IN RICORDO DI PIERLUIGI IMPERIALE: IL FIGLIO JONAS, “LA TUA LUCE NELLA NOTTE DEL SISMA”

16 Giugno 2023 10:35

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Nel giorno del tuo compleanno voglio omaggiarti così: con un brindisi insieme al mio amore alla tua forza, al tuo coraggio, al tuo senso di responsabilità e alla tua dedizione; e con questo tuo racconto di quella notte del terremoto e di quello che hai fatto. Grazie dei tuoi insegnamenti di luce ieri, oggi e sempre”.

Esordisce così Jonas Imperiale in un toccante scritto dedicato, nel giorno del suo compleanno, al padre, Pierluigi Imperiale, scomparso ad agosto a 67 anni, stimato medico veterinario. Appassionato di Transumanza, ha sempre avuto un ruolo di primo piano nell’azione di tutela e continua riscoperta di una delle più caratteristiche tradizioni d’Abruzzo, legata al mondo e alla vita pastorale.

 Il RICORDO DI UN PADRE

Nella notte del 5 aprile, il dott. Pierluigi Imperiale, capo del servizio veterinario dell’Aquila, dormiva a casa sua, nel suo paese, San Nicandro. Fu svegliato dal terremoto. Rendendosi conto di quello che era successo, decise subito di recarsi a L’Aquila per controllare come stesse sua madre.

Al suo arrivo la trovò per strada. Con gli edifici tutt’intorno che crollavano, decise di riportarla a casa al paese. Sulla via del ritorno a San Nicandro, si fermò a Onna e insieme a tante altre persone del posto passò circa un’ora ad aiutare chiunque potesse.

Riportò poi sua madre a casa al paese. Sentendo un forte senso del dovere, decise di tornare subito a L’Aquila. Ascoltando la radio in macchina lungo la strada, capì che doveva andare alla scuola della Guardia Di Finanza.

Alle 7:30 circa del mattino, 15 professionisti di vari enti pubblici erano arrivati alla scuola. Si organizzarono a seconda delle loro competenze professionali in “tavoli decisionali” con diverse funzioni pubbliche, tra cui “trasporti”, “sicurezza e lavori pubblici” e “sanità pubblica”.

Quello sulla sanità pubblica fu composto da due ufficiali della protezione civile più il colonnello Giuseppe Rinaldi (il medico per la scuola della Guardia di Finanza), il dott. Lanfranco Venturoni (allora assessore regionale dell’Abruzzo con delega alla sanità), e il dottor Pierluigi Imperiale (allora capo veterinario dell’Aquila), la persona più alta in grado a rappresentare come funzionario il servizio di Sanità Pubblica locale.





La prima questione di cui questo tavolo si dovette immediatamente occupare fu dove e come trasferire tutte le persone ancora in vita che erano ricoverate prima del terremoto e che, visti i danni all’ospedale de L’Aquila, dovevano essere spostate altrove.

Un secondo problema era pianificare immediatamente i servizi di soccorso per fornire una risposta adeguata al vasto numero di persone ferite provenienti da tutto il cratere. Su queste questioni c’erano opinioni diverse tra i professionisti riuniti al tavolo. L’assessore propose di spostare tutti i pazienti all’ospedale di dimensioni equivalenti più vicino, che era a Teramo (circa 50 km dall’altra parte della montagna).

Al contrario, il professionista locale, dott. Imperiale, propose “un approccio più razionale e meno politico” ovvero distribuire i pazienti in tutte le strutture mediche in Abruzzo e regioni limitrofe secondo la disponibilità di trasporto, con pazienti assegnati sulla base del livello di urgenza e la coerenza delle loro esigenze mediche con le competenze disponibili in ciascun ospedale. Il tavolo approvò il suggerimento di Imperiale e nel giro di poche ore furono inviati elicotteri e ambulanze necessari per attuare il piano.

Per quanto riguarda le operazioni di primo soccorso, l’interesse del dipartimento di protezione civile era quello di identificare dove avrebbero potuto realizzare il loro Posto Medico Avanzato (PMA o field centro medico).

All’inizio pensarono che sarebbe stato meglio piazzare due grandi PMA in piazza in pieno centro storico dell’Aquila. Tuttavia, durante la discussione fu il professionista locale, il dott. Imperiale, a garantire che ci fosse un’adeguata consapevolezza delle probabili reazioni spontanee della popolazione locale (dove questi si sarebbero diretti a cercare aiuto).

