TEATRO L’AQUILA, IN SCENA ASPETTANDO GODOT: POCHI SOLDI PER FINE LAVORI, PROGETTO DA RIFARE

di Filippo Tronca

4 Gennaio 2024 08:55

L'Aquila - Terremoto e Ricostruzione

L’AQUILA – Festeggiare con la riapertura nel 2023 del glorioso Teatro comunale dell’Aquila, i 150 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta il 14 maggio 1873 con la messa in scena di “Un ballo in maschera”.

Era il giugno del 2021, e questo fu detto in occasione della presentazione del progetto esecutivo del secondo lotto per la ricostruzione del tempio della cultura per eccellenza a L’Aquila, nella sede del Segretariato regionale del Ministero della Cultura (Mic) per l’Abruzzo, presieduto Federica Zalabra,  stazione appaltante del complesso intervento, già costato 10 milioni di euro, per la prima fase dei lavori, completata nel 2020.

E invece, dopo tre anni da quel troppo ottimistico annuncio e a oltre 14 anni dal sisma del 2009, che aveva gravemente danneggiato il teatro, si assiste semmai ad un remake dell’Aspettando Godot di Samuel Beckett, e il rischio è che se L’Aquila dovesse diventare Capitale italiana della cultura nel 2026, potrebbe non avere a disposizione il suo luogo di cultura più antico e prestigioso, con buona pace della retorica della città che è rinata e dell’Aquila che è tornata a volare.

E’ accaduto infatti che quel progetto esecutivo del secondo lotto, elaborato dai tecnici del segretariato generale del Mic, quantificato in 13 milioni di euro, non è stato mai messo a bando, ed anzi a marzo dell’anno scorso, illustrato nel dettaglio dal responsabile unico del procedimento (rup), Antonio Zunno, è stato bocciato dalla Conferenza dei servizi permanente, presieduta dal provveditore interregionale alle Opere pubbliche, Vittorio Rapisarda, perché si è appurato che non era adeguato alle norme tecniche delle costruzioni entrate in vigore nel 2018, soprattutto per la sicurezza sismica.

E come se non  bastasse, i fondi a disposizione, a causa del caro-materiali, non sono più sufficienti ed stato lo stesso sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi a rivelare che  mancano all’appello 5 milioni di euro, rispetto ai 13 necessari,  rispondendo a mezzo stampa all’attore Leo Gullotta che, in occasione del suo spettacolo al Ridotto del teatro comunale si è detto “arrabbiato più come cittadino che come attore” per le condizioni di inagibilità del teatro comunale.  Tra le righe il sindaco ha poi di fatto sfiduciato il segretariato regionale del Mic, affermando che “il Comune è disponibile ad essere stazione appaltante dell’opera e a metterci la faccia in prima persona, come è giusto che sia, come rappresentante della comunità locale. Questo non perché il Segretariato abbia lavorato male, ma è pur vero che ha tante incombenze”.

Intanto, dopo la bocciatura del progetto esecutivo del marzo 2023, a fine settembre Federica Zalabra ha affidato la nuova verifica sismica dell’edificio, in base alle norme subentrate nel 2018, e la progettazione degli interventi necessari, al raggruppamento temporaneo di professionisti, con sede a Monteroni di Lecce, costituito da Seti engineering, studio Conversano, l’architetto Pierfrancesco Giancane, per un costo di 184.000 euro, e con un ribasso d’asta del 28%.

Il caso è diventato dunque politico, con il gruppo di opposizione al Comune dell’Aquila, Il Passo Possibile, con in testa il consigliere Alessandro Tomassoni, che ha preteso e ottenuto la convocazione, il 5 dicembre, della commissione di Vigilanza, disertata però dai rappresentanti del  segretariato regionale del Mic, che pure è la stazione appaltante, della Soprintendenza e dall’Usra, dal rup Zunno, e dai tecnici che lavorano oramai da anni all’iter.

“Un atteggiamento grave, con una assenza nemmeno motivata,  soprattutto nei confronti dei cittadini e delle associazioni culturali”, si è inalberato Tomassoni.

Il giorno seguente, il 6 dicembre, in una conferenza stampa convocata davanti il teatro, i consiglieri del Passo Possibile hanno dunque annunciato una richiesta di accesso agli atti, per fare chiarezza sullo stato dell’arte della progettazione, su quanti soldi sono a disposizione, visto che non c’è nemmeno certezza sulle cifre realmente a disposizione, sulle cause dei ritardi accumulati per far partire il secondo lotto.

Ripercorriamo dunque, in base alle informazioni disponibili,  le fasi di questo tormentato iter di ricostruzione, che per una città che vuole puntare sulla cultura, doveva avere un ben altro tenore di priorità.





