IL BOSS AI PM: "NON MI PENTIRO' MAI, PRESO PERCHE' MALATO"

SI AGGRAVANO CONDIZIONI MESSINA DENARO: RICOVERATO IN OSPEDALE A L’AQUILA

8 Agosto 2023 17:36

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Matteo Messina Denaro è ricoverato nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.

Lo si apprende da fonti sanitarie.

Il boss mafioso è stato trasferito dal carcere, dove si trova al 41 bis, al reparto di chirurgia con imponenti misure di sicurezza.

Le sue condizioni “sono peggiorate e non sono compatibili con il carcere duro”, ha spiegato l’avvocato del boss Alessandro Cerella, del Foro di Vasto (Chieti), sostenendo che “deve essere assistito 24 ore al giorno”. Cerella ha incontrato Messina Denaro nel carcere dell’Aquila a fine luglio.

È stato lo stesso legale a presentare istanza per il ricovero ospedaliero.

L’ex latitante, affetto da un tumore, è dal giorno dell’arresto in cura all’interno del penitenziario dove è stata allestita per lui una stanza per la chemioterapia.

Nelle scorse settimane il capomafia aveva subito un piccolo intervento per problemi urologici ed era però rientrato nell’istituto di pena in giornata.

Secondo il legale, le condizioni di salute di Matteo Messina Denaro si sono aggravate nelle ultime settimane, tanto che il detenuto è costretto ad alimentarsi soltanto con succhi di frutta ed altri integratori.





“Sul punto – ha aggiunto il legale – voglio evidenziare il lavoro straordinario, encomiabile che lo staff diretto dal professore Luciano Mutti porta avanti fin dal primo momento che ha preso in cura il mio cliente”.

Il quadro clinico aggravato sta portando il boss di Castelvetrano a continui ricoveri ‘lampo’ all’ospedale dell’Aquila, l’ultimo la settimana scorsa.

Il boss, condannato all’ergastolo per le stragi del 1992-1993, è detenuto all’Aquila dal 16 gennaio scorso, dopo essere stato arrestato a Palermo dai carabinieri del Ros. Proprio la sua malattia ha portato gli investigatori e i magistrati sulle sue tracce.

In un pizzino ritrovato il 6 dicembre a casa della sorella Rosalia è stato trovato un diario clinico del latitante, con le operazioni subite, gli esami e i cicli di chemioterapia.

Nel carcere dell’Aquila, Messina Denaro è seguito da uno staff medico che, in vista del trasferimento, ha realizzato una sala ad hoc vicino la cella, dove effettuare le terapie chemioterapiche. Proprio com’era avvenuto con Bernardo Provenzano, l’altro storico capomafia, che nell’ultimo periodo della sua vita venne ricoverato in una struttura carceraria dell’ospedale di Parma. Subito dopo il trasferimento di Denaro nel supercarcere dell’Aquila, il boss trapanese ha incontrato la figlia e le sorelle.

IL BOSS AI PM: “NON MI PENTIRO’ MAI, PRESO PERCHE’ MALATO”

Nega di aver fatto parte di Cosa nostra, respinge le accuse di stragi e omicidi, specie quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito rapito, strangolato e sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia, smentisce di aver mai trafficato in droga (“ero benestante, mio
padre faceva il mercante d’arte”), sostiene che la sua latitanza è terminata solo per colpa della malattia.

In 70 pagine di interrogatorio, reso al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e all’aggiunto Paolo Guido, Matteo Messina Denaro non concede nulla ai magistrati.





Un verbale depositato nel giorno stesso in cui le condizioni di salute di Messina Denaro, in peggioramento, rendono necessario un ricovero all’ospedale dell’Aquila al reparto di chirurgia.

Nel lungo verbale il boss mette subito in chiaro: “Escludo di pentirmi”. Accetta di rispondere alle domande, ammette solo quel che non può negare: il possesso della pistola, la corrispondenza con Bernardo Provenzano, la vita da primula rossa scelta per difendersi dallo Stato che lo accusa “ingiustamente” e poco altro.

“La mia vita non è che è stata sedentaria, è stata una vita molto avventurosa, movimentata”, dice. “Non sono uomo d’onore. Io mi sento uomo d’onore ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali”, spiega. “E lei non ha mai avuto a che fare Cosa nostra?”, gli chiedono i magistrati. “Non lo so magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra”, risponde ma sottolinea: “Non h commesso i reati di cui mi
accusano: stragi e omicidi. Non c’entro nella maniera più assoluta. Poi mi possono accusare di qualsiasi cosa, io che ci posso fare”.

Nella lista dei crimini mai commessi c’è anche il traffico di droga.

“Vivo bene di mio, di famiglia. Mio padre era un mercante d’arte”, spiega parlando di Francesco Messina Denaro, padrino di Castelvetrano, morto da latitante e ritenuto uno dei fedelissimi dei corleonesi di Totò Riina. “Io sono appassionato di storia antica da Roma a salire – racconta il capomafia ai magistrati – poi mio padre era mercante d’arte e dove sto io c’è Selinunte.

E sulla cattura ha le idee chiare: “Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’ arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”. Fin quando ha potuto, racconta, ha vissuto rinunciando alla tecnologia, sapendo che sarebbe stato un punto debole. Ma poi ha dovuto cedere.

Ai magistrati, per spiegare il cambio di passo sulla gestione della latitanza ha citato un proverbio ebraico: “se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta”. “Ora che ho la malattia e non posso stare più fuori e debbo ritornare qua…”, si è detto dopo aver scoperto di avere il tumore “allora – ha raccontato – mi metto a fare una vita da albero piantato in mezzo alla foresta, allora se voi dovete arrestare tutte le
persone, che hanno avuto a che fare con me a Campobello, penso che dovete arrestare da due a tremila persone: di questo si tratta”.

Su un punto il boss torna più volte: “Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo…ma con l’omicidio del bambino non c’entro”, spiega negando di aver partecipato al delitto del piccolo rapito per indurre il padre a ritrattare le accuse. Per Messina Denaro il responsabile fu Giovanni Brusca. Ma tiene anche a precisare che in un ‘audio choc diffuso nei mesi scorsi “non volevo offendere il giudice Falcone, non mi interessa… Il punto qual è? Che io ce l’avevo con quella metodologia di commemorazione”.

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  1. L’AQUILA: SI AGGRAVANO CONDIZIONI MESSINA DENARO, “CHIEDEREMO RICOVERO OSPEDALIERO”
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