INTERVISTA AL PRESIDENTE DOPO LA RIELEZIONE DI MERCOLEDI' SCORSO

CONFINDUSTRIA L’AQUILA: SPINOSA PINGUE, ”E’ IL MOMENTO DI OSARE”

di Giorgio Alessandri

22 Dicembre 2012 08:09

L'Aquila - Economia

L’AQUILA – La rielezione, per due anni, è avvenuta qualche giorno fa.

Il presidente di Confindustria L’Aquila, Fabio Spinosa Pingue, in un’intervista ad AbruzzoWeb svela progetti e prospettive dell’associazione, e i retroscena che hanno animato i giorni precedenti al voto di mercoledì scorso.

L’assemblea l’ha rieletta per due anni anziché quattro, una scelta condivisa o si sarebbe aspettato un mandato più ampio considerata la portata dei problemi del territorio provinciale?

Ritengo che molte cose si siano dette e sentite in questi ultimi giorni e non tutte provenienti da fonti degne di attendibilità. La scelta del mandato biennale e non due più eventualmente altri due, che sarebbe potuto servire a dare una maggiore continuità a quanto stiamo facendo sui tavoli Istituzionali, per dare tutto l’apporto necessario alle nostre Imprese, e per fronteggiare tutti le problematiche presenti sui tavoli del Sistema Confindustriale abruzzese è stata discussa nell’ambito del nostro Consiglio Direttivo ed alla fine è stata condivisa da tutti.

Ma siamo di fronte ad un falso problema in quanto per noi la priorità è costruire Confindustria Gran Sasso assieme agli amici Teramani che è una lungimirante intuizione nel nuovo mondo dove siamo entrati  per continuare ad offrire servizi a costi competitivi e soprattutto di qualità. Perché non pensiamo affatto che il mondo cambia solo per gli altri. Se si ha l’ambizione di parlare della fusione dei Comuni, della razionalizzazione delle province, della Università del Gran Sasso e  della presenza dello stato sul territorio in generale poi si deve guardare anche dentro casa. Le associazioni, che vivono con le aziende e di aziende, anche se con bilanci sani e solidi, vanno amministrate come aziende. Non dimenticando mai, possibilmente anche anticipando le proiezioni, la loro struttura dei costi e dei ricavi.

Con il progetto di Confindustria Gran Sasso nato un anno fa circa abbiamo contaminato abbastanza  le istituzioni e altre realtà;  che ci hanno incoraggiato ad andare avanti. Nel nuovo mondo dove siamo entrati anche grazie al web, gli ambiti di azione delle aziende, delle famiglie, degli interessi in generale hanno superato financo  i confini nazionali. Come possiamo continuare a tenere dentro degli anacronistici steccati provinciali gli imprenditori che navigano in acque internazionali?

Quali sono la mission e gli obiettivi alla base del suo rinnovato mandato?





Semplicemente quello di contribuire, utilizzando tutta la forza e l’innovazione che viene dalle imprese, a stimolare il nostro straordinario  territorio ad ammodernarsi ed essere maledettamente virtuoso. Con la consapevolezza  che nel nuovo mondo bisogna osare, che il lavoro lo creano le aziende. Di mettere l’impresa e l’università autenticamente al centro di tutta l’azione dei vari livelli di governi.

Quali sono i risultati e le criticità del suo primo incarico?

La mia forma mentis mi porta a dire che andrebbe chiesto in primis  agli associati e aggiungo anche agli stakeholders della mia comunità. E così che si cresce. Altrimenti siamo a domandare  all’oste com’è il vino? Oggi Confindustria è matura; è una autentica istituzione del sistema paese che ha superato la semplice funzione di lobbies degli anni ottanta. 

Qual  è la situazione economica in cui  versa il territorio provinciale alla luce della grave crisi mondiale e nazionale?

La situazione è grave, molto grave se continuiamo a remare come abbiamo fatto fino a qualche minuto fa. Il nuovo mondo è pieno di insidie ma anche tante opportunità che non cogliamo se non strambiamo tutti e, insieme. C’è da ripensare tutto. Il capitalismo sfrenato, senza regole, come lo abbiamo conosciuto, è fallito. I territori sono in competizione tra loro. Che dialoga e progetta con le imprese, con il non profit, con le associazioni. Per fortuna noi abbiamo un territorio ricco di 2000 anni di storia.

Già esserne consapevoli ci aiuterebbe molto. Abbiamo bisogno di nuovi modelli. Faccio un esempio. Se la vicenda Micron continua da parte delle istituzioni e della società civile ad essere trattata così, scagliandosi violentemente contro l’azienda, i manager,  difficilmente avremo un epilogo roseo. Non c’è stato nessuno, dico nessuno che ha chiesto dialogo all’azienda cercando  di capire come si può favorire l’arrivo di altri partner, di cosa hanno bisogno, di cosa può progettare la comunità, di quali sono le esigenze di potenziali compratori.
 
La rielezione è avvenuta come da previsioni ma non sono mancate le polemiche, soprattutto da quella parte di associati che ha reclamato maggior coinvolgimento nella trattazione dei grandi temi sulle politiche industriali, e una maggiore democrazia interna.  La mediazione ha riportato un clima di serenità?

La  squadra di Confindustria L’Aquila è stata letteralmente travolta da tantissimi attestati di stima dentro e anche fuori dal sistema. Ma siamo abbastanza maturi dal sapere che la rosa è Spinosa. Ancora non viene creata la rosa senza spine. Ne sono parte integrante. E le spine fanno male solo a coloro che ancora non  sanno coglierla bene. Le sollecitazioni ricevute ci fanno crescere e tarare meglio l’azione e soprattutto la incisività iniziando anche a spaccare qualche tavolo sia dentro il sistema Confindustriale che nei tavoli con le istituzioni. E le sollecitazioni ci sono tutte quando rischiamo di giocarci le aziende soprattutto perche ci si mette lo stato a creare un clima da roulette russa con la storia delle circolari che smentiscono le leggi dello stato.





Ci sarà un maggior coinvolgimento di tutte le componenti dell’associazione nei prossimi due anni?

Non ci sono componenti dentro Confindustria. Direi che c’è di più.  C’è la normale dialettica che si registra tra imprenditori che operano nei settori più disparati dalla cultura all’ elettronica aerospaziale, dalla agroalimentare  al metalmeccanico, dal sociale ai servizi avanzati, dal call center al turismo, dall’edile al farmaceutico, dalla distribuzione organizzata al sanitario, dalla formazione al energetico per non parlare delle dimensioni, della provenienza, dell’età dell’imprenditore, della forma giuridica, del periodo di iscrizione.

Se tutto questo lo si scechera bene con il cambio epocale che stiamo vivendo, con la P.A. che paga a 500/700 giorni, con la mancanza di liquidità  e con lo stato che cambia le regole utilizzando una circolare per smentire una legge e lo si contestualizza in un’area terremotata viene fuori una fiction più da ottovolante  che un contesto economico e forse ci voleva Mandrake a rappresentare gli imprenditori della Provincia dell’Aquila. Io ho lavorato a quaranta mani con grande abnegazione ed umiltà.

Qualcuno ha scambiato il prezioso lavoro di squadra – che è un valore – fatto con i vice presidenti, con i delegati, con il comitato di presidenza, con il presidente della PMI, dei giovani  con l’assenza del Presidente in alcuni tavoli. Cercherò di imparare lavorare a 80 mani prendendo da insegnamento la Presidente Emma Marcegaglia quando ci suggerì di cambiare metodo e gestire le differenze piuttosto che intestardirsi a raggiungere  necessariamente al cento per cento l’unità delle posizioni. 
 
Questione contributi Inps-Inail: una battaglia lungi dall’essere vinta. Il problema, per ora, è stato solo rinviato al 31 gennaio 2013. Ma il tracollo per le imprese è dietro l’angolo. Cosa si sente di dire agli imprenditori, associati e non?

Se malauguratamente dovesse passare avremmo un secondo terremoto. Ma purtroppo molto più devastante del primo. Per fortuna abbiamo trovato per adesso validi interlocutori soprattutto nei due senatori Tancredi e Legnini. Ma  non possiamo cullarci. Il 31 Gennaio è alle porte. Serve una forte azione e mobilitazione di tutti gli attori  dell’ intera Regione e non solo di quelli della Provincia Aquilana. Perché gli effetti devastanti avranno forte ripercussione in tutta la regione. E questa consapevolezza ancora non c’è. Purtroppo.

Altra emergenza è la ricostruzione che è ferma al palo con conseguenze economiche drammatiche per imprese e cittadini.

Senza il contributo agevolato con la cassa depositi e prestiti non ci sarà ricostruzione. Lo abbiamo detto in tutte le salse. Anche battendo i pugni. Mi si chiede di metterci i piedi sul tavolo. E non solo metaforicamente. Se serve ci saranno i miei piedi per far capire che all’Aquila va garantito, e subito, lo stesso trattamento che è stato fatto agli amici dell’Emilia. E’ difficile da digerire, in un  paese moderno e civile,  questa discriminazione.

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