COVID: SI COMPLICA CACCIA AI LETTI PRIVATI, SALTA ACCORDO CON “L’IMMACOLATA” DI CELANO

28 Novembre 2020 07:58

L'Aquila - Sanità

L’AQUILA – Si complica la caccia ai posti letto dei privati per ospitare i pazienti affetti da coronavirus. E si complica proprio laddove, in questa fase, ce ne sarebbe più bisogno: nella provincia dell’Aquila, che ieri ha fatto registrare altri 258 casi complessivi, più della metà di quelli, 510, scovati nell’intero Abruzzo. La clinica “L’Immacolata” di Celano non sarà, al momento, un ospedale Covid. Dunque non saranno disponibili i 67 posti letto che erano stati individuati per far fronte alla carenza di posti letto nei nosocomi pubblici. L’accordo annunciato dal consigliere Simone Angelosante, dirigente medico in aspettativa della clinica privata nella quale è stato in passato direttore sanitario, viene dato per saltato per non meglio precisate ragioni di natura tecnica.





Proprio nelle ultime ore era aumentata la pressione contro la decisione. La scelta di utilizzare i 67 posti letto è stata apertamente criticata dai consiglieri comunali Gesualdo Ranalletta, Calvino Cotturone e Angela Marcanio, che hanno diffuso un appello pubblico alla proprietà, al sindaco Settimio Santilli e alla Asl: «Fermatevi, non è questa la soluzione, il nostro ospedale sia potenziato e utilizzato per quei pazienti con patologie meno delicate ma che comunque necessitano di cure fondamentali. La nostra proposta è chiara e alternativa, adatta all’esigenza di drenare il peso dell’ospedale di Avezzano ma al contempo risponde alla necessità di mantenere un presidio “Covid Free” nel territorio marsicano capace di dare risposte adeguate alle altre patologie nonostante il coronavirus. La nostra città non può essere la sola a pagare la mancata rete ospedaliera Covid. Il raggiungimento dell’intesa tra la Asl provinciale dell’Aquila e la proprietà della casa di cura, nel totale silenzio da parte dell’amministrazione comunale, non ci convince e soprattutto ci vede preoccupati per l’assenza di garanzie per il futuro». Dopo poche ore da questo comunicato stampa è arrivato lo stop.

Dunque ora in provincia il quadro si complica quando sembrava che su cinque strutture totali accreditate, tre (Immacolata di Celano appunto, San Raffaele di Sulmona e Nova Salus di Trasacco) sarebbero state disponibili a dedicarsi al Covid per 175 posti letto (su un totale di 275). Invece restano in piedi solo le ipotesi San Raffele e Nova Salus: quest’ultima, peraltro, deve essere contrattualizzata come struttura Covid, altrimenti per i pazienti ricoverati la struttura verrà remunerata come Residenza sanitaria assistita o come Centro di riabilitazione quindi ad una tariffa che è meno della metà di quella riconosciuta alle strutture contrattualizzate come Covid. Va detto che nonostante questo la Nova Salus non ha rifiutato un solo trasferimento ed ha già accolto dagli ospedali della zona decine di pazienti positivi. Gli accordi con i privati si possono stipulare a seguito dell’ordinanza firmata dal governatore, Marco Marsilio, lo scorso 9 novembre, con lo scopo di integrare un altro provvedimento simile, la 95 del 30 ottobre, per fornire alle aziende sanitarie locali ulteriori strumenti per ridurre l’attuale pressione sui rispettivi presidi ospedalieri pubblici implementando, appunto, il coinvolgimento delle case di cura private accreditate.





Il provvedimento le autorizza ad avvalersi dei privati per i pazienti che necessitano di ospedalizzazione ma non di terapia intensiva e subintensiva , “utilizzando anche i posti autorizzati senza vincolo della relativa disciplina, purché vengano garantite le risorse organizzative e strumentali necessarie all’appropriata assistenza dei pazienti Covid”. Deroga anche gli assetti organizzativi attuali, “allo scopo di garantire l’assistenza ai pazienti Covid e mantenere, ove possibile, l’offerta sanitaria già oggetto degli accordi negoziali e nei limiti dei tetti di spesa, anche presso diverse sedi erogative, a garanzia dei livelli essenziali di assistenza”.

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