NEUROLOGIA D’ALTRI TEMPI: CAPACITÀ DI SCRITTURA E LA STAMPELLA DEL BEATO BERNARDINO DA FOSSA

24 Marzo 2023 09:28

L'Aquila - AbruzzoWeb Turismo

L’AQUILA – “Neurologia d’altri tempi. La stampella del Beato Bernardino da Fossa”. Questo il titolo di un articolo sul Beato Bernardino da Fossa, comune poco distante da L’Aquila, apparso sul numero di marzo-aprile della rivista scientifica European Neurology. Autore del contributo che volentieri ospitiamo è a firma Luca Ventura, anatomopatologo del San Salvatore e coordinatore Nazionale del Gruppo Italiano di Paleopatologia (GIPaleo) afferente alla Società Italiana di Anatomia Patologica (SIAPEC).

NEUROLOGIA D’ALTRI TEMPI. LA STAMPELLA DEL BEATO BERNARDINO DA FOSSA

Personaggio tutt’altro che marginale nel panorama religioso e politico italiano ed europeo, Giovanni Amici era nato a Fossa intorno al 1420 ed era solo un ragazzo quando, ad Aquila, ebbe modo di ascoltare i sermoni di Bernardino da Siena.

Dopo essersi laureato in utroque jure, entrò nell’Ordine di San Francesco prendendo il nome del Santo senese.

Fu uno dei rappresentanti di maggior spicco dell’Osservanza Minoritica, il movimento di riforma dei francescani che vide nell’Abruzzo interno il suo principale centro documentale. Frate Bernardino (noto anche come Bernardinus Aquilanus) ebbe incarichi diplomatici in Bosnia e Dalmazia, per ben due volte rifiutò la dignità vescovile e fu autore di numerosi sermoni ed opere storiche.





In una di queste – la Chronica – descrisse per filo e per segno tutti gli eventi della riforma osservante. L’opera risulta però incompiuta e l’ultimo episodio narrato appare bruscamente interrotto nonostante lo spazio a disposizione sul foglio. Questa inspiegabile interruzione è stata considerata da alcuni Storici assai suggestiva di una malattia improvvisa e disabilitante.

Un indizio importante per verificare questa ipotesi storica si trova ancora oggi al Munda, il Museo Nazionale D’Abruzzo.

Il dipinto fu realizzato da Francesco da Montereale nel 1515, appena 12 anni dopo la morte del frate, su una delle tavole che chiudeva l’abside della chiesa conventuale in S. Angelo d’Ocre, ove proprio in quell’anno i resti di Bernardino trovarono definitiva sepoltura.

La tavola è chiaramente ispirata all’incontro di Emmaus descritto nel Vangelo di San Luca (24: 13-35) ma in questo caso ad incontrare il Cristo Risorto sono Bernardino ed un novizio, in uno scenario che vede sullo sfondo la città dell’Aquila.

Bernardino, non ancora Beato, è ritratto con un alone sul capo ed i tipici attributi dello scrittore: la custodia per gli occhiali e il libro.

Porta però sotto il braccio sinistro una classica stampella medievale dalla tipica forma “a corna di bue”, antesignana delle stampelle ascellari.





Esempi di simili dispositivi abbondano nei dipinti di Bosch e Bruegel il Vecchio per caratterizzare mendicanti zoppi o mutilati, ma nel nostro caso la stampella non sta ad indicare la condizione sociale ma rappresenta un chiaro attributo identificativo del soggetto. Il ricordo del frate zoppo doveva essere ancora ben impresso nella memoria collettiva dell’epoca.

La stampella raffigurata su rappresenta quindi un dettaglio importante per stabilire un disturbo della deambulazione che deve aver colpito il nostro frate, mentre l’interruzione definitiva nella stesura della Chronica potrebbe essere riferita ad un deficit neurologico della capacità di scrittura o addirittura della parola.

Che a causare entrambi possa esser stato un accidente cerebro-vascolare è estremamente probabile.

Purtroppo, le informazioni al momento disponibili non consentono di stabilire con precisione i dettagli della disabilità che tormentò l’anziano frate negli ultimi 15 anni della sua esistenza terrena.

Una ricognizione dei suoi resti mortali, attualmente conservati nel convento di San Giuliano, consentirà certamente di acquisire informazioni determinanti su questo antico “caso clinico”.

Un caso che ha permesso di portare alla ribalta editoriale internazionale la figura del nostro Beato e che conferma quanto le opere d’arte, opportunamente contestualizzate ed interpretate, possano costituire una valida fonte di studio per le malattie antiche.

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