crescere i loro pargoli. Idem, a livello nazionale, dicasi della proposta del ministro Giancarlo Giorgetti, di detassare le famiglie con almeno due figli e di rafforzare l’assegno unico e altre misure per le famiglie con bebé e numerose.

L’Abruzzo poi, in base ai dati più aggiornati, relativi al 2020, è ben lontano dagli obiettivi Ue sulla diffusione di asili nidi, servizi e scuole per l’infanzia, da offrire ad almeno al 33% dei bimbi sotto i 3 anni e al 90% di quelli tra 3 e 5 anni, asticella alzata dopo il Covid al 45% e al 96%. L’Abruzzo, attualmente si colloca a quota 25,4 posti ogni 100 bambini. Sotto la media italiana, anch’essa insoddisfacente, del 27,2 posti, assieme a Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia, Calabria e infine Campania, fanalino di coda con appena 11 posti. Bene invece Umbria, Emilia-Romagna e Val d’Aosta con una quota superiore al 40%.

Le  opposizioni sono subito andate alla carica, contro Fitto e il governo di Giorgia Meloni: “Viene giù la maschera da parte del governo. Non indicano le criticità, non credono nella funzione della sanità pubblica e a rischio ci sono anche gli asilo nido. Insomma, la vita delle persone”, ha attaccato il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia.  Anche per Save the Children si augura che “nel negoziare più tempo per il raggiungimento di questi obiettivi, si intensifichi il sostegno alle amministrazioni locali in maggiore difficoltà e, nel frattempo, si attivino percorsi di formazione per almeno 30.000 educatori ed educatrici che sono necessari per attivare concretamente i nuovi servizi previsti dal Pnrr soprattutto nelle regioni del Sud”. Anche perchè non basta realizzare asili che resterebbero scatole vuote.

La catena di ritardi è però abbastanza lunga e ha più responsabili: il primo bando è stato disertato nel febbraio 2022 e rinviato di mese in mese. Ad agosto del 2022 è stato pubblicata finalmente la graduatoria con gli interventi finanziati dopo altri bandi. Poi è caduto il governo di Mario Draghi,  tutto si è fermato per la campagna elettorale e le elezioni. Appena insediatosi il nuovo ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha spostato dal 31 marzo al 31 maggio l’ultima data utile per aggiudicare gli appalti. Ma non è bastato, a peggiorare le cose ci si è messo anche il caro materiali, che ha disincentivato le imprese a fare le loro proposte.

Questo lo scenario  più di dettaglio degli interventi già finanziati in Abruzzo: in provincia dell’Aquila 3o asili nido e poli infanzia ( 36.544.571 euro), e 4 scuole infanzia  (8.823.428 euro). In provincia di Teramo 17 asili nido e poli infanzia (20.571,484 euro), 5 scuole infanzia (9.012.733 euro). In provincia di Pescara 29 asili nido e poli infanzia (46.843.480 euro) e 3 scuole infanzia  (3.740.075 euro). In provincia di Chieti 35 asili nido e poli infanzia (45.088.559 euro) e 3 scuole infanzia 7.061.300 euro)





Anche per la scarsa trasparenza degli iter di spesa del Pnrr, più volte denunciata dalla fondazione Openpolis, non è dato a sapere a che punto sono i vari iter di aggiudicazione, quali comuni sono in ritardo e quali hanno assolto al loro compito.

A finire sotto accusa anche i Comuni, ma i sindaci riuniti nell’Anci hanno puntato a loro volta il dito contro “lentezze e ostruzionismi della macchina burocratica a partire dai malfunzionamenti del sistema informatico ReGis che documenta i progetti del Pnrr”. E il presidente Antonio De Caro ha ricordato che “fin dal primo giorno  l’Anci ha segnalato le criticità che potevano mettere a rischio la realizzazione di questo importante piano. Come oggi ha confermato il ministro, fin dall’inizio ci sono stati ritardi nella procedura per l’individuazione degli interventi da finanziare. Successivamente, i Comuni titolari degli interventi hanno dovuto aspettare quattro mesi prima che fosse possibile sottoscrivere le convenzioni con il Ministero, e da quel momento sono stati concessi loro solo sei mesi per redigere i progetti, attivare le procedure di gara e aggiudicare i lavori. Non ci risulta ci sia un particolare allarme in merito alle scadenze, quindi chiediamo nel dialogo costruttivo con il governo , di verificare le attività dei singoli comuni e di gestire con flessibilità le date intermedie del cronoprogramma”.

 

 

 

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