L’AQUILA – “Faremo una giunta regionale che rispetterà gli equilibri che gli elettori hanno sancito nelle urne e avvieremo confronto sereno con i partiti della coalizione”.
Da Mosn in Belgio, a margine dei lavori del Comitato delle Regioni, il riconfermato presidente della Regione Marco Marsilio ostenta sicurezza. Ma nel suo Abruzzo intanto, nelle segreterie dei partiti del centrodestra vincente contro il campo largo del centrosinistra del professor Luciano D’Amico, la temperatura è già incandescente, per la prima partita decisiva, quella della conquista dei sei posti da assessore, di cui uno può essere anche esterno, più la presidenza del consiglio e il sottosegretario di giunta. Partita da cui dipende anche l’ingresso di sei consiglieri arrivati alle spalle degli eletti che saranno nominati assessori.
E le scelte, visto le tante ambizioni e appetiti è talmente complicata che Marsilio medita di dar seguito, nel più breve tempo possibile, anche ad un allargamento della giunta, con una modifica dello Statuto regionale. Il presidente aveva già spiegato in sede di conferenza Stato-Regioni che sei assessori per l’Abruzzo sono pochi, visto il numero di deleghe e competenze, nella consapevolezza però che i costi complessivi di giunta e consiglio non possono lievitare per le ferree leggi del contenimento della spese e quindi per garantire stipendi e staff di un nuovo assessorato, si deve tagliare il budget per gli attuali assessorati. Comunque allo stato attuale c’è intanto allo studio una modifica dello statuto che prevede la “surroga” anche per il sottosegretario di giunta, e da quanto si apprende, l’istituzione di un secondo sottosegretario.
Nella sua scarna dichiarazione, Marsilio ha confermato quello che già si sapeva, saranno rispettati gli equilibri che gli elettori hanno sancito nelle urne”.
In base alle anticipazioni e a quanto richiesto come condizione minima dai partiti della coalizione, lo schema di partenza dovrebbe essere il seguente: tre assessorati a Fratelli d’Italia, che ha preso il 24,1% ed eletto 8 consiglieri, tenuto conto che Fdi esprime anche il presidente della Regione.
Due assessorati e la presidenza del consiglio per Forza Italia, che ha preso il 13,4%, portando in consiglio 4 consiglieri.
Un solo assessorato alla Lega, scesa al 7,5%, rispetto al 27,5% delle regionali del 2019, e che ha eletto 2 consiglieri.
Nessun assessorato per la lista Marsilio presidente, che ha preso il 5,7% ed eletto due consiglieri, e per Noi Moderati, che ha preso 2,68% e che ha eletto un consigliere.
Le due forze potrebbero essere compensate con il sottosegretariato di giunta, ed ecco perché si lavora al raddoppio di questa carica, e con le presidenze delle commissioni.
Altri jolly saranno poi le poltrone nei vari enti regionali, come pure le candidature alle prossime comunali di giugno, dove al voto tornano città importanti come Pescara, Montesilvano e Giulianova.
E’ vediamo dunque il toto assessori nella versione più aggiornata, con la doverosa premessa che non trattasi di certo di scienza esatta.
In Fratelli d’Italia c’è il recordman di preferenze, con 11.748 voti, il marsicano Mario Quaglieri, assessore regionale al Bilancio uscente, che ambirebbe a restare assessore, con la stessa delega, piuttosto di accettare il ruolo, altrettanto prestigioso, di presidente del consiglio, che però non prevede la surroga, e questo significa che non entrerebbe in consiglio Maria Assunta Rossi, di Pratola Peligna,ex presidente della Banca di Credito Cooperativo di Pratola Peligna, che ha preso 5.491 voti. A giocare a favore dell’ingresso in giunta di Quaglieri sono dunque le forti entrature romane di Rossi, il cui fratello, Patrizio Rossi, è sovraintendente sanitario nazionale Inail, vicino al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, cognato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tanto che nel partito della valle Peligna, si assicura che pressioni a favore di Rossi sono arrivate a Marsilio direttamente da Lollobrigida e Meloni.
Altro posto sicuro dovrebbe essere quello per l’ex sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, che ha preso ben 9.617 voti, e al suo posto in consiglio entrerebbe Francesco Prospero, 6.624 voti, avvocato, capogruppo Fratelli d’Italia al comune di Vasto, figlio di Antonio Prospero, tre volte sindaco di Vasto e vice presidente della Tua, la società regionale del trasporto pubblico.
