SORGENTI CANISTRO: TAR ANNULLA VERBALE GARA, NUOVO STOP AD UN PASSO CONCESSIONE A SANTA CROCE

LA CLAMOROSA DECISIONE NEL GIORNO DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI CON ATTESO VIA LIBERA A PROGETTO INDUSTRIALE SODALIZIO DEL MOLISANO COLELLA, PRONTO A RIVOLGERSI A CONSIGLIO DI STATO PER OTTENERE SOSPENSIVA. RICORSO PRESENTATO DA SAN BENEDETTO, CONCORRENTE ESCLUSA SENZA RAGGIUNGERE PUNTEGGIO MINIMO; PER GIUDICI AMMINISTRATIVI IRREGOLARE IL 'PESO' DATO AI REQUISITI, MOTIVO DI ESCLUSIONE LE PENDENZE FISCALI CON IL COMUNE

19 Giugno 2021 08:42

L'Aquila - Abruzzo, Economia

CANISTRO – Una storia infinita. E l’acqua rischia di finire nel fiume Liri chissà per quanto altro tempo, dopo averlo fatto negli ultimi sei anni.

Il Tar dell’Aquila ha annullato il verbale stilato dalla commissione regionale con cui è stato assegnato provvisoriamente a luglio 2020 alla Santa Croce la ambita concessione delle sorgenti della Sant’Antonio Sponga di Canistro.

La doccia fredda in seguito al ricorso presentato dal gruppo San Benedetto esclusa dalla graduatoria per non aver raggiunto il punteggio minimo, è arrivata ieri sera proprio nel giorno in cui la conferenza di servizi aveva sostanzialmente dato l’ultimo via libera all’ambizioso progetto della società del patron molisano Camillo Colella, pur rinviando la decisione finale al 9 luglio prossimo. Ma secondo quanto si è appreso, il pronunciamento sarebbe stato positivo, con la concessione definitiva per trent’anni cosa fatta.

Il tar ha dato ragione a San Benedetto che contestava alla commissione “di aver operato una riparametrazione per ciascun criterio e punteggio, nonostante tale operazione non sia stata prevista nel bando di gara”. Altro motivo dell’annullamento  è che  “la Regione ha adottato il provvedimento pur in presenza di specifica segnalazione, proveniente dal Comune di Canistro, su inadempimenti fiscali e contributivi” della Santa Croce,  in che costituisce un motivo di esclusione dalla gara.

Il contenzioso, già voluminoso, dunque si allunga. Tutto da rifare, con il secondo stop dei giudici amministrativi: anche se una speranza è alimentata dal ricorso al Consiglio di Stato, con istanza di sospensiva, al quale stanno già lavorando i legali della Santa Croce che erano stati già estromessi negli anni scorsi da un ricorso al Tar presentato dal Comune di Canistro, con in testa il sindaco Angelo Di Paolo, da anni ostili alla presenza della società molisana in terra marsicana.

Ancora bisogna conoscere invece il comportamento della Regione che si è vista cancellare mesi e mesi di lavoro e di valutazioni.

I giudici amministrativi hanno bocciato il lavoro di esame dei documenti relativi alla gara bandita dalla giunta guidata dal centrosinistra di Luciano D’Alfonso, ora senatore del Pd, il 9 febbraio del 2019, il giorno prima delle elezioni che hanno visto la vittoria del centrodestra a guida Marco Marsilio, di Fdi.

Con la sospensiva del Consiglio di Stato il percorso potrebbe essere concluso a favore della Santa  Croce. In caso contrario, la Regione dovrebbe fare un altro bando, il quarto in pochi anni.

Pochi giorni fa l’ufficio Via ha dato parere favorevole all’ambizioso piano, pronto a partire nello stabilimento di Canistro già operativo e di proprietà della Santa Croce, che prevede la riassunzione, a regime, di 50 addetti, oltre a 4 milioni di euro di investimenti.





Nel documento, secondo quanto si è appreso, sono presenti prescrizioni considerate “di rito” se si considera la complessità della pratica.