Sostenne che, anche se l’ospedale dell’Aquila era parzialmente distrutto, la gente del posto probabilmente si sarebbe recata ugualmente lì per ottenere assistenza. Alla fine la tesi convinse il tavolo, e il primo PMA fu stabilito davanti all’ Ospedale dell’Aquila.

Imperiale dimostrò di avere ragione. Durante il 6 aprile e nei giorni successivi, oltre mille persone (tra feriti, parenti che accompagnavano i feriti e alcune persone con i loro defunti) arrivarono all’ospedale da ogni parte.

Questo primo PMA fu un successo anche grazie al fatto di aver incluso questa conoscenza locale nella decisione su dove si sarebbe dovuto organizzare. Imperiale suggerì anche che tutti i PMA successivi avrebbero dovuto essere disposti in un anello distante circa 5-10 km dal centro di L’Aquila per garantire assistenza agli aquilani e a coloro che vivevano nei numerosi villaggi rurali circostanti.

Altre considerazioni dovevano essere fatte in quel tavolo decisionale sulla salute pubblica e riguardavano i defunti. Poiché l’obitorio all’ospedale dell’Aquila non era più funzionale, dovevano decidere cosa fare con i pochi cadaveri che erano nell’obitorio dell’ospedale prima del terremoto. C’era anche bisogno di considerare dove avrebbero ospitato i centinaia di corpi che sarebbero stati scoperti tra le macerie nei giorni successivi.





Il dottor Imperiale e il colonnello Rinaldi decisero di istituire una camera mortuaria provvisoria presso l’Autorimessa Grandi Veicoli della Scuola della Guardia di Finanza.

Con il personale dell’obitorio locale fuori servizio, c’era un urgente bisogno di qualcuno che avesse la conoscenza di cosa fare, e la forza d’animo per ricoprire il ruolo di direttore dell’obitorio. Imperiale capì che doveva essere lui: era infatti l’unico tra i presenti che avrebbe potuto fare correttamente quel lavoro, dato che disponeva dell’attrezzatura necessaria allo smaltimento, adeguate conoscenze mediche (e l’umiltà che il ruolo richiedeva).

Utilizzando le attrezzature del servizio veterinario, Imperiale con un suo collega disinfettò il garage per adattarlo alla nuova funzione di obitorio.

Organizzò un’area controllata intorno all’obitorio che potesse filtrare le persone all’ingresso e tenere stampa e giornalisti lontano. Coordinò il personale del Corpo Forestale dello Stato e dei cadetti ufficiali della Guardia di Finanza che erano di stanza all’ingresso dell’obitorio.

Mantenne i contatti con i tre rami della polizia italiana (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia) che stavano realizzando ciascuno il proprio verbale per ogni persona deceduta. Imperiale estrasse i dati dai loro report e li organizzò in un database che consentisse un processo di identificazione più rapido.

Tutto questo evitò ritardi ed errori, che avrebbero causato molto stress soprattutto tra i parenti superstiti. Consapevole della riservatezza e dell’intimità del lavoro che stava facendo e indipendentemente dalle ore impiegate, Imperiale lavorò ininterrottamente (senza dormire) in quell’obitorio da mezzogiorno del 6 Aprile fino alla notte prima dei funerali di Stato (che si svolsero il 10 aprile). Due volte al giorno, alle 6:00 e alle 19:00, consegnava un aggiornamento al dipartimento di Protezione Civile, per fornire informazioni accurate circa il numero di decessi da comunicare ai media locali, nazionali e internazionali.

In soli tre giorni furono identificate tutte le 309 vittime. Il lavoro di Imperiale all’obitorio terminò dopo i funerali di Stato del 10 aprile.

Dopo questo, tornò a dirigere il servizio veterinario locale. Il personale del servizio veterinario, nutrendo senso del dovere e responsabilità sociale, rientrò autonomamente a lavoro il giorno stesso del terremoto, offrendo servizi veterinari ai tanti animali rimasti feriti presso il canile comunale o intraprendendo missioni per salvare gli animali domestici.

Nei mesi che seguirono, Imperiale e il suo staff intrapresero un vasto programma di disinfestazione dei 176 campi base organizzati nel cratere aquilano per accogliere chi non aveva più una casa, effettuando oltre 400 missioni notturne.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: