L’AQUILA – “L’ennesimo suicidio in quel luogo invivibile che è il carcere di Sulmona”.
Così Giulio Petrilli, responsabile provinciale del Partito democratico per il dipartimento diritti e garanzie, commenta l’ultimo caso di detenuto che si toglie la vita avvenuto ieri nel penitenziario peligno.
“La vita nelle carceri italiane è durissima – spiega – con un sovraffollamento molto alto, quasi il doppio della capienza consentita, ma nel carcere di Sulmona diventa infernale, poi la sezione internati è veramente impressionante. Non ci sono parole per poterla descrivere, detenuti accalcati dentro celle anguste molto spesso a scontare non un reato, ma una presunta pericolosità sociale”.
“Dovrebbero lavorare – attacca Petrilli – ma non c’è lavoro e per i pochi che hanno questa fortuna ci sono stipendi mensili che variano dai 30 ai 70 euro. L’assistenza sanitaria è praticamente nulla. A fronte di quattrocento detenuti, metà dei quali con patologie psichiche, c’è un solo psichiatra part-time”.
“Dentro quel carcere – osserva l’esponente Pd – il tempo non scorre mai, tanto che tutti gli orologi delle sezioni sono fermi, perché il detenuto deve capire che lì è un cimitero per vivi. Il 30 settembre scorso scrissi al ministro della Giustizia Alfano affinché venisse a verificare di persona la vita nel carcere di Sulmona. Non ho avuto nessuna risposta e nessuna visita del ministro è avvenuta”.
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