REGIONALI: CAMPO LARGO, IMPAZZA ANCORA TOTONOMI, ORA CIVICI VOGLIONO GIOVANNI LEGNINI

9 Settembre 2023 08:30

Regione - Politica

L’AQUILA – Ancora non si vede l’ombra di un candidato davvero condiviso a presidente della regione della coalizione di centrosinistra “Abruzzo insieme”, ma in compenso il pallottoliere del totonomi sembra essere impazzito, con indiscrezioni che continuano a fioccare, ipotesi che entrano ed escono dal tabellone dei papabili.

L’ultimo nome è quello, tornato improvvisamente in auge, del 63enne avvocato chietino Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, ex parlamentare e sottosegretario all’Economia con delega alla ricostruzione del terremoto dell’Aquila del 2009, ex commissario straordinario di governo per la ricostruzione post sisma del Centro Italia 2016 e 2017, che già si era candidato nel 2019 a presidente della Regione Abruzzo, sconfitto da Marco Marsilio del centrodestra, che alle regionali di marzo sarà ricandidato.

Da fonti interne alla coalizione si apprende che il nome sia stato tirato in ballo da Polis 305, la forza civica  che ha come maggiore esponente il sindaco riconfermato di Teramo Gianguido D’Alberto, che con Legnini ha stretto un forte legame politico e di stima personale negli anni del post sisma 2016.

Ci sarebbero già state interlocuzioni dirette con Legnini, che è ora commissario straordinario alla ricostruzione post-alluvione nell’isola di Ischia. Legnini avrebbe detto di valutare l’ipotesi, e avrebbe parlato di determinate condizioni che si dovrebbero verificare. D’Alberto, ma anche esponenti trasversali ai partiti, come nel Pd chietino, vorrebbero imporre il nome di Legnini come un civico di esperienza, e per il sindaco di Teramo è anche il modo per sbarrare la strada alla candidatura che sembra ad oggi forse la più probabile di Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo ed ex presidente della Tua, la società regionale del trasporto pubblico.

Un teramano come D’Alberto, ma con cui il sindaco non ha affatto un buon rapporto, da quando D’Amico, che si era candidato con la lista di Legnini alle regionali nel 2019, non è stato eletto per un soffio, con 2.798 voti, e gli è venuto a mancare il sostegno di D’Amico.

D’Amico resta vicino a Legnini, e a maggior ragione se dovesse scendere in campo lo stesso Legnini, l’ex rettore non potrebbe che fare buon viso a cattivo gioco.

D’Alberto e la sua coalizione civica avevano già provato ad imporre, come figura civica e terza, quella  dell’aquilano Americo Di Benedetto, consigliere eletto proprio con la lista del candidato presidente Legnini, ma l’ipotesi ora sembra avere poche chance.





Il nome dell’ex vicepresidente del Csm, che già era stato messo sul tavolo della coalizione, è stato da molti accolto freddamente, con l’argomento che non è un  volto nuovo ed è già stato sconfitto da Marsilio. E si ricorda che Legnini, diventato consigliere regionale di minoranza, dopo aver preso con la sua coalizione il 31,3% contro il 48% di Marsilio, e il 20,2% di Sara Marcozzi, candidata M5s e ora passata in Forza Italia, si è presto dimesso per andare a fare il commissario straordinario, nominato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, ora leader pentastellato.

Il parterre dei papabili intanto però si allarga, e a forza di discuterne e vagliare ipotesi, tessere accordi per poi disfarli, il rischio è che la coalizione invece di ricompattarsi cominci a lacerarsi.

Difficilmente si avrà infatti un nome nel nuovo termine fissato a metà settembre, dopo quello andato ramengo di metà agosto.

Come già riferito da Abruzzoweb, sono salite anche le quote dell’ex parlamentare e consigliere regionale di Idv, il pescarese Carlo Costantini ora di Azione, il partito di Carlo Calenda e del segretario regionale, il deputato Cesare Sottanelli. Anche lui già candidato presidente della Regione del centrosinistra, sconfitto nel 2009 da Gianni Chiodi di Forza Italia.

Insistenti sono le voci che il sostenitore più agguerrito di Costantini sia il potente senatore del Partito democratico ed ex presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, intenzionato a candidarsi a sindaco nella sua Pescara, destinata a diventare la Grande Pescara, all’esito dell’unificazione con Montesilvano e Spoltore.

Un processo di fusione che ha avuto tra i principali sostenitori proprio Costantini. E D’Alfonso chiederebbe in cambio, il sostegno di Costantini e Azione nella partita di Pescara.

Tra le candidature squisitamente politiche e partitiche, non resta dunque che quella del capogruppo del Partito democratico, il chietino Silvio Paolucci, ex assessore alla Sanità e Bilancio.





Un passaggio decisivo sarà la riunione di oggi a Pescara del Movimento 5 stelle, convocata dal segretario regionale, Gianluca Castaldi ex parlamentare e sottosegretario a cui parteciperà niente meno che il leader nazionale Conte.

L’esito è incerto: M5s, al netto della candidatura a presidente del consigliere regionale Francesco Taglieri, ha sempre detto di accettare anche altre ipotesi, sottolineando però che deve essere “civico e fuori dai soliti radar”.

Ad un certo punto  Castaldi anche lui in cambio della scelta del candidato sindaco di Pescara, aveva spinto per Costantini.

Piace molto tra gli iscritti  il nome di D’Amico, l’unico forse davvero “fuori i radar”, e potrebbe però trovare favore anche il nome di Legnini, che è stato del resto nominato commissario alla Ricostruzione 2016 proprio da Conte, con cui ha mantenuto un buon rapporto.

A stoppare la tentazione della corsa solitaria con un proprio candidato, che non riguarda solo la base movimentista, un argomento poco contestabile: nel 2019 il centrodestra di Marsilio ha vinto con 299.949oti, ma solo perché centrosinistra e M5s sono andati divisi, prendendo però insieme  321.559 voti. Filippo Tronca

 

 

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