LUNGHE ATTESE AL PRONTO SOCCORSO: OLTRE 10% ABRUZZESI ABBANDONA PRIMA DELLA VISITA

26 Marzo 2024 08:03

Regione - Sanità

L’AQUILA – Cittadini che vanno al Pronto soccorso ma poi, prima della visita medica o in corso di accertamento o prima della chiusura della cartella clinica, decidono di andarsene abbandonando il reparto di emergenza-urgenza.

Un aspetto sul quale punta i riflettori la terza ‘Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo – dipendenti’ dell’Agenas.





In Abruzzo la percentuale è al 10,48%, mentre le Regioni con la più alta percentuale di abbandono sono la Campania (11,80%), la Sardegna (24,31%) e la Sicilia (12,71%), rispetto ad una media nazionale del 6,29%. Quelle con la più bassa percentuale di abbandono sono invece la Valle d’Aosta con lo 0%, la Basilicata (1,30%) ed il Veneto (1,65%).

Un fenomeno che potrebbe essere conseguenza delle lunghe attese, oppure del fatto che il paziente si rende conto che la sua situazione non è tale da giustificare la permanenza in Pronto soccorso, ma i dati restano molto differenziati tra le Regioni.

Queste le percentuali di abbandono nelle altre regioni: Abruzzo (10,48%), Calabria (4,98%), Emilia Romagna (6,01%), Friuli Venezia Giulia (5,66%), Lazio (8,38%), Liguria (5,79%), Lombardia (3,32%), Marche (7,70%), Molise (3,84%), P.A. Bolzano (2,59%), P.A. Trento (4,68%), Piemonte (3,11%), Puglia (8,16%), Toscana (4,90%), Umbria (2,36%).

L’impatto delle oltre 1.400 case di comunità, frutto del Pnrr, che arriveranno da qui al 2026, potrebbero essere decisive nel migliorare l’accesso ai pronto soccorso nelle aree più periferiche d’Italia.





“Quello che abbiamo fatto vedere è una metodologia di redistribuzione degli accessi bianchi e verdi in pronto soccorso attraverso modelli che permettono di riconsiderare l’accessibilità sulla base delle distanze che ci sono tra residenza di un cittadino e il pronto soccorso. Sono 3,4 mln gli italiani lontani più di 30 minuti dal primo pronto soccorso, teniamo però conto che la ‘Golden hour’ per il tempo di accesso al pronto soccorso sono 60 minuti e dentro questo range è coperta tutta la popolazione italiana”, commenta all’Adnkronos Salute Danilo Catania, Uosd Statistica e flussi informativi sanitari dell’Agenas.

Nella classifica delle regioni messe peggio rispetto alla copertura dei 30 minuti dal pronto soccorso, al primo posto c’è la Basilicata con il 32% della popolazione, seguita dalla provincia autonoma di Bolzano con 9,16% e dalla Sardegna con 8,4%.

“Abbiamo messo in evidenzia i 30 minuti perché nell’introduzione delle oltre 1.400 case di comunità che andranno a regime nel 2026, alcune sono già attive, queste strutture avranno un ruolo importante per l’accessibilità alle cure, soprattutto in aree periferiche e ultra periferiche del Paese – spiega Catania – e ho fatto vedere che nel Sud Italia queste case di comunità sono ubicate dove effettivamente c’è un problema di accessibilità del pronto soccorso entro i 30 minuti e
vanno proprio a compensare questo. Infatti, in alcune regioni in cui queste aree periferiche dove non c’è punto di primo soccorso vicino sono ampie, con le case di comunità c’è un abbattimento dell’area non coperta dal pronto soccorso” e si riduce quindi la fetta di popolazione che oggi non ha un dipartimento di emergenza-urgenza entro i 30 minuti.

“Nelle aree già dense di strutture di emergenza-urgenza, le case di comunità alleggeriranno i carichi dei pronto soccorso e andranno a raccogliere la domanda di prestazioni a minore complessità, che creano delle ‘fibrillazioni’ nei pronto soccorso”, conclude Catania.

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