COVID-19: POSIZIONE ‘NON ALLINEATA’ SUI VACCINI, PROF BELLAVITE VIA DA UNIVERSITA’ VERONA

26 Maggio 2021 10:10

Italia - Abruzzo, Cronaca, Sanità

L’AQUILA – Il professor Paolo Bellavite, già docente di Patologia generale all’università di Verona, è stato allontanato dalla stessa università dove collaborava come “cultore di materia”.

Fatale, per Bellavite, un’intervista rilasciata lo scorso 4 maggio alla trasmissione “Di martedì”, condotta da Giovanni Floris su La7: in quella occasione, l’ex docente aveva dichiarato, tra l’altro, sul delicato tema dei vaccini anti Covid-19, che “Non abbiamo molte certezze tra la vera relazione tra un beneficio e il rischio. Dobbiamo sapere che siamo in una vera e propria sperimentazione, che finirà nel 2022”.





All’indomani dell’intervista, il rettore dell’Università di Verona, come racconta lo stesso Bellavite, “ha diramato un comunicato stampa in cui diceva che l’Ateneo si dissocia totalmente dalle posizioni espresse dal professor Paolo Bellavite, che tra l’altro ha citato dati non documentati. Autorevoli colleghi presenti nello studio hanno, fortunatamente, messo in luce le incongruenze e le inesattezze riportate durante l’intervista'”.

“Per inquadrare il caso – ha spiegato il professore in un intervento a LaNuovaBq.it – va precisato che sono stato professore di Patologia generale all’Università di Verona dal 1984 al 2017 e, dopo il pensionamento, ho continuato a lavorare gratuitamente presso la stessa Università con la qualifica di ‘cultore della materia’, svolgendo programmi di ricerca regolarmente approvati dall’Università in campo di immunofarmacologia. Negli ultimi anni ho pubblicato molti lavori anche nel campo della vaccinologia, che sono reperibili in letteratura e nel mio sito web. In particolare, ho scritto cinque articoli in inglese su argomenti di vaccinovigilanza, un libro internazionale sulla vaccinazione antinfluenzale e un libro in italiano sulle vaccinazioni pediatriche. Inoltre, ho partecipato, su invito, alle audizioni in Senato presso la Commissione Igiene e Sanità sul tema della legge 119/2017 ‘Lorenzin’. Questo per referenziare minimamente la mia competenza in materia, visto che il Rettore invita ‘tutti a dare il giusto peso alle opinioni dei docenti in base alle loro specifiche competenze”.

“L’Ateneo – ha detto ancora Belalvite – afferma che il sottoscritto ‘non risulta avere alcuna collaborazione attiva con nostri gruppi di ricerca, tantomeno in ambito Covid-19′ ma tale affermazione non è corretta per due motivi: il primo, è che come molti altri professori, dopo il pensionamento ho lavorato all’Università di Verona, presso il Dipartimento di Medicina, Sezione di Patologia Generale, nella veste ufficiale di cultore della materia’ e negli ultimi quattro anni sono stato referente scientifico di un importante programma di ricerca di immunofarmacologia su farmaci naturali; il secondo, è che tra i diversi argomenti di cui mi sono recentemente occupato c’è anche il Covid-19, su cui ho pubblicato già tre lavori nella letteratura scientifica internazionale, precisamente due sul potere antivirus dei flavonoidi e un altro sui meccanismi dei danni cardiovascolari dei vaccini anti-Covid-19 Stupisce che questi lavori non siano conosciuti dall’Università «impegnata altresì nello sviluppo del vaccino italiano Reithera”.





“Ciò che più mi dispiace, come studioso, è che nel comunicato si facciano passare le mie dichiarazioni come prive di valore in quanto avrei citato ‘dati non documentati’ e si afferma che autorevoli colleghi avrebbero ‘messo in luce le incongruenze e le inesattezze riportate durante l’intervista’. Oltretutto, il comunicato non dice quali sarebbero tali incongruenze e inesattezze rilevate dai colleghi, i quali comunque non hanno citato alcun lavoro che mi smentisce. In realtà i dati sugli effetti avversi sono ben documentati, come lo è la differenza tra i diversi metodi di farmacovigilanza, che ho menzionato. I dati degli affetti avversi gravi riportati dall’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, con metodi di farmacovigilanza ‘passiva’ (circa 40/100.000), vengono dal terzo rapporto pubblicato il 15 aprile (https://www.aifa.gov.it/-/terzo-rapporto-aifa-sulla-sorveglianza-dei-vaccini-covid-19), mentre quelli sugli effetti avversi gravi derivati dalla farmacovigilanza attiva o sperimentale (circa 4%, cioè 4.000/100.000) si trovano rispettivamente sulla rivista Life e nel lavoro originale sul N.Engl.J.Medicine dei ricercatori della Pfizer. La differenza di 100 volte è probabilmente dovuta ai diversi metodi di rilevazione, problema che si riscontra anche per le comuni vaccinazioni dell’infanzia (Morbillo-parotite-rosolia-varicella)”, ha quindi specificato l’ex docente.

“In conclusione, faccio fatica a giustificare le critiche rivoltemi dall’Ateneo, giacché qualunque esperto di vaccinologia, ancorché non aggiornato sugli ultimi dati, avrebbe potuto considerare le mie dichiarazioni come pienamente plausibili, conoscendo la differenza tra segnalazione attiva e passiva. Prendo atto che il Rettore dichiari, nel comunicato sopra riportato, che ‘non si vuole certo limitare la libertà d’espressione’, affermazione che pare contrastare col trattamento poi riservatomi dalla stessa Università di Verona, cui ho dedicato tutta la mia attività professionale di docente e ricercatore”, conclude il professor Bellavite.

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