Ad un passo dunque dal tornare così ad imbottigliare la preziosa acqua minerale, considerata una delle migliori d’Italia, l’ex titolare della stessa sorgente, prima della revoca del 2015 da parte della Regione, a seguito di un ricorso al Tar per l’annullamento del bando presentato dal Comune di Canistro, non concedendo nemmeno le proroghe come fatto in vicende analoghe, per garantire la continuità produttiva e lavorativa. Revoca che oltre al non utilizzo dell’acqua che finisce nel fiume Liri, ha portato al licenziamento di 75 addetti e ha innescato una furibonda battaglia legale tra la Santa Croce da una parte, e Comune e Regione dall’altra, passata alla storia come la “guerra abruzzese dell’acqua”.

Nella gara la Santa Croce ha ottenuto 90,15 punti contro i 63,5 della sfidante San Benedetto, gruppo che opera nelle due sorgenti di Popoli, punteggio sotto la soglia minima, e questo significa che in ogni caso San Benedetto non potrebbe subentrare alla prima classificata in caso di esclusione, tanto che il sodalizio ad ottobre ha fatto ricorso al Tar contro “l’ingenerosa valutazione” della commissione presieduta dal dirigente Franco Gerardini, mettendo in  discussione la determina del 3 luglio 2020, con cui l’amministrazione regionale ha approvato la proposta di aggiudicazione alla Santa Croce, ed ha altresì disposto l’esclusione della ricorrente

Come si legge nella sentenza, con il primo ordine di censure “si espongono vizi di violazione e falsa applicazione della lex specialis, errata attribuzione dei punteggi”.

Infatti nell’assegnazione dei punteggi “la Commissione avrebbe operato una riparametrazione per ciascun criterio/punteggio, nonostante tale operazione non sia stata prevista nel bando di gara. Ciò avrebbe consentito alla controinteressata (Santa Croce, ndr) di conseguire un punteggio totale di 90,15 anziché quello che le sarebbe spettato pari a 62,40 sulla base della sommatoria dei punteggi senza riparametrazioni”

E ancora, in subordine la San Benedetto chiede, “ove venisse ritenuta legittima la riparametrazione, la verifica sul rispetto del punteggio minimo avrebbe dovuto aver luogo con riferimento a punteggi non riparametrati al fine di garantire la qualità della proposta tecnica”.

Altro motivo del ricorso è che  “la Regione avrebbe adottato il provvedimento oggetto di gravame pur in presenza di specifica segnalazione, proveniente dal Comune di Canistro, a presunti inadempimenti fiscali e contributivi della contro-interessata ed in pendenza della procedura di verifica dei requisiti di regolarità fiscale”.

Il Tar ha dato pertanto ragione a San Benedetto, ritenendo fondate le sue argomentazioni.

Nella sentenza si scrive infatti che “la stazione appaltante ha la mera facoltà di procedere alla riparametrazione dei punteggi, a condizione che la stessa sia prevista nel bando di gara”, osservando però che” il bando di gara non contiene alcuna esplicita clausola di   riparametrazione”.

E sottolineando che la “Commissione non avesse effettuato detta riparametrazione, la
controinteressata avrebbe conseguito un punteggio di 62,40, inferiore alla soglia minima di punteggio (65) prevista per poter conseguire l’aggiudicazione”.





Il motivo è dunque fondato, e si basa sulla normativa volta ad evitare che “l’esito della gara possa essere influenzato da scelte della commissione che potrebbero addirittura “sconfinare nell’arbitrio” e che, comunque, potrebbero influenzare in modo decisivo il risultato finale”

Per quanto riguarda gli inadempimenti fiscali segnalati dal Comune di Canistro, in Tar scrive che “sulla base della documentazione versata agli atti emerge, con meridiana evidenza, la carenza in capo alla controinteressata dei requisiti di partecipazione e la violazione del principio di continuità nel possesso di detti requisiti”

Infatti “il certificato dell’Agenzia delle Entrate in data 27.3.2020 attesta l’irregolarità fiscale della controinteressata. Detto certificato, che è successivo alla data presentazione della domanda di partecipazione avvenuta il 13 giugno 2019 ma precedente all’adozione del provvedimento impugnato del 3 luglio 2020, dimostra chiaramente la violazione del principio di continuità nel
possesso dei requisiti. Sussistono inoltre in capo alla Santa Croce S.r.l. debiti di natura fiscale nei
confronti del Comune di Canistro in relazione ai quali la controinteressata è decaduta dai benefici di legge connessi alla procedura della cd. “rottamazione” perché non ha pagato la seconda rata”.

