IL GOVERNO CERCA FONDI PER LA SANITA’: “INVERTIRE ROTTA O ADDIO A DIRITTO COSTITUZIONALE”

5 Settembre 2023 19:20

Italia - Politica, Sanità

ROMA – Fanalino di coda nel G7 e soltanto sedicesima tra i Paesi europei dell’Ocse per la spesa sanitaria pubblica. L’Italia “deve al più presto invertire la rotta, altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute”.

L’analisi della Fondazione Gimbe piomba sulla discussione sulla Manovra e accende il dibattito politico, con la segretaria del Pd, Elly Schlein che commenta: il Governo “sta già tagliando i servizi alle persone” nella sanità e questo “non è accettabile”. Mentre i tecnici sono a caccia di 4 miliardi, è ripresa sotto buoni auspici la trattativa sul contratto dei medici.

La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022, secondo il report di Gimbe, si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti rispetto alla media Ocse del 7,1%, con 13 Paesi dell’Europa che investono più dell’Italia.





Il gap è forte anche per la spesa sanitaria pro-capite: in Italia è a 3.255 dollari a fronte della media Ocse di 3.899 e in Europa 15 Paesi ci passano avanti.

I dati in prospettiva sono ancora meno rosei: nel Def approvato ad aprile per il 2023 la spesa sanitaria si attesta al 6,7% del Pil, ma nel 2024 è destinata a calare al 6,3% e nel 2025 al 6,2% del Pil.

Per dare ossigeno alle risorse per il personale sanitario, la richiesta del ministro della Salute Orazio Schillaci, rilanciata anche dai sindacati, resta quella di 4 miliardi in manovra per rimpolpare il Fondo sanitario nazionale (che per il 2023 è di 128,8 miliardi). Un primo passaggio con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva fatto emergere la necessità di una mediazione, la cui misura potrà essere verificata dalla prossima settimana. D’altronde, salvo la breve parentesi della pandemia Covid, da anni la sanità è compressa da spending review e blocco del turnover del personale.

“Tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato o non investito in sanità”, commenta il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta. E, come sottolinea l’ex ministro della salute Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori del Pd, “dietro i numeri ci sono le persone: i pazienti sono sempre più discriminati nell’accesso a prevenzione e terapie a seconda della regione di provenienza e al censo, mentre medici e infermieri migrano verso il privato o paesi più attrattivi”. Incalza il Movimento 5 stelle. “La pandemia Covid – affermano senatori e deputati M5s in Commissione Affari Sociali – non ha insegnato niente” e il governo “al di là dei vuoti slogan, preferisce sacrificare la salute sull’altare della spesa militare e dei finanziamenti alle squadre di calcio”.





Il nodo risorse alla sanità agita anche le regioni.

“Continuando così – commenta Raffaele Donini, assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni – rischiamo di dover abdicare totalmente al privato, negando il diritto alla salute”. Un rischio reso più concreto dalla riforma dell’autonomia differenziata. Per questo l’Emilia Romagna e la Toscana hanno messo a punto un progetto di legge per portare il Fondo sanitario nazionale al 7,5% del Pil, assicurando che non scenda mai al di sotto.

Se il Governo è alle prese con una strada in salita, un altro percorso sembra avviarsi a conclusione, ovvero la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei medici per il triennio 2019-21. Passi avanti, anche se non si è giunti alla firma, sono stati fatti nell’incontro all’Aran dopo la pausa estiva. La nuova bozza prevede aumenti netti di circa 100 euro pro capite in busta paga, che lordi si attestano intorno ai 248,spiegano i sindacati Anaao e Cimo.

“La palla passa ora alle regioni” per aspetti relativi all’orario di lavoro, ai fondi contrattuali, al servizio fuori sede. Il prossimo incontro sarà il 20 settembre e, concludono, se “non ci saranno le condizioni per un accordo soddisfacente saremo costretti ad azioni sindacali”.

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