COVID: ‘NESSUN VACCINATO IN RIANIMAZIONE’. MARINANGELI: ‘UNICA ARMA, NON MINIMIZZARE VIRUS’

di Azzurra Caldi

17 Maggio 2021 07:42

Chieti - Abruzzo, Cronaca, Sanità

L’AQUILA – “Finita la prima ondata è accaduto qualcosa di anomalo. In un sistema normale si sarebbe subito pensato a prepararci alla seconda ondata, ma questo non è accaduto. Da noi si è fatto altro, si è aspettato. Questo attendismo non ha pagato e ci ha esposto ad un pericolo ben maggiore”.

Errori e ritardi in oltre un anno di pandemia Covid e rischi ancora non scongiurati, sono gli aspetti analizzati da Franco Marinangeli, primario del Reparto di Rianimazione dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, nel corso del workshop “Ai tempi del covid, dal corpo all’anima a distanza”, organizzato dal Rotary L’Aquila, in collaborazione con l’Università del capoluogo.

Rispetto all’anno scorso ci sono i dati incoraggianti dei vaccini, l’unica arma di prevenzione, e a tal proposito Marinangeli ha assicurato: “I vaccinati sono al sicuro, non abbiamo avuto nessun paziente vaccinato con le due dosi in terapia intensiva. Questo significa che è sicuro e funziona”.





Ma la pandemia “non è ancora finita, la stiamo ancora vivendo in maniera importante – ha sottolineato Marinangeli -, basti pensare che nelle scorse notti abbiamo trasferito un bambino di 3 anni, affetto da covid, in condizioni critiche al Bambin Gesù di Roma. Stiamo assistendo ad un’evoluzione’ in termini di età, abbiamo assistito a questa discesa importante dell’età media dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questo in parte è dovuto all’effetto dei vaccini, in parte alle varianti che evidentemente sono più contagiose e più aggressive”.

“Questo evento ‘calamitoso’ non è finito. Abbiamo visto che cos’è il covid, cosa sono i vaccini e quali le terapie. In terapia intensiva non vediamo altro che l’estremizzazione degli effetti, ovvero i pazienti più critici. Qui non facciamo altro che sostenere quelli che sono gli aspetti vitali, la respirazione e la ventilazione in primo luogo, per fare in modo che loro stessi reagiscano al virus”.

“Quando è arrivato il Covid l’anno scorso – ha ricordato Marinangeli -, abbiamo cominciato a vedere delle falle nel nostro sistema sanitario. Finita la prima ondata è accaduto qualcosa di anomalo. In un sistema normale bisognava subito pensare a rinforzare il sistema e a prepararci alla seconda ondata, ma questo non è accaduto. Da noi si è fatto altro, si è aspettato. Questo attendismo non ha pagato e ci ha esposto ad un pericolo ben maggiore. È il periodo in cui il ‘legislatore’ ha ‘rimediato’ con il Dl 34/2020, con il quale si prevedeva il potenziamento del sistema sanitario, nuove assunzioni ecc… L’estate scorsa è stato un periodo di stasi, a cui doveva seguire un periodo di implementazione del sistema, invece è seguita una seconda ondata che, secondo alcuni, non doveva e non poteva esserci, secondo altri, era scientificamente dimostrabile”.





Per quanto riguarda l’emergenza nell’Aquilano: “La prima ondata per noi all’Aquila ha significato 29 pazienti in terapia intensiva. Chiaramente non sono grossi numeri apparentemente, ma 29 pazienti in rianimazione sono molto impegnativi. Molti di loro provenivano da altre Asl, in particolare da Pescara e Chieti, per quasi il 50% abbiamo lavorato per altre Asl. Questi numeri, seppur apparentemente contenuti, hanno significato una riorganizzazione totale del nostro lavoro. Un carico enorme, considerando che si è dovuto ricostruire da capo un’altra terapia intensiva”.

“Nella seconda ondata, quella pandemia che da molti veniva considerata ‘superata’, noi l’abbiamo vista moltiplicata per 5. Abbiamo assistito 144 pazienti. Anche in questo caso, qualcosa è andato storto, non abbiamo fatto le giuste riflessioni e non abbiamo preso i giusti provvedimenti per affrontare qualcosa che invece era prevedibile”.

Un’emergenza che, in  diversi aspetti, ricorda la tragedia del terremoto: “Così come accaduto per il terremoto, con un periodo pre e uno post, la stessa cosa accadrà con il Coronavirus. Le avvisaglie della prima ondata, che ha portato a una seconda ondata 5 volte più forte, mi fa pensare, da aquilano, a quelle scosse che venivano minimizzate. Gli eventi non vanno mai minimizzati. Tutti gli incidenti hanno un grande potenziale di crescita, per questo vanno opportunamente studiati. Noi avevamo già vissuto una maxi emergenza, ci siamo di nuovo: questa volta però è un’emergenza che riguarda il mondo intero”.

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