La ricostruzione del teatro, va detto è partita in ritardo e sotto una cattiva stella, a causa del lunga fase di progettazione, con 12 milioni già disponibili nel 2011, e affidamento dei lavori arrivato solo ad ottobre 2015,  dopo che la commessa è  passata di mano dai primi classificati alla gara europea, la Mbf di Arezzo, in associazione temporanea (Ati) con la Cobar di Bari,  ai secondi in graduatoria, il Consorzio Conscoop di Forlì.

Il passaggio è avvenuto per via dell’istanza di concordato al tribunale di Arezzo presentata dalla Mbf, che aveva già eseguito i puntellamenti da circa 1 milione ad affidamento diretto del vice commissario alla tutela dei beni culturali, Luciano Marchetti, poi coinvolto nell’inchiesta “Betrayal” su presunte tangenti nella ricostruzione dei beni culturali.

Alla luce della situazione di stallo, a optare per la revoca, quando era ancora nel pieno delle sue funzioni, era stato il direttore generale dei Beni culturali per l’Abruzzo, Fabrizio Magani.

I lavori del primo lotto, con direttore dei lavori l’architetto Augusto Ciciotti, hanno riguardato il consolidamento murario, l’adeguamento funzionale e il restauro dei decori, è stata poi scavata una sala ipogea che verrà usata per le prove, e i restauri hanno portato alla luce  l’antico pavimento e intonaci graffiti ottocenteschi sulla volta.

I lavori si sono conclusi a fine 2019, con collaudo a inizio 2020, e a quel punto sarebbe dovuto partire il secondo lotto, tenuto conto che con una delibera Cipe del 2017 erano stati già stanziati 6 milioni di euro, e poi è arrivata una ulteriore delibera del Cipess nel 2012, che ha aggiunto 3 milioni di euro, per il completamento dell’opera.

Ma di cantieri, per ben tre anni, non se sono visti, e in assenza di informazioni e di adeguata comunicazione da parte della stazione appaltante, un documento utile per comprendere lo stato dell’arte dell’opera è il verbale del primo marzo 2023 della riunione della Conferenza dei servizi permanente, costituita proprio per accelerare l’iter, che come detto ha avuto come esito la  bocciatura del progetto esecutivo.

Presenti a quella riunione per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il provveditore interregionale alle Opere pubbliche Vittorio Rapisarda, per il Ministero della Cultura, Federica Zalabra, per la Prefettura dell’Aquila Federico Izzi, per la Regione Abruzzo i dirigenti Carlo Giovani e Lia Tarola, per la Provincia dell’Aquila l’ingegner Antonio Rosanò, per il Comune dell’Aquila l’architetto Roberto Evangelisti e il vicesindaco Raffaele Daniele, per l’Ufficio speciale della ricostruzione dell’Aquila (Usra) Salvatore Provenzano e Monica Fulgenzi.

Il rup Zunno ha subito rilevato, prima di entrare nel merito del progetto esecutivo del secondo lotto, il fatto che rispetto ai lavori del primo lotto è stato completato il collaudo tecnico amministrativo, ma “non è stato eseguite il collaudo strutturale, nonostante le risultanze delle prove di collaudo eseguite, a causa della mancata realizzazione di opere strutturali necessarie al miglioramento sismico dell’edificio”. Lavori ulteriori autorizzati dal Genio civile con un provvedimento rilasciato nel 2021.

E pertanto, ha spiegato Zunno, “per il completamento delle opere che dovranno garantire la piena funzionalità del teatro, si è reso necessario procedere ad un aggiornamento della progettazione da porre a base di una nuova gara d’appalto”, adeguando, oltre agli altri interventi, “tutte le incongruenze architettoniche riscontrate”, ed occorre anche “sviluppare soluzioni progettuali di dettaglio, limitatamente alle parti di progetto non eseguite”, adeguando “alcune soluzioni progettuali al quadro normativo aggiornato all’attualità”.

Prioritario ha spiegato dunque il rup è comunque “mantenere le caratteristiche di classificazione del Teatro di tradizione”, ovvero avere oltre 500 posti a sedere, e ce ne saranno oltre 750, compreso il loggione, completare la buca d’orchestra, detta ‘golfo mistico’, con piano mobile e configurazione variabile, rendere possibile l’ospitalità di uno spettacolo di Teatro lirico, disporre un bar nel foyer, installare un nuovo impianto di riscaldamento e raffrescamento, adeguare tutti gli impianti elettrici e impianti speciali, migliorare fin dove possibile l’accessibilità disabili motori con accesso agevolato e un nuovo ascensore e servizi idonei. E ancora, rendere versatile il teatro con “massimo utilizzo possibile dei nuovi spazi recuperati”, come la sala ipogea e spazi del sottotetto, ovviamente nel rispetto delle norme.

