CALA CONTAGIO, MA ABRUZZO UNICA ZONA ROSSA: ORE DECISIVE PER DEROGA E DECLASSAMENTO

5 Dicembre 2020 09:29

Regione - Abruzzo, Cronaca

L’AQUILA –  L’indice di trasmissione del virus, il famigerato Rt, ovvero il tasso di riproduzione netto della malattia,  ieri in Abruzzo è sceso a 0,9, a fronte di una soglia di allarme pari a 1, rispetto all’1,5 di una settimana fa. Indice più basso di altre 9 regioni in area gialla o arancione, ma, ironia della sorte, sarà l’Abruzzo l’unico territorio in Italia a rimanere in zona rossa, fino alla mezzanotte di giovedì 10 dicembre, con una possibilità di anticipare l’uscita a martedì 8 dicembre, con una deroga che non è affatto scontata, in base ai dati epidemiologici di domani domenica 5 dicembre. In ogni caso non potrà passare in zona gialla prima del 21 dicembre. Tenuto conto però che si registra comunque un sovraccarico notevole sugli ospedali, in particolare nelle terapie intensive, e un aumento dei focolai da 402 a 497, per 29.604 positivi attuali complessivi.

E’ stata una doccia fredda, ampiamente prevista e temuta, e che ha scatenato le polemiche politiche, l’ordinanza del ministro Roberto Speranza che ieri ha confermato per il solo Abruzzo la permanenza nello status con le maggiori restrizioni anti-contagio. Nella zona rossa che il presidente della Regione, Marco Marsilio, Fratelli d’Italia, su indicazione del comitato tecnico scientifico, allarmato dall’esplodere dei contagi, ha auto-dichiarato il  18 novembre, status poi confermato da Speranza con una ordinanza in vigore dal 22 novembre.

A prevalere sono state però le regole previste dal decreto che suddivide le regioni in fasce di rischio in base ai colori. E che impongono di attendere 14 giorni, a partire dal primo report positivo del 27 novembre, prima che si possa cambiare fascia. Dal 6 dicembre invece viene stabilito il passaggio da area rossa ad arancione per Campania, Toscana, Valle D’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano, e da arancione a gialla per Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria. Restano arancioni la Basilicata, la Lombardia e il Piemonte. Con gli altri due provvedimenti, invece,

Ora inevitabilmente anche Marsilio è sotto attacco, dalle opposizioni di centrosinistra e Movimento 5 stelle, ma anche dalle associazioni di categoria dei settori più colpiti – commercio, ristorazione in primis – che si sentono le pecore “nere” o meglio “rosse” in Italia, visto che non potranno tornare ad operare con meno vincoli in giorni decisivi per il commercio, in una stagione già disastrosa, come avviene altrove. Critiche sono volate, in particolare, durante una manifestazione di Confcommercio a Pescara, e anche da parte di Confesercenti.

Ha ieri commentato il presidente, che punta ad anticipare, il passaggio in zona arancione per l’8 dicembre, alla luce del miglioramento dei dati epidemiologici:

“Il ministro Speranza mi ha comunicato la proroga di una settimana della zona rossa per l’Abruzzo, dopo che la Cabina di Regia ha registrato anche questa settimana la permanenza in una fascia inferiore, nella logica di completare i 14 giorni di permanenza previsti dal Dpcm vigente”.

Ha dunque aggiunto: “si dà atto positivamente del fatto che l’Abruzzo ha autonomamente anticipato di alcuni giorni l’adozione delle misure maggiormente restrittive. Questa tempestiva iniziativa ha contribuito ad accelerare il percorso di rientro dalla Scenario 4 (Rt superiore a 1.5) all’attuale Scenario 1 (Rt a 0.9)”.





“Come già annunciato, continueremo a monitorare i dati nel fine settimana, e dopo la lettura dei dati di domenica pomeriggio, se il trend in miglioramento verrà confermato, proporrò di rivalutare la posizione della nostra Regione. L’obiettivo è anticipare l’uscita dalla zona rossa in tempo per riaprire le attività commerciali l’8 dicembre”, ha confermato Marsilio.

Pesanti le accuse delle opposizioni.

Incalza  il vice presidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari (M5s) in conferenza stampa: “Dopo aver anticipato, come dice il presidente Marsilio, la zona rossa, oggi tutte le Regioni ne sono uscite, tranne l’Abruzzo. Anche le associazioni di categoria dicono che questo mancato allineamento è colpa solo di Regione Abruzzo e quindi c’è una precisa responsabilità politica, perché non sono stati in grado di pianificare, programmare e organizzare. Il Covid è piombato su una Sanità già distrutta”.

