”RIPRESINA” IN ABRUZZO: 8 MILA OCCUPATI IN PIU’ MA NE MANCANO 12 MILA PER LIVELLI PRE CRISI

14 Marzo 2019 13:47

Regione - Economia

PESCARA – Ancora troppo timida, ma la ripresa in Abruzzo c'è.

Parola di Giuseppe Mauro, ordinario di Politica economica dell'Università d'Annunzio, che ha analizzato i calcoli dell'Ocse e del Fondo monetario internazionale, che hanno rivisto al ribasso le stime per il sistema Paese, ma che calzano alla perfezione anche all'Abruzzo, con un'economia che si lega a doppio filo con il ciclo europeo, e commenta i dati appena pubblicati dall'Istat sull'andamento delle esportazioni e del mercato del lavoro in Abruzzo.

In regione il numero di occupati nel quarto trimestre del 2018 era di 499mila unità: 8mila in più del 2017, ma 12 mila in meno rispetto al 2008, l'annus horribilis che gli economisti segnalano come l'inizio della grande crisi.





Rispetto al 2017, gli occupati abruzzesi sono aumentati dell'1,64%, ma rispetto al 2008 sono diminuiti mediamente del 2,36%, con delle variazioni significative su base provinciale.

Il crollo, nei dieci anni presi a riferimento, si è verificato in provincia di Pescara, con il 4,43% di occupati in meno; seguono Chieti (-3,43%) e L'Aquila (-2,78%). Teramo fa eccezione: nel periodo compreso tra il 2008 e il 2018 ha visto crescere l'occupazione dell'1,41%.

Il dato è ancora più eclatante se si considera che su base annuale, e quindi rispetto al 2017, in provincia di Teramo gli occupati sono aumentati del 7,06%.

All'Aquila gli occupati (nello stesso periodo) sono aumentati dello 0,6% e a Pescara dell'1,17%. A Chieti, invece, nonostante le ottime performance dell'export, le persone con un'occupazione sono diminuite dell'1,5%.





“Sono necessari due momenti di analisi – ha fatto osservare il professor Mauro al Centro – .Il primo riguarda l'andamento delle esportazioni che sono cresciute del 3,9%, un dato leggermente superiore alla media nazionale, con un ammontare significativo che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro”.

“L'aspetto saliente, stavolta particolarmente marcato, è quel 50% e oltre che appartiene ai mezzi di trasporto. A mio avviso questo dato si lega ancora molto all'andamento del commercio con l'estero, ma io penso che non vada eccessivamente enfatizzato come di solito avviene perché l'automotive coinvolge solo un settore produttivo. Poi perché va considerato che a differenza della media italiana noi abbiamo un ammontare elevato a fronte di un numero di operatori ristretto”, aggiunge il prof.

“La media, e soprattutto la grande impresa, coinvolgono pochi settori produttivi. Questo aspetto di forte concentrazione noi lo vediamo con la distribuzione per province, con il 68% di Chieti, contro il 16% di Teramo e il 9% di Pescara”.

“Il secondo livello di lettura – continua Mauro – è legato a questa ripresa leggera dei livelli occupazionali, che ovviamente dimostra come il nostro tessuto produttivo risponda in presenza di un segnale, seppur leggero, di ripresa”.

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