DATI SHOCK CGIA MESTRE: VALORE AGGIUNTO FLETTE IN ITALIA DEL 9,7%, PIL TORNA A LIVELLI DEL 1996, IN REGIONE PAGANO PREZZO PIU' ALTO PROVINCE DI PESCARA E TERAMO; ZABEO, "SOSTEGNO DIRETTO E ABBATTIMENTO PRESSIONE FISCALE A IMPRESE E FAMIGLIE, OPPURE PERICOLOSA CRISI SOCIALE E STRADA SPIANATA A MAFIE"

PANDEMIA ECONOMICA: CROLLO RICCHEZZA PRO CAPITE, ABRUZZESI PERDONO 2.171 EURO NEL 2020

di Filippo Tronca

15 Novembre 2020 08:49

Regione - Abruzzo

L’AQUILA – Il coronavirus prima o poi se ne andrà, ma dietro di sé lascerà un terreno cosparso non solo di vittime e lutti, ma macerie economiche, un esercito di disoccupati e nuovi poveri.

Tra i tanti studi effettuati sulle conseguenze economiche della pandemia in Italia, conferma questa fosca previsione quella pubblicata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui quest’anno ogni italiano perderà mediamente 2.485 euro di valore aggiunto pro capite, in riduzione rispetto al 2019 del 9,7%.

In Abruzzo la flessione nel 2020 sarà di  2.171 euro, meno 9,6% rispetto al 2019, e a pagare il prezzo più alto saranno le province di Pescara e Teramo. Inevitabile, tenuto conto che il Pil nel suo complesso si prevede che crollerà quest’anno in Italia del 9,7%, e in Abruzzo del 9,8%, tornando ai livelli del 1998. Il valore aggiunto pro capite, semplificando, misura la ricchezza, il denaro circolante in un determinato territorio, in base alla produzione annua di nuovi beni e servizi destinati all’impiego finale, corrispondente alla somma delle remunerazioni dei fattori produttivi (lavoro e capitale-impresa) e degli ammortamenti.

L’analisi della  Cgia, per di più, rappresenta una prospettiva più rosea rispetto a quella che potrebbe segnare il 2020, visto che i dati sono aggiornati al 13 ottobre e non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dagli ultimi dpcm che sono stati introdotti in queste ultime settimane, con l’Abruzzo, che per di più da zona gialla è diventata arancione.





“Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale. Soprattutto nel Mezzogiorno, che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso. In questa fase di emergenza, pertanto, tutto ciò va assolutamente evitato, sostenendo con contributi a fondo perduto non solo le attività che saranno costrette a chiudere per decreto, ma anche una buona parte delle altre, in particolar modo quelle artigianali e commerciali, che, sebbene abbiano la possibilità di tenere aperto, già da una settimana denunciano che non entra quasi più nessuno nel proprio negozio. Infatti, solo se riusciremo a mantenere in vita le aziende potremo difendere i posti di lavoro, altrimenti saremo chiamati ad affrontare mesi molto difficili”.

Tornando ai dati: a causa del Covid, quest’anno ogni italiano perderà mediamente quasi 2.484 euro, passando da 25.722 euro del 2019 a 23.238 euro del 2020 con una flessione del -9,7%

La più colpita sarà la Lombardia, la locomotiva economica del Paese, passando da 33.995  a 30.382  euro, con una perdita di 3.613 euro pari al -10,6%, seguita dalla  Toscana, da 27.544 a 24.718 euro, con flessione di 2.826 pari al -10,3% e  dal Veneto, da 29.252 a 26.270 euro, con perdita di 2.982 euro, pari al -10,2%:

A seguire Emilia Romagna (meno 3.229, pari al -10,1%), la Valle d’Aosta (meno 3.433 al -10,1%) e le Marche ( meno 2.499 pari -10%).

L’Abruzzo in termini di flessione del valore aggiunto è in 11esima posizione: nel 2019 la media era di 22.589 euro pro capite, nel 2020 sarà di 20.418 euro, con una perdita di 2.171 euro, pari al -9,6%.





Meno colpite, ma partendo da una ricchezza pro capite già bassa la Sardegna, da 18.572 a 16.987 con una perdita di 1.585 (-8,5%), la Sicilia, da 15.625 a 14.318 euro, con una perdita di 1.307 euro (-8,4%) e infine il Molise, da 18.799 a 17.283, perdita di 1.515 euro (-8%).

Stringendo l’obiettivo a livello provinciale,  chi paga il prezzo più alto è quella di Milano con -5.575 euro pro capite rispetto al 2019, seguita da Bolzano, (-4.058 euro), seguita dalla provincia di Modena, (-3.654 euro), dalla provincia di Bologna (-3.603 euro) e dalla provincia di Firenze (-3.456 euro).

Tra le province abruzzesi la più penalizzata sarà quella di Chieti con valore aggiunto che passerà da  23.430 a 21.132 euro pro capite, ovvero con una perdita di 2.298 euro (-9,8%), seguita dalla provincia di Teramo, da 21.355 a 19.147 euro, con diminuzione di 2.208 euro (-10,3%),  la provincia di Pescara da 22.620 a 20.518 euro con diminuzione di 2.103 euro (-9,3%) e la provincia dell’Aquila, da 22.768 a 20.706 euro con perdita di ricchezza pari a 2.062 euro (-9,1%)

“Se nel breve periodo  – si legge nel report – alle imprese sono ancora indispensabili massicce dosi di indennizzi, nel medio-lungo periodo, invece, bisogna assolutamente rilanciare la domanda interna, attraverso una drastica riduzione delle tasse alle famiglie e alle imprese per far ripartire sia i consumi che gli investimenti. Purtroppo, la tanto agognata riforma fiscale verrà introdotta solo a partire dal 2022 e gli investimenti nelle grandi infrastrutture sono legati ai finanziamenti del Next Generation EU che, nella migliore delle ipotesi, arriveranno solo nella seconda metà del 2021, espletando il loro effetto solo a partire dall’anno successivo.  Con una pressione tributaria insopportabile, una burocrazia opprimente che ingiustificatamente continua a penalizzare chi fa impresa e un calo degli investimenti molto preoccupante che colpisce soprattutto quelli di natura pubblica, c’è un’altra grossa criticità che rischia di penalizzare tante piccole e medie imprese”.

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