“Non è tanto il problema del Covid e dell’emergenza sanitaria, ma una Sanità depotenziata e declassata che si è trovata di fronte a una bomba. Oggi siamo di fronte a problemi sui vaccini, problemi per i posti letto e ospedali ingolfati. Sono stati fatti tagli soprattutto ai piccoli ospedali che riversano pazienti negli ospedali più grandi e devono fare i conti con problemi grandi anche per mancanza di medici e infermieri. Tutte cose che denuncio da anni”. “Mi auguro che questa situazione possa migliorare, ma oggi i cittadini e le imprese con gli esercenti stanno pagando le conseguenze di questa situazione”

In una nota a firma dei consiglieri di Pd, Legnini presidente, Gruppo misto e Abruzzo in comune di ieri si sostiene quanto segue:  “Questa non è una forzatura dell’esecutivo nazionale, come Marsilio da giorni cerca di far passare, ma è il regalo di Natale che lui ha fatto all’Abruzzo, perché quando ha forzato per portare la regione nella zona rossa, conosceva bene anche i termini temporali della questione. E così sotto l’albero di famiglie e imprese oggi c’è un danno enorme, nel periodo più proficuo dell’anno, divenuto tanto nero da far scendere la gente in piazza e mobilitare le forze sociali”, incalza l’opposizione.

“Dopo aver richiesto con urgenza le restrizioni solo per vincere la folle corsa ad anticipare e contrastare il Governo, tattica che caratterizza l’azione amministrativa di Marsilio e di tutti i colleghi governatori di centrodestra -ora il nostro cerca da giorni di scaricare proprio su Roma le responsabilità della scelta che è stato lui a fare, cercando di disincastrare la regione dal garbuglio in cui l’ha gettata e salvare la faccia. Ci resteremo anche in barba alle promesse fatte stamane sui social da alcuni consiglieri regionali di centrodestra che promettevano uscite immaginarie dalla massima restrizione.

Ci chiediamo perché prima di firmare Marsilio non abbia fatto mente locale su cosa significasse stare in zona rossa in termini temporali, visto che reclamava l’applicazione di una norma nazionale vigente al momento della firma dell’ordinanza e di cui ben conosceva anche i tempi di permanenza nelle varie aree. Ci chiediamo da cosa derivasse la convinzione che il presidente aveva prima di firmare, che di lì a poco tutta l’Italia sarebbe divenuta zona rossa, quando invece è accaduto l’esatto contrario, tanto che l’Abruzzo resterà sarà l’unica zona rossa rimasta in Italia”.

“Pensi, Marsilio, ai danni che ha fatto e faccia arrivare almeno le risorse promesse in primavera ai destinatari, fra cui ci sono lavoratori, imprese e attività che per via della sua ordinanza hanno dovuto incrociare le braccia e ai quali siamo vicini e solidali”, conclude la nota.





CABINA DI REGIA: LA SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA IN ITALIA

La situazione epidemica in Italia continua a lentamente a migliorare e lo dimostra la diminuzione dell’indice di trasmissibilità Rt che è sceso a 0.91, anche se in 5 Regioni si mantiene ancora al di sopra dell’1. Tuttavia è ancora troppo presto per trarre conclusioni rassicuranti: l’incidenza dei nuovi casi, anch’essa in calo e pari a 590 nuovi casi su 100mila abitanti, resta comunque ancora alta, così come il numero delle vittime che raggiunge oggi quota 814, mentre si continua a segnalare un sovraccarico sui servizi ospedalieri.

Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute conferma, dunque, dei segnali positivi ma sottolinea la necessità di “assoluta attenzione”, poiché “l’incidenza rimane ancora troppo elevata per permettere una gestione sostenibile, ed è necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 su tutto il territorio nazionale consentendo una ulteriore significativa diminuzione nel numero di nuovi casi e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri”.

Insomma, non siamo ancora ad una svolta, come testimoniano anche i numeri del bollettino quotidiano del ministero: sono 24.009 i nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Le vittime sono 814, mentre i guariti o dimessi sono 25.576. Il numero di pazienti in terapia intensiva scende di 30 unità, nonostante i 210 nuovi ingressi giornalieri in reparto. Scende anche il numero dei ricoverati con sintomi che dai 31.772 di giovedì passa ai 31.200 di ieri (-572). Il numero degli attualmente positivi scende di 2.280 unità (sono 757.702).

Le cifre sono in calo, dunque, ma restano ancora troppo elevate. Inoltre, il numero di tamponi effettuati nelle ultime 24 ore è di 212.741 (-13.988), con un rapporto con i nuovi positivi (24.009) che sale all’11,3%, ancora troppo alto.

E ancora: “in larga parte delle regioni c’è un sovraccarico e un rischio alto. Tuttavia, la trasmissione ha raggiunto Rt inferiore a 1 e c’è un calo dell’incidenza, che però rimane elevata. Inoltre anche la curva dell’occupazione dei posti letto ospedalieri inizia a flettersi. Quindi siamo in una situazione di miglioramento ma di assoluta attenzione perché il numero di 20mila casi al giorno è ancora troppo alto. Bisogna portare tutte le regioni sotto Rt 1,”ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro in conferenza stampa.

E continuano a preoccupare i ricoveri in terapia intensiva perché, anche se in discesa, “ancora per un certo periodo vedremo un numero rilevante di persone che entreranno in Rianimazione, sono coloro – ha spiegato l’Iss – che si sono infettati nelle scorse settimane”.

L’età media dei decessi si attesta sugli 81 anni, il 90% delle persone che decedono ha più patologie, l’età media di chi contrae l’infezione è 48-50 anni.

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