SCURATI CENSURATO: DESOGUS, “SONO INDIGNATO, MA VALORI ANTIFASCISMO SVUOTATI DA PD E AFFINI”

20 Aprile 2024 19:37

Italia - Politica

L’AQUILA – “Sappiamo già che nei banchi del governo siedono gli eredi del vecchio fascismo. E stiamo facendo esperienza di come quella tradizione sia del tutto compatibile con la ragione neoliberale, oggi egemone, e il con il paradigma euroatlantico. Arrivare alla vigilia del 25 aprile e scoprire che questi signori applicano il principio della censura all’antifascismo è dunque un tantino ingenuo. Può andare per i lettori di Repubblica, cioè agli indignati in poltrona. Quello su cui mi concentrerei riguarda piuttosto le condizioni di possibilità che consentono al governo di intervenire, senza una reazione generale, agli atti di censura.
Io credo che il governo si possa permettere tutto questo perché il 25 aprile non è più rappresentativo del paese. E non lo è perché i valori dell’antifascismo sono stati svuotati del loro senso politico da parte dei partiti che si sono impossessati della sua bandiera, in particolare Pd e affini”.

A scriverlo, sul suo profilo Facebook, è Paolo Desogus, professore associato di Letteratura italiana contemporanea alla Sorbona di Parigi che collabora attivamente con il Centro Studi “Pier Paolo Pasolini” di Casarsa della Delizia.

Desogus è intervenuto sul caso della censura che la Rai ha imposto allo scrittore e docente universitario Antonio Scurati, tra l’altro vincitore del Premio Strega, il quale avrebbe dovuto leggere un monologo sul 25 Aprile sulla tv pubblica.





Secondo Desogus, “L’Italia del 25 aprile si proponeva di trasformare il Paese, di renderlo migliore, più giusto, vicino alle istanze del lavoro, ostile alla guerra e soprattutto democratico, non solo in senso formale, ma sostanziale attraverso il coinvolgimento diretto delle classi popolari nella vita politica nazionale. Oggi la democrazia è regredita, non è il luogo di mediazione delle istanze sociali. Non è una democrazia partecipata. Sui temi come la guerra e l’economia il distacco tra gruppi dirigenti della ‘sinistra’ e i suoi referenti sociali è abissale: il Pd riesce ad essere uno strenuo difensore dell’economia di mercato e a stare dalla parte delle guerre americane esattamente come accade ai partiti post fascisti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini“.

“Perché allora battersi per il 25 aprile se questa data è oggi la bandiera di questa pseudo sinistra staccata del popolo? Certo mi indigna che Scurati sia stato censurato. Ma senza contenuti politici la mia come l’indignazione di altri che la pensano come me non vale nulla, non fa politica, non crea opposizione reale perché non si salda a una visione complessiva della società e dunque alle determinazioni culturali e materiali del Paese. Il caso Scurati rischia di essere l’ennesimo significante vuoto di un’opposizione inutile se non si ritrovano nell’antifascismo le risorse intellettuali e culturali per immaginare una società diversa da quella espressa dai partiti attuali, inclusa quella dei presunti antifascisti. Questo il testo che Scurati avrebbe dovuto leggere durante la trasmissione “Che sarà” di Rai3.

Il testo, con al centro il tema del 25 Aprile, è stato pubblicato da Repubblica.it.

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.





Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani.

Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

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