L’AQUILA – Saltato il Natale sul Gran Sasso, ora la speranza è che non sia a rischio l’intera stagione sulle piste da sci di Campo Imperatore, mentre si accende la polemica politica, dopo che la funivia che porta sulla vetta più alta dell’Appennino è stata fermata dal Ministero per le Infrastrutture ed i Trasporti in seguito ad un esposto di un cittadino che segnalava problematiche sulle quattro funi dell’impianto che porta in sette minuti migliaia di turisti e lavoratori nella stazione invernale di Campo Imperatore, a circa 2.200 metri. il Mit ha “ordinato” una verifica e subito sono scattati i controlli attraverso l’Agenzia nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture stradali e autostradali.
Al quotidiano Il Messaggero il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, di Fdi, si dice “molto fiducioso sull’esito positivo dei controlli”, rivelando anche che “stiamo mettendo in campo le nostre conoscenze e la nostra capacità persuasiva per far si che non venga compromessa la stagione”.
Dino Pignatelli, presidente del Centro Turistico del Gran Sasso, azienda pubblica che gestisce funivia e stazione di proprietà del Comune dell’Aquila, aveva detto: “Stiamo aspettando la risposta del Mit, abbiamo seguito personalmente i controlli, mi sento di dire che la sicurezza c’è, ho una esperienza trentennale sulla tematica e non metterei a rischio la vita degli altri e la mia se avessi il minimo dubbio dalle numerose verifiche seguite finora”.
Si stima che sono circa 110 mila passaggi annuali con la funivia per un incasso di circa due milioni, escluso l’indotto. Il Pd dell’Aquila ha espresso preoccupazione per le conseguenze occupazionali e turistiche e per la sottovalutazione dell”esposto “derubricato a procurato allarme” dal Comune a guida centrodestra.
Ma la vicenda sta provocando nella dialettica politica e anche sui social veementi polemiche.
Il consigliere comunale di Azione, Enrico Verini, ritiene “non accettabile è che la sicurezza della funivia del Gran Sasso, diventi un tema di dicembre. E non del periodo da aprile a novembre in cui le cose potrebbero essere affrontate e risolte con maggiore tranquillità. Credo che le responsabilità del management della azienda siano veramente tante, per tutto ciò. Troppa gente in città, assume ruoli di governo solo per darsi un tono, senza produrre nulla. Mi dispiace in primis per le attività che con la stagione invernale danno da mangiare alle loro famiglie, e poi per tutti noi aquilani. Il Gran Sasso è nostro e andrebbe rispettato di più”.
Ieri si è registrato l’attacco del Pd, che ha preso di mira Dino Pignatelli e il consigliere comunale Luigi Faccia, maestro di sci: “Ci preoccupa molto ciò che sta accadendo sul Gran Sasso. Ci preoccupano le conseguenze turistiche e occupazionali che deriverebbero dalla prolungata chiusura delle funivia; ci preoccupa, soprattutto, l’atteggiamento che hanno assunto i vertici del Ctgs e alcuni amministratori comunali, che hanno forzatamente derubricato a ‘procurato allarme’ l’esposto, circostanziato, depositato da un appassionato di montagna sulla sicurezza dell’impianto”.
“Ovviamente, ci auguriamo che gli esiti dei controlli disposti dal Ministero diano esito positivo”, spiega in Pd, ma poi si chiede: “come mai ciò non ha portato ad ulteriori approfondimenti? Da quanto tempo si conoscevano, se si conoscevano, queste criticità?”, e chiosa: “resta, però, la sottovalutazione, preoccupante, di una criticità che si sarebbe dovuta affrontare per tempo, e non all’inizio della stagione, e che, se pure sconosciuta, una volta segnalata avrebbe dovuto portare i vertici del Cgts ad assumere un atteggiamento non forzatamente rassicurazionista ma di giusta cautela, parlando di sicurezza”.
Velenoso un commento social, dell’ex sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, “Per un ritardo nell’apertura delle Fontari accadde di tutto. Come mai stampa ed esercenti tacciono? Io non capisco più. O meglio spero di sbagliarmi a pensare cose brutte”
L’ottimismo dei vertici si basa comunque sul fatto che prima dello stop del Mit, la funivia era stata chiusa per lavori di manutenzione proprio per lo spostamento di una delle quattro funi. “Quest’anno abbiamo fatti due controlli, in uno, ogni 12, per verificare lo spostamento, sia pure ridotto, di una delle quattro funi – spiega ancora Pignatelli -. L’agenzia nazionale ci ha autorizzati. Poi, è arrivato l’esposto. La tragedia di Mottarone? In quel caso, la rottura è stata causata dalla mancata gestione dell’impianto, ci sono state omissioni gravissime e non fatti i controlli previsti dalla legge”.
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