Entrando ancora più nel merito, il rup ha spiegato che il progetto esecutivo riguarda in prevalenza opere di finiture e completamento di tutti gli ambienti dove sono state realizzate le opere a rustico con il primo lotto, con nuove finiture di pavimenti, pareti e soffitti, rivestimento delle scale, una nuova rampa, soluzioni di finitura per i bagni a servizio del pubblico, definizione della partizione in vetro del caffè letterario e di alcune parti interne, arredi vari.

Più impegnativa invece è la ricostruzione della volta della Sala rossa “secondo la geometria precedente al sisma rispetto alla geometria perduta e lacerti ancora conservati in sito”, e poi bisogna realizzare un nuovo collegamenti per una via di fuga alternativa a quella esistente, in adempimento del  parere dei Vigili del fuoco, e ancora nuovi ascensori per rendere accessibile lo spazio ipogeo. Vanno poi realizzate opere architettoniche nella sala teatrale, come “un solaio inclinato in legno secondo la corretta curva di visibilità”, la posa di pavimenti in listoni di rovere, il rivestimento della scala in legno di accesso alla platea, e così via per altre decine di interventi più o meno impegnativi, per riportare il teatro alla piena funzionalità dell’antico e rinnovato splendore.





C’è poi appunto il progetto strutturale di miglioramento sismico, quelle già autorizzato dal Genio civile nel 2021, come la modifica del varco di accesso al palcoscenico, la nuova scala di collegamento al piano sottotetto e uffici, e altro ancora.

Per quanto riguarda invece il restauro degli aspetti decorativi il lavoro può dirsi concluso “a meno di piccoli interventi puntuali in particolare nella Sala rossa”.

Costo di tutto ciò 13 milioni di euro tondi, di cui 1,7 milioni per le spese tecniche, e con importi di lavori soggetti a ribasso di 9,3 milioni di euro, di cui 2,5 milioni per le opere edili di completamento, 832.000 euro per il miglioramento sismico e strutturale, 327.000 euro per un impianto di sollevamento meccanizzato, 118.000 euro per restauri di elementi decorativi, 431.00o euro per arredi e allestimenti, 1,3 milioni per la scenotecnica, 1,8 milioni per impianti elettrici e speciali, 1,9 milioni di euro per impianti meccanici, 296.000 euro per oneri per la sicurezza.

Ebbene all’esito della descrizione del progetto esecutivo e della quantificazione delle cifre da parte del rup, i tecnici del Mit presenti, si legge nel verbale, hanno rappresentato “tutta la complessità della progettazione in esame esprimendo le incertezze legate all’integrazione del finanziamento”.

I rappresentanti della Regione Abruzzo hanno fatto notare che occorre aggiornare il progetto esecutivo alle nuove norme tecniche per le costruzioni entrate in vigore nel 2018, esprimendo dunque parere negativo e “rinnovando la necessità di un aggiornamento del progetto  nella sua interezza e non solo per le opere di completamento”.

E infine il presidente Rapisarda, tagliando la testa al toro, ha ribadito che “il progetto non risulta conforme alle vigenti norme tecniche”, precisando inoltre che “le carenze strutturali non sono sanabili con una prescrizione”.

Pertanto il progetto esecutivo non è stato approvato, demandando a rup la risoluzione delle criticità evidenziate. Ovvero rifare il progetto.

Altri mesi di silenzio, poi ad ottobre un prima riscontro alle prescrizioni del Conferenza dei servizi permanente, con la firma di una determina da parte di Zalabra, per l’affidamento del servizio di nuova verifica sismica dell’edificio e la progettazione degli interventi necessari.

Per il resto non si ha nessuna certezza sulle tempistiche dei prossimi passaggi e di quando i lavori potranno essere messi a bando.

L’istanza di accesso agli atti che dunque a giorni depositerà Tomassoni ricalca sostanzialmente gli  i quesiti già formulati in una interrogazione del 26 aprile.

Ovvero quali sono “le eventuali motivazioni ostative di ordine amministrative e tecniche che non hanno permesso la riapertura al teatro comunale?”, “a che punto è lo stato di avanzamento il progetto esecutivo?”, “quali sono i fondi realmente disponibili in cassa?”, “quante volte si è riunita la Conferenza dei servizi permanente negli ultimi anni?”, ed anche “per quali motivi a fronte di misure del Pnrr  complementare area sisma per sostenere i luoghi della cultura in Abruzzo”, non si è attinto ai 24 milioni di euro disponibili per la ristrutturazione del teatro.

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