NEI COMUNI SOLO 27% PERSONALE LAUREATO. BENE PESCARA CON 49%, CAPOLUOGHI ABRUZZO SOPRA MEDIA

FOCUS SU DATI ISTAT E OPENPOLIS E CLASSIFICA ENTI LOCALI REGIONALI. SOLO UN MESE FA MINISTRO ZANGRILLO A L'AQUILA PER ASSEMBLEA UPI HA INDICATO COME PRIORITA' FORMAZIONE CONTINUA E AUMENTO COMPETENZE 

di Filippo Tronca

30 Ottobre 2023 14:08

Regione - Politica

L’AQUILA – Solo un mese fa, il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, al Ridotto del Teatro comunale dell’Aquila, per l’assemblea nazionale delle Unione delle Province italiane, aveva considerato una priorità la formazione professionale dei dipendenti pubblici ed un accrescimento delle competenze, oltre che un ricambio generazionale, a maggior ragione davanti la sfida immane dell’utilizzo entro il 2026 di 220 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e antri fondi europei.

Un dato sembra ora dare ragione di questa priorità: la maggior parte degli occupati di Comuni e Province in Italia hanno solo la licenza di scuola media superiore, mentre i laureati sono solo il 27%. C’è infine un 18% che ha la licenza media. Il 17% dei comuni italiani non registra poi occupati con il titolo di laurea.

L’Abruzzo non fa eccezione, ma tra i capoluoghi di provincia c’è però il Comune di Pescara che eccelle con il 49% di personale laureato, secondo miglior dato in Italia. Ed anche L’Aquila, Chieti e Teramo, dal 35% al 27% di laureati, sono sopra la media italiana.

Lo attestano i dati dell’Istat aggiornati a fine 2020, oggetto di un approfondimento della Fondazione Openpolis.

“Il titolo di studio è uno degli elementi che permette di mettere a fuoco le competenze dei lavoratori – spiega Openpolis -, un aspetto importante per il funzionamento efficace della pubblica amministrazione”.





Per nulla togliere alle competenze, affidabilità e serietà del personale non laureato,  per alcune funzioni, sottolinea Openpolis, “il titolo di studio è una questione cruciale se si pensa al ruolo che le amministrazioni hanno all’interno del Pnrr: spesso questi enti sono chiamati a svolgere il ruolo di soggetti attuatori, ovvero partecipare ai bandi ministeriali per assicurarsi le risorse previste dal piano. Inoltre, dopo essere stati ammessi ai finanziamenti, devono assegnare i lavori attraverso le gare d’appalto e assicurarsi che il processo rispetti tempi e vincoli previsti. Infine, contribuiscono alla rendicontazione finale fornendo i dettagli dei progetti di cui hanno responsabilità”.

Il dato, del resto, si incrocia con quello secondo cui la metà degli oltre 8mila comuni italiani non rilevano tra i propri lavoratori persone con età inferiore a 35 anni e poco più dell’1% di chi lavora negli enti locali ha meno di 30 anni. Eppure l’inclusione di giovani nella pubblica amministrazione contribuirebbe al rinnovamento del sistema e all’integrazione di nuove competenze. Dal 2010 al 2020, gli enti locali hanno perso  circa 118mila unità, con un calo del 24,6%, a causa soprattutto del blocco del turn over. Nel 2022 si è però registrata una inversione di tendenza, con l’assunzione di 160mila persone. a cui se ne aggiungeranno 173mila  quest’anno.

Tornando dunque ai titoli di studio: nel 2020, la maggior parte degli occupati negli enti locali italiani aveva la licenza di scuola media superiore. Parliamo di 193mila persone, che rappresentavano il 53% dei lavoratori e lavoratrici nel comparto. Seguivano coloro che avevano la laurea, circa 97mila, pari al 27%, e quelli che avevano finito la scuola dell’obbligo, 66mila, il 18%.

Erano poco più di 5.400 invece i lavoratori che avevano portato a termine un percorso post laurea, pesando per il 2%.

È possibile scendere più nel dettaglio andando ad analizzare il dato dei singoli comuni, in base al censimento dell’Istat permanente delle istituzioni pubbliche.





Limitandosi ai capoluoghi, quello che riportava la quota di laureati maggiore è Livorno (55%), a cui seguivano Pescara (49%), Carbonia (48%) e Bari (47%).

Le percentuali minori invece a Trapani (13%), Siracusa (12%), Caltanissetta e Agrigento (10%).

Per quanto riguarda l’Abruzzo, a distanza da Pescara per “incidenza lavoratori con almeno la laurea”, troviamo L’Aquila, al  35%,  a seguire Chieti con il 30% infine Teramo con il 29%

Ci sono poi comuni dove si registra, in base ai tabulati Istat l’incidenza del 100% di laureati: Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Collepietro, Goriano Sicoli e Villavallelonga, Lama dei Peligni, Quadri e Torino di Sangro.

Nessun laureato invece nei Comuni di Acciano, Anversa degli Abruzzi, Campotosto, Cansano, Castel di Ieri, Civitella Alfedena, Cocullo, Corfinio, Fagnano Alto, Introdacqua, Molina Aterno, Ofena, Prezza. Rocca di Botte, Rocca Pia, Secinaro, Villa Santa Lucia degli Abruzzi, Villetta Barrea, Castiglione Messer Raimondo, Cortino, Fano Adriano, Abbateggio, Brittoli, Catignano, Civitaquana, Corvara, Elice; Nocciano, Pescosansonesco, Pietranico, Sant’Eufemia a Maiella, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Turrivalignani, Vicoli, Villa Celiera, Bomba, Borrello, Montebello sul Sangro,,, Casacanditella, Casalanguida, Castiglione Messer Marino, Civitaluparella, Colledimezzo, Fara Filiorum Petri, Guilmi, Monteferrante, Montelapiano, Palmoli, Pennadomo, Pollutri, Pretoro, Roccascalegna, Roccaspinalveti, Roio del Sangro, San Buono, Tornareccio, Torrebruna, Villalfonsina e Villa Santa Maria.

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