L’AQUILA – In Abruzzo il 17,5% dei posti di lavoro è messa a rischio dall’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro mercato del lavoro, con esseri umani sostituiti da logaritmi, robot, stampanti 3d e internet delle cose.
Lo calcola il rapporto elaborato da Confartigianato, per la quale sono 8,4 milioni i lavoratori italiani a rischio per effetto della diffusione della sostituzione delle macchine all’uomo, e a dall’automazione di mansioni e cicli produttivi, pari al 25,4%.
Le professioni più esposte “sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo, a cominciare dai tecnici dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, dirigenti della pubblica amministrazione”, mentre “tra le attività lavorative a minor rischio vi sono quelle con una componente manuale non standardizzata”.
L’analisi di Confartigianato si è focalizzata in particolare su utilizzo di Internet delle Cose (IoT), Big data, Servizi di cloud computing e Stampa 3D. Inoltre, viene esaminata la diffusione dei sistemi di Intelligenza artificiale (IA) tra le imprese, gli investimenti in tecnologie digitali e viene dunque esaminata l’incidenza dell’occupazione a rischio automazione tra le imprese, in particolare quelle artigiane.
Stanno peggio di noi Germania e Francia rispettivamente al 43% e al 41,4% di lavoratori in bilico e il Lussemburgo con addirittura il 59,4%, seguito da Belgio al 48,8% e Svezia al 48%”.
Il dato è stato calcolato anche regione per regione.
A livello territoriale, la maggiore percentuale di personale in bilico si registra nel centro-nord, con in testa la Lombardia (35,2% degli occupati assunti nel 2022 più esposti a impatto IA), seguita dal Lazio (32%), Piemonte e Valle d’Aosta (27%), Campania (25,3%), Emilia Romagna (23,8%), Liguria (23,5%), e poi Sicilia (23,2%), Friuli Venezia Giulia (22,9%), Veneto (22,6%), Toscana (21,1%), Calabria (20,8%), Trentino Alto Adige e Umbra (19,9%), Puglia (19,8%), Molise (18,6%), Marche (18,4%), Sardegna (18,3%), Abruzzo (17,5%), Basilicata (16,7%).
“L’intelligenza artificiale – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’anima dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.
Il rapporto di Confartigianato mette anche in evidenza che “l’intelligenza artificiale è l’arma che le imprese stanno sfruttando per ottimizzare le proprie attività. In particolare, il 6,9% delle nostre piccole aziende utilizza robot, superando il 4,6% della media europea e, in particolare, doppiando il 3,5% della Germania. Inoltre, il 5,3% delle pmi usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare nel prossimo futuro investimenti nell’applicazione dell’Ia”.
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