Per il terzo posto a Fdi, e c’è chi dice con delega pesante alla Sanità, in vantaggio l’avvocato teramano Paolo Gatti, tornato in consiglio con ben 10.867 voti, che è stato già assessore di Forza Italia al Lavoro e Sociale, ai tempi di Gianni Chiodi. Al suo posto in consiglio entrerà dunque come surrogata Marilena Rossi, coordinatrice del partito in provincia di Teramo, che ha preso 5.381 voti.
Resteranno fuori dunque tre big delle preferenze, come il lancianese Nicola Campitelli, eletto con 8.463 voti, assessore regionale all’Ambiente uscente, passato dalla Lega ad Fdi pochi mesi prima delle elezioni, l’avezzanese Massimo Verrecchia, capogruppo uscente, che ha preso ben 7.758 voti alle spalle di Quaglieri, nel collegio aquilano, e Umberto D’Annuntiis, di Corropoli in Val Vibrata, sottosegretario di giunta uscente, rieletto con 7.407 voti,
Per quanto riguarda Forza Italia, un assessorato non potrà non toccare a Lorenzo Sospiri, presidente del consiglio regionale uscente, decano dell’emiciclo, rieletto a Pescara con 8.822 preferenze. E al suo posto entrerà il primo dei non eletti Paolo Cilli, assessore al comune di Montesilvano, e che ha preso 3.787 voti.
Si vocifera che in realtà Marsilio non vorrebbe un uomo forte come Sospiri in giunta, e preferirebbe la sua conferma alla presidenza del Consiglio, ma Sospiri ha dato la parola a Cilli, tenuto conto che a Montesilvano, dove si vota alle comunali a giugno, Forza Italia ha superato il 20% dei consensi.
Il secondo assessorato andrà, questa l’ipotesi più quotata, al francavillese Daniele D’Amario, assessore regionale alle Attività produttive, Turismo e Attività culturali, rieletto nel collegio di Chieti con 5.408 voti. Ed entrerebbe in consiglio, per il suo quinto mandato consecutivo dal 2008, il capogruppo uscente Mauro Febbo, che ha preso 4.105 voti. Come già raccontato da Abruzzoweb, forte è la pressione per questa ipotesi, da parte del deputato Nazario Pagano, coordinatore regionale. Febbo è già sceso in campo per la candidatura a sindaco alle comunali del 2025 della sua Chieti, ma la conferma a consigliere, potrebbe portare il centrodestra ad altre scelte.
La presidenza del consiglio sarà dunque assegnata a Roberto Santangelo, il quinto più votato in assoluto alle regionali, con 9.600 voti, vice presidente del consiglio regionale uscente, nonché presidente del consiglio comunale dell’Aquila. E questo significa che non potrà entrare in consiglio la sulmonese Antonietta La Porta, consigliera regionale uscente, passata dalla Lega ad Fi, prima dei non eletti con 3.389 voti.
Come detto la Lega dovrà accontentarsi di un solo assessorato, rispetto ai 4 della passata legislatura, dove i salviniani avevano ben 10 consiglieri, contingente poi dimezzato dai passaggi ad Fi e Fdi.
In pole tra i pretendenti, numeri alla mano, c’è l’assessore all’Agricoltura uscente, l’aquilano Emanuele Imprudente, rieletto con 7.034 voti, che avrebbe la meglio sul capogruppo uscente, il pescarese Vincenzo D’Incecco, che ha preso meno voti, 5.952 voti.
Al posto di Imprudente entrerebbe in consiglio la prima dei non eletti, con 2.465 voti, Carla Mannetti, ex assessore comunale dell’Aquila, e responsabile trasporti del partito, a rafforzare la rappresentanza dell’Aquila.
Non entrerebbe invece al posto di D’Incecco, forte dei suoi 3.727 voti, Daniela Sulpizio, commercialista e dirigente aziendale nel settore farmaceutico e sorella del vicesindaco di Pescara, Adelchi Sulpizio.
In questo schema, che non prevede posti per la lista Marsilio presidente, nè assessorati esterni, sembrano non poter trovare seguito i rumors che vorrebbero un ripescaggio in giunta per la non rieletta assessore alla Salute, Nicoletta Verì, eletta nel 2019 con la Lega e poi uscita poco prima delle elezioni. Marsilio vedrebbe bene la continuità nell’ambito di competenza più pesante e delicato di cui la Regione si deve occupare, affidato ad una sua fedelissima. Ma oggettivamente pesano i 2.559 voti presi da Verì, bottino mediocre rispetto a quello di altri candidati non rieletti che ambirebbero ad un posto in giunta come esterni,
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