In definitiva: “la documentazione dell’Agenzia delle Entrate prodotta in giudizio per iniziativa del Comune di Canistro certifica in maniera inequivocabile l’irregolarità fiscale della società contro interessata, il che avrebbe dovuto indurre la Regione ad adottare il provvedimento di esclusione
della medesima dalla procedura, in conformità all’approccio ermeneutico patrocinato dalla giurisprudenza amministrativa secondo cui deve essere disposta ‘l’esclusione dell’operatore economico in qualunque momento della procedura, qualora risulti che l’operatore economico si trova, a causa di atti compiuti o omessi prima o nel corso della procedura, in debito con il fisco o con gli istituti della previdenza pubblica’”

Il Tar ha respinto le controdeduzioni della Santa Croce sull’inammissibilità-improcedibilità per difetto di interesse del Comune di Canistro, e a tal proposito il Tribunale ribadisce quanto scritto ordinanza collegiale n147 del 25 marzo 2021,  ovvero “la rilevanza sostanziale della posizione del Comune di Canistro nell’odierno contenzioso derivante dal provvedimento di aggiudicazione tenuto conto dell’interesse dell’ente locale alla tutela e promozione del territorio, dell’ambiente e delle risorse ivi presenti e della titolarità in capo al medesimo di diritti impositivi nei confronti della società aggiudicatrice”.

Respinta anche la controdeduzione della La Santa Croce sul fatto che “l’impugnativa si appunterebbe avverso atti endo-procedimentali (la proposta di aggiudicazione ed i verbali della
Commissione di gara) privi del carattere della lesività non essendosi l’aggiudicazione ancora perfezionata”, sulla “tardività del gravame che avrebbe dovuto essere proposto   nel termine decadenziale di 30 giorni dalla pubblicazione del verbale della commissione di gara di
attribuzione dei punteggi sul profilo internet della Stazione Appaltante avvenuta in data 8 maggio 2020”.

Il Piano industriale di Santa Croce, a questo punto in forse, prevede la realizzazione di un percorso tematico “Alle sorgenti della vita”, che comprenderà in un unicum la bellissima area verde attrezzata intorno alle sorgenti Sant’Antonio Sponga di Canistro e allo stabilimento Santa Croce, che sarà potenziato con una nuova linea produttiva, e ancora quattro milioni di euro di ulteriori investimenti, in primis per realizzare un parco fotovoltaico al fine di ottenere l’autosufficienza energetica, e per massicci investimenti per pubblicità, marketing e comunicazione, al fine di rilanciare il marchio legato alla sorgente di Canistro, le cui acque minerali sono considerati di qualità altissima, tra le migliori in Italia. E per finire, dal punto di vista occupazionale, a regime 50 addetti, a cui si aggiungono fino a 500 posti di lavoro creati nell’indotto.

Un Piano che nella sua realizzabilità ha come garanzia il fatto che Santa Croce ha già operativo lo stabilimento, dove ora si già si imbottiglia acqua dalla più piccola sorgente Fiuggino, e possiede condutture, linee produttive e varie attrezzature, per un valore di 48 milioni di euro.

Scenario ben diverso rispetto al quale si è trovata la Norda, ora Acque minerali per l’Italia, della holding dei fratelli Pessina che aveva vinto la gara del maggio 2017, contro la stessa Santa Croce, salutata come la salvatrice della patria dalla Regione e dal Comune di Canistro, poi però impossibilitata a realizzare il piano industriale, per la realizzazione di un nuovo stabilimento, dal costo di 20 milioni di euro, e con la grande difficolta di reperire terreni edificabili. Tanto che Norda ha gettato la spugna, rinunciando ed adendo le